Oggi, viviamo un momento di grandi cambiamenti e questi cambiamenti che avvengono al di fuori di noi ci regalano l'opportunità e ci offrono un'occasione per far sì che un piccolo cambiamento avvenga anche in noi stessi.
Anni fa passeggiando in un giardino innevato pensavo alle persone a me care e in particolare ad una mia amica, un’adolescente, che all’epoca non viveva un facile momento.
Ero intenzionato a scriverle per tentare di farle coraggio e di ricordarle che le stavamo tutti vicino. Scrissi una lettera che poi non indirizzai a lei direttamente ma che inviai a persone a me in quel momento più vicine. La lettera si trasformò scrivendola in un racconto, il racconto di un'esperienza che avevo avuto la fortuna di vivere.
Giorni fa riflettendo sul nostro presente mi è tornata in mente e, riveduta e corretta, credo possa interessare ai lettori di infosibari.it.
______________________
Cari amici
vi penso mentre passeggio nel parco alberato e leggermente spolverato dalla prima neve. Vi scrivo perché siete figli dei pensieri che mi fanno compagnia e che mi accompagnano durante queste lente camminate. Ritengo quindi opportuno che voi ne siate gli eredi.
Sono nel Canton Jura, sul Monte del Sole (Svizzera) e sono qui per partecipare ad un seminario sulla meditazione Vipassana.
La tecnica di meditazione Vipassana è molto antica, risale a 25 secoli fa quando il Siddhartha Gautama, meglio conosciuto come il Buddha, la insegnava. Essa consiste nell'osservare la respirazione così com’è e le sensazioni del corpo così come sono. Vipassana nella lingua del Gotama, il Pali, significa “mente che osserva la realtà “. I secoli non hanno cambiato questa disciplina che viene tuttora offerta in dono a chi ha il desiderio di farne esperienza.
Mancano 3 giorni alla fine del corso, oggi è il settimo.
Sono le sette del mattino, abbiamo da poco finito di fare la prima colazione.
Un primo gong ci ridà il benvenuto alle quattro, alle quattro e mezza si dà inizio alla prima sessione di meditazione che durerà un paio di ore, colazione e pausa fino alle 8 per poi ricominciare la seconda di altri 180 minuti.
La giornata è così scandita tra intervalli e sessioni di meditazione e discorsi dei maestri che delucidano sulla tecnica e rispondono ad eventuali domande.
Le giornate sono lunghe e intense.
“Lentamente percorro il sentiero del piccolo parco, osservo la natura che mi circonda, godo del silenzio e della pace in cui sono immerso. Cerco di interiorizzarli.
Penso a quanto stupenda e semplice sia la natura e di come ne rimaniamo sempre affascinati. Di come al contrario di ciò che siamo abituati a fare, giudicare, ne accettiamo tutte le sfumature cosi come sono senza metterle in discussione, le riteniamo semplicemente perfette anche nella loro drammaticità.
Che un fiore stia sbocciando o appassendo che un albero sia spoglio o stia germogliando non sono criteri che ci rendono tristi o felici, allegri o ansiosi, ne osserviamo la realtà così com’è, o diversamente, accogliamo semplicemente la legge della natura.
Il germogliare di un seme non è mai fine a sé stesso, che sia il granello di un fiore o di un albero. Un albero per esempio, per legge di natura raggiungerà il suo splendore e maestosità, per legge di natura sarà sottoposto al decadimento, la stessa legge lo invita a generare semi che poi troveranno un terreno fertile che li accoglierà.
Mi dico sempre più convinto che anche noi, presuntuose entità, dobbiamo essere soggetti alla stessa legge.
Ma come funziona? Quale seme ci rifarà rigermogliare?
Si risvegliano in me molte domande; sulla vita, la morte, sullo scorrere del tempo, sulla nostra brevissima presenza su questo pianeta terra, sull’amore.
Rientro in sala Meditazione, sono le otto, abbandono i pensieri e tento di calmare la mente osservando il respiro così com’è, naturale, che entri dalla narice destra o da quella sinistra non importa. La mente mi catapulta nel passato, nel futuro, mi tenta con immagini di passioni, mi accorgo che il respiro diventa pesante, sono in affanno quando penso ad un momento di piacere, sono in preda al panico quando penso ad un momento triste. Com’è instabile la mente, irrequieta, senza pace e tranquillità, selvaggia come un animale selvatico, una mente scimmia che si arrampica da un ramo all’altro.
Ritrovo la quiete, per un attimo addomestico il toro infuriato riconcentrandomi sul respiro che entra e che esce, tento di rimanere equanime, mi accorgo come materia e mente interagiscono, sono sempre più cosciente della potenza di questa simbiosi.
Di nuovo nel parco ripenso al discorso dell’istruttore della sera prima. Sono grato di essere arrivato fin qui. Grato di aver sperimentato l’impermanenza della materia e della mente.
Mi ritornano in mente frasi e parole che mi hanno colpito; „la prima mente è figlia dell’ultima” per esempio o „ il nostro corpo è una mappa emotiva “, l’inconscio è molto più conscio di quanto noi pensiamo “, “Osservando il respiro possiamo imparare a scoprire la verità sulla mente e il corpo. Il respiro è in relazione con il corpo e la mente”.
Parole come impermanenza, equanimità, compassione amorevole.
Concetti a me nuovi, forti, potenti, parole nuove da usare in un mondo nuovo mi dico.
Contemplo un pensiero che per un attimo trova legittimazione.
„Non esiste il bene ed il male ma solo molta confusione. Aspiriamo alla pace ma che non troveremo mai se non impariamo ad orientare la nostra mente distratta, che l’inferno ed il paradiso sono dentro di noi, che abbiamo tutti i mezzi per essere felici e liberi e che se aspiriamo ad un mondo migliore dobbiamo incominciare da noi, capire la semplice legge della natura, dell’impermanenza.“
Abbandono i pensieri, inspiro una boccata di aria fredda e rientro. Domani, il decimo giorno, l’obbligo di silenzio terminerà, potremo ricominciare a chiacchierare.
Dicono che il seme che ci farà rigermogliare sia la nostra coscienza e che prima dell’ultimo sospiro ci raggiungerà e ci accompagnerà nel nuovo viaggio.
Vi Abbraccio
Francesco Cavallaro