Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 4,1-13. - Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.
Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo».
Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.
Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;
sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
Gesù gli rispose: «E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo».
Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
Commento di don Michele Munno
I DOMENICA DI QUARESIMA – C
10 marzo 2019
“Allora gridammo al Signore ... e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione”: con queste parole la prima lettura, tratta dal Libro del Deuteronomio, racconta l’esperienza di liberazione vissuta dal popolo di Israele. Un popolo che ha fatto esperienza della propria miseria, ha gridato al Signore e il Signore lo ha ascoltato e lo ha liberato.
In questa prima tappa domenicale del nostro cammino di Quaresima anche noi siamo invitati, come Israele, a riconoscere la nostra miseria e la nostra oppressione e a gridare al Signore perché ci liberi e ci salvi!
Anche noi, infatti, siamo resi schiavi e siamo oppressi dal “faraone” del nostro peccato, del nostro accecante egoismo e della nostra autoreferenzialità!
Solo se gridiamo al Signore e ci lasciamo liberare da Lui possiamo elevare il nostro grido anche a nome dei nostri fratelli, oppressi come noi, e possiamo impegnarci perché anche attraverso di noi, attraverso il nostro impegno, attraverso le nostre opere di misericordia corporali e spirituali, il Signore liberi i nostri fratelli dai tanti “faraoni” che li opprimono, sia a livello spirituale che a livello sociale.
Il Signore libera e ci libera attraverso la potenza salvifica della Sua Parola, che, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Romani, è “vicina a noi, sulla nostra bocca e sul nostro cuore”.
La Parola della fede che ci libera e salva, il grido che continuamente siamo invitati ad elevare e a manifestare con e nella nostra vita è “Gesù è il Signore”!
L’unico assoluto a cui legare liberamente la nostra vita, le nostre azioni, le nostre scelte!
Affermare che Gesù è il Signore è rivendicare la nostra libertà nel vivere la nostra vita, non schiavi dei tanti faraoni che continuamente cercano di sedurci, ma nella logica liberante del Vangelo, che ci spinge sempre oltre noi stessi e ci dona “occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli”, che “infonde in noi la Luce della Sua Parola per confortare gli affaticati e gli oppressi”, che ci sostiene nell’impegno leale a servizio dei poveri e dei sofferenti.
Con Gesù, infatti, possiamo affrontare anche noi il deserto e vincere quelle tentazioni che continuamente si presentano, “sub species boni” – spesso sotto forma di promessa di bene! – nella nostra vita.
È necessario, anzitutto, lasciare che lo Spirito conduca anche noi nel “deserto”, in quel “segreto” a cui insistentemente siamo stati invitati nel Mercoledì delle Ceneri, dove possiamo decifrare con maggiore chiarezza le tentazioni a cui siamo sottoposti e, “armati” di digiuno e penitenza, cioè di un’autentica disciplina spirituale, discernere e decidere.
Il nostro discernimento, però, dev’essere guidato, sostenuto, illuminato dalla Parola di Dio, vero alimento, vero cibo della nostra vita spirituale!
Dobbiamo essere consapevoli, però, che anche il “nemico dell’umana natura” (come lo definiva Sant’Ignazio) conosce la Parola di Dio e potrebbe distorcerla, come avviene nell’ultima tentazione presentata nella pagina del Vangelo secondo Luca!
È una tentazione sottilissima nella quale potremmo incorrere e sulla quale dobbiamo sempre vigilare, perché anche a noi potrebbe accadere di “manipolare” la Parola di Dio a nostro favore e per un nostro tornaconto!
La risposta di Gesù è chiara: “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai ... Non tenterai il Signore Dio tuo”!
Per noi cristiani, la risposta di Gesù coincide con l’affermazione “Gesù è il Signore”! La sua vita, vissuta come un continuo esodo d’amore fino al dono supremo, è il criterio di discernimento fondamentale di ogni autentica esperienza di fede cristiana: “chi perderà la sua vita, la salverà”!
Nel dono di sé il Signore ci libera e nel dono di noi stessi facciamo esperienza del suo amore misericordioso e liberante! Amen.