Recentemente ho ricevuto in dono un interessante libro, edito da Rubbettino, di un grande studioso calabrese, Pietro Borzomati, dal titolo <<“ Le casse vuote” Protagonisti della Pietà e della Spiritualità Meridionale>>. Nella presentazione si legge: “In questo volume si ripropongono alcune monografie di Pietro Borzomati, dal 1962 alla fine del secolo scorso. I temi trattati, frutto di profonde ricerche e studi sul Mezzogiorno, e la Calabria in particolare, hanno il fine di richiamare l'attenzione degli studiosi sull'importanza di queste monografie su temi sociali e religiosi per comprendere, dal "di dentro", le vicende di territori dalle grandi tradizioni. Spesso la "presenza" e il "ruolo" che ebbe la Chiesa è sottovalutato o, del tutto, ignorato, oppure ritenuto frutto di sottosviluppo delle "classi subalterne"; al contrario, invece, la religiosità popolare, o meglio la pietà popolare (come don Giuseppe De Luca definisce il devozionismo dei credenti, poveri, ricchi, nobili e personalità della cultura), offre l'opportunità di un arricchimento interiore che rende saldi i cristiani nel "servizio" per una reale crescita del territorio e della sua gente.” Avrete capito che si tratta di notizie che riguardano la Chiesa e scorrendo le interessanti pagine ho scoperto una notizia che riguarda da vicino (anzi, molto da vicino) la nostra diocesi. Alla 40.esima delle 380 pagine, in una nota a piè di pagina si legge quanto segue:
18 - Al Ministro di Grazia e Giustizia nel maggio del 1889 pervenivano lettere anonime contro l'eventuale concessione dell'exequatur al Vescovo di Cassano mons. Di Milia. Dalle indagini compiute dagli organi di polizia e dal prefetto di Cosenza, risultò che queste lettere erano da attribuirsi al clero di quel centro "perché ad unanimità aveva chiesto al Papa la nomina a vescovo del sac. Alfonso De Julio vicario capitolare". Il nuovo Vescovo. venuto a conoscenza della cosa, esonerava dall'incarico quel vicario, per questi motivi il Ministero degli Interni, temendo eventuali disordini, invitava il Guardasigilli ad astenersi dal concedere l'exequatur ed, opportunamente, ricordava che nel 1873, essendo vescovo di quella diocesi mons. Basile, si ebbero delle dimostrazioni di piazza contro il medesimo Vescovo, accusato di aver licenziato, senza alcun motivo, il vicario Minervini. Lettera del Ministro degli Interni al Guardasigilli del 27 Maggio 1889 (ACS, Min. Int. cit. Vescovi, Busta 64 Cassano Ionio).
Si tratta del testo di una nota informativa interna che spiega in modo abbastanza chiaro quanto accadde nel 1889, quando a Cassano si seppe della nomina a Vescovo di mons. Evangelista Di Milia (nella foto). Il clero cassanese aveva “richiesto” la nomina a vescovo del sac. De Julio, insomma i preti della nostra città volevano dettar legge anche in Vaticano e, poiché all’epoca era necessario anche una specie di “Nulla Osta” da parte del Ministero degli Interni (Da wikipedia: L'exequatur è anche il procedimento attraverso il quale uno stato concede l'esecuzione di atti ecclesiastici sul proprio territorio), per ottenere forse un ripensamento da parte del Papa, non si fermarono neanche davanti alla vile idea di inviare una lettera anonima, facendo balenare il pericolo di una rivolta popolare, cosa peraltro veramente accaduta nel 1873.
Mons. Di Milia, che era un francescano di notevoli capacità, intelligenza e cultura fece comunque il suo ingresso solenne a Cassano il 25 agosto dello stesso anno, come si evince dalle notizie tratte dalla “Cronotassi dei Vescovi” di Cassano e ci restò per ben dieci anni, durante i quali riuscì a riaprire il Seminario la cui struttura era stata requisita dal Comune, rifece l’intera pavimentazione della Cattedrale e, leggiamo: “combattè l’anticlericalismo imperante in città e l’ostilità del clero” a dire il vero, notizie di ostilità del clero locale nei confronti dei vescovi nominati dal Papa ne troviamo veramente tante rileggendo con attenzione le pur brevi note riportate sia nella cronotassi che in altre pubblicazioni e documenti.
(Nella cattedrale di Cassano, ora basilica minore, entrando sulla destra vi è una lapide che ricorda i lavori per la pavimentazione fatti eseguire da mons. Di Milia)
Mons. Di Milia, viene ricordato anche per aver vietata la rappresentazione denominata “la giudaica” di Laino Borgo perché ritenuta profana. Leggiamo insieme il testo delle lettera di divieto che il vescovo inviò al parroco di Laino:
“È venuto a Nostra conoscenza che sarà rappresentato per le vie di Laino Borgo, nel venerdì santo, il dramma della passione di N.S. G. C. . Ad evitare irriverenza verso l'augusta e santa Persona di N. S., essendosi nei popoli generalmente affievolito lo spirito della fede, e non avendo più tali rappresentanze lo scopo e gli effetti dei tempi primitivi, noi col presente officio intendiamo proibito inesorabilmente, e V.S., quale nostra rappresentante in cotesto paese, avrà la compiacenza di rendere a tutti nota la Nostra volontà, e di partecipare a chiunque possa averne interesse le seguenti disposizioni: 1) Se cotesto M. R. Sig. Arciprete permetterà comechessia la rappresentazione del suddetto dramma, facendo uscire anche dalla Chiesa qualche sacra immagine o arredo sacro, resterà sospeso ipso facto dalla celebrazione della Messa. 2) Tutti quei sacerdoti che vi prenderanno parte o si coopereranno in qualunque modo alla rappresentanza, resteranno ipso facto sospesi a divinis. 3) Se le Confraternite vi prenderanno anche parte, o presteranno all'uopo degli oggetti sacri o delle sacre immagini, le loro rispettive Chiese resteranno ipso facto interdette. 4) Tutti gli attori del predetto dramma non potranno essere assoluti senza Nostra speciale concessione. Vogliamo sperare che la popolazione di Laino Borgo, rendendosi interprete delle ragioni di rispetto e di venerazione, verso i sacrosanti Misteri di Nostra fede, le quali ci hanno indotto a dare queste disposizioni, benevolmente ascolterà la voce del suo Pastore. Le piaccia comunicare il presente officio al M.R. Sig.r Arciprete, ed impartendole la Pastorale Benedizione, ci confermiamo nel Signore.
Cassano al Jonio, 25 Marzo 1892, Vangelista Vescovo di Cassano".
Dal tenore di questa lettera si intuisce il carattere del vescovo, poco conciliante e fermo nelle sue decisioni.
Pubblichiamo una breve biografia di mons. Di Milia, scritta dallo stesso autore del libro sopracitato in occasione di un convegno sulla sua figura che si è svolto a Calitri, suo paese natale.
“Nato a Calitri il 6 gennaio 1842, Michele Antonio, fin da piccolo dimostrò grande attitudine agli studi che iniziò nel 1852 a Napoli presso i Gesuiti.
A sedici anni entrò come novizio nell'Ordine dei Cappuccini, in Salerno, sotto il nome di Evangelista. Compì gli studi prima a Bologna e poi a Venezia dove, il 16 luglio 1864, celebrò la prima Messa.
A seguito della legge di soppressione del 1867 P. Evangelista si recò in Francia dove predicò nelle principali chiese riportando ovunque grandi trionfi oratori. Nel 1870 a causa degli eventi che seguirono la sconfitta dei francesi a Sedan, P. Evangelista fu costretto a fuggire in Inghilterra, dove, dopo aver imparato la lingua, iniziò di nuovo a predicare nelle maggiori chiese inglesi.
P. Evangelista era molto ben visto tanto che fu scelto come compagno e consigliere di un ambasciatore cattolico per recarsi a Pietroburgo, in Russia. Dopo circa un anno ritornò in Inghilterra dove continuò il suo lavoro apostolico per 12 anni.
Nel 1884 fu richiamato a Roma e nominato Superiore della Basilica di San Lorenzo in Campo Verano; l'anno dopo venne eletto Provinciale di Salerno. Tante furono le opere compiute da P. Evangelista che il 22 dicembre 1888 venne consacrato Vescovo di Cassano al Jonio.
Qui restaurò a proprie spese la Cattedrale, riaprì il seminario, istituì opere di cristiana pietà, per cui il Papa lo promosse, il 29 novembre 1898, Vescovo di Lecce, dandogli il titolo nobiliare di Conte Romano.
Durante il breve periodo di governo di questa diocesi, Mons. Evangelista si distinse per gli atti di carità e giustizia, che nel corso della sua vita hanno caratterizzato la sua opera apostolica.
Morì prematuramente a Calitri il 17 settembre 1901.
Prof. Pietro Borzomati - Ordinario di Storia Contemporanea all’università per stranieri di Perugia - Consultore della Congregazione delle cause dei Santi
Ci stiamo attivando per cercare di avere copie della nota ministeriale che abbiamo sopra stralciato e della lettera anonima presso l’archivio del Ministero dell’Interno, che, molto probabilmente, si trovano dentro la citata “busta 64 Cassano Ionio”.
Carissimi lettrici e lettori, visto che abbiamo scritto di un vescovo di Cassano di fine ottocento vi prego di fare un ultimo sforzo e leggete il testo allegato in formato PDF di un documento che un altro vescovo di Cassano (dal 1911 al 1920), il bresciano mons. Giuseppe Bartolomeo Rovetta presentò ad un convegno tenutosi a Reggio Calabria per discutere dello stato religioso e sociale delle diocesi calabre. Ce n’è abbastanza per capire che la situazione non era così rosea, mentre il clero si occupava probabilmente di tutt’altro. “Nulla di nuovo sotto il sole” direbbe il solito pessimista.
Vi ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere fin qui, spero che sia stato di vostro gradimento.
Antonio M. Cavallaro