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Vangelo di Domenica 23 Settembre 2018

apostoli.jpgIn quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».
Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?».
Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.
Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B

23 settembre 2018

Alla risposta da primo della classe (“Tu sei il Cristo!”), che Pietro aveva dato alla domanda di Gesù (“Ma voi chi dite che io sia”), seguono le parole chiarificatrici dello stesso Gesù: “E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”.

Queste parole di Gesù sono il “primo annuncio della passione”.

Gesù è consapevole che quando si ama sul serio si deve essere disposti a soffrire. Egli ha scelto liberamente di amare e soffrire per noi, fino alla fine. Solo un amore così, infatti, spinto fino al limite della morte, è capace di vincere il peccato e la stessa morte!

Gesù vuole aiutare i suoi discepoli a percorrere con lui questa stessa strada.

Continua ad insegnare questa realtà – la sua passione, il suo amore appassionato – mentre attraversano la Galilea, mentre affrontano la fatica del cammino.

Anche a noi, per la strada, lungo il cammino della nostra vita, Gesù continua ad insegnare il suo mistero: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”.

I suoi discepoli, però, erano distratti da altri pensieri!

Gesù ne è consapevole e li provoca con una domanda, perché ne possano prendere coscienza: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”.

Anche a noi, oggi, Gesù rivolge la stessa domanda: mentre io vi ripeto il mio Amore folle, mentre continuo ad offrirmi per voi, lungo il cammino della vostra vita, quale pensiero vi domina?

Per la strada i discepoli di Gesù avevano discusso su chi di loro fosse più grande!

Dopo due millenni noi discepoli di Gesù, molto probabilmente, non siamo molto diversi da quei primi discepoli e le nostre discussioni, i nostri pensieri, non sono molto diversi dai loro!

San Giacomo, nella seconda lettura, ci aiuta a prendere consapevolezza delle conseguenze di un tale modo di pensare: gelosia, spirito di contesa, disordine, ogni sorta di cattive azioni, guerre liti ...

All’origine, di tutto ciò c’è passione malsana, desideri sbagliati: “Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra!”. Anche la preghiera, derivante da un cuore ammalato dalla passione e dal desiderio di primeggiare sugli altri, si ammala: “Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni”!

A questi nostri pensieri, tutti mondani, Gesù risponde attraverso un gesto straordinariamente bello: “preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse ...”.

L’abbraccio dato ad un bambino è la risposta che Gesù continua a dare per aiutarci a guarire dai nostri pensieri malati, che si traducono in scelte e gesti cattivi!

Per un bambino, per i bambini, infatti, la cosa più importante è di sentirsi amati dai propri genitori!

Un bambino abbracciato dalla propria mamma, dal proprio papà, si sente il più importante, il più grande!

Nelle parole che Gesù consegna ai propri discepoli lungo la strada (“Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”) c’è per ciascuno di noi l’offerta dell’abbraccio di Dio: il Figlio dell’uomo viene “consegnato nelle mani”!

Come corrispondiamo a tale abbraccio?

Ci lasciamo afferrare?

Ci lasciamo amare?

Viviamo, sperimentiamo questo abbraccio come la cosa più importante per noi?

Restituiamo l’abbraccio nella capacità di amare/abbracciare i fratelli (“Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” ... servitore di tutti!)?

Oppure continuiamo ad uccidere Gesù (“uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra”!)?

Aiutaci, Gesù, a lasciarci abbracciare da Te e ad abbracciarti, a nostra volta, con la nostra capacità di servire i fratelli! L’amore è l’unico primato che può essere condiviso con Te e con tutti ... nell’amore – dopo di Te e con Te – tutti possiamo essere primi! Amen.

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