Cecilia Gallerani, la Dama con l'ermellino, la giovane amante di Ludovico Sforza che fu ritratta da Leonardo e fu una delle donne più famose del Rinascimento.
La Cecilia. La Cecilia Gallerani. Tredici anni quando irrompe sulla scena del mondo. Ed è una scena di gran lusso, perché la corte di Milano su cui comanda Ludovico il Moro fra le splendide città d’Italia è una delle più ricche, se non la più ricca in assoluto.
Tredici anni, che per noi vogliono dire che non sei nemmeno una adolescente, ma appena una bambina. E invece è questa l’età, all’incirca, che ha Cecilia Gallerani, quando diviene l’amante di Ludovico.
Per lei il signore di Milano perde la testa, e non si fa fatica a capire perché: Cecilia Gallerani è bella di una bellezza moderna e nervosa. È assieme acerba, intrigante e consapevole, distaccata e partecipe, distante e vicina. Solo il genio di Leonardo poteva rendere così bene queste caratteristiche così antitetiche, e infatti vi riuscì nel ritratto che le fece. Che, per i palati fini, è anche migliore della celeberrima Monna Lisa.
La Cecilia. La Cecilia Gallerani. Una infanzia complicata, una famiglia della nobiltà di toga di Milano, con medici e avvocati di grido fra i parenti materni e un padre senese d’origine, figlio di un esule guelfo.
La sorella Zanetta, la dark lady
Non sembra lei destinata agli onori della cronaca: la sorella maggiore, Zanetta, si segnala subito per la vivacità di carattere e la spregiudicatezza. Anche lei è appena adolescente, ma già è l’amante di un uomo chiacchierato e pericoloso, Aloisio Terzago, segretario e tuttofare di Ludovico. Sono anni in cui senza l’approvazione di Terzago a Milano non si muove foglia, e la mamma di Cecilia sfrutta per bene l’amante della figliola. Se la maggiore ormai è compromessa, anche se proficuamente, per Cecilia, che è in convento a studiare, si può tentare un matrimonio di prestigio. Il prescelto è Stefano Visconti, parente di quei Visconti là, che un tempo erano duchi, e ora gli Sforza hanno relegato in seconda fila, ma restano pur sempre signori nobilissimi. I Visconti accettano di buon grado di stipulare il patto di fidanzamento, perché con la nobiltà ci riempi gli alberi genealogici ma non ci paghi i conti di casa, e invece i Gallerani di soldi ne hanno a bizzeffe. Per la dote di Cecilia ci sono ben mille ducati: non è una dote, è un affare.
Amante di Ludovico il Moro
Non lo sposerà mai, il Visconti, Cecilia. Perché prima che il sì venga pronunciato incrocia Ludovico il Moro (nel foto del dipinto) , che si innamora follemente di lei.
Zanetta sparisce nelle pieghe della storia, e malamente. Il suo amante Terzago viene giustiziato per tradimento, e lei coinvolta nell’omicidio di un altro amante, fatto fuori in un agguato da Sigieri Gallerani, il fratello maggiore delle due. Cecilia da tutte queste brutte storie resta immune. Il Moro la protegge in una bolla, e lei diviene a sedici anni la signora dei salotti e degli artisti. È colta, è bella, sa ricevere e soprattutto sa incantare, con quella punta di distanza e di distacco che fa perdete la testa a chiunque la frequenti. Persino Leonardo ne è affascinato, e la fascinazione traspare dal ritratto che le fa, così naturale eppure così evocativo, elegante.
La rivalità con Beatrice d'Este
Nemmeno la giovane e bella giovane moglie di Ludovico le potrà strappare la palma, nel cuore del marito e a corte. Beatrice d’Este (nella foto del dipinto) è ricordata come la più bella donna del Rinascimento, e la più elegante, venuta fuori da quella corte di Ferrara che avrà l’altra grande signora del Rinascimento, cioè Isabella. Ma c’è in lei una freddezza, una testardaggine, una alterigia che in Cecilia non ci sono.
Forse Cecilia ha ciò che ad altre donne manca del tutto: l’intuito per capire quando si deve ritirare ancora avendo il gioco in mano.
Resta incinta, di Ludovico. E di un maschio, per giunta. Per ogni amante sarebbe un trionfo, per lei segna il capolinea della storia. Non è chiaro cosa succeda fra i due, ma Cecilia, sia sua volontà o no, riesce a uscire da questa relazione con grazia ed eleganza.
La fine della relazione con il Moro e l'abbandono di Milano
Mentre Isabella impreca per le corna, lei si eclissa e lascia il campo a giovani donne più giovani e forse più ambiziose. Lei del resto si vede riconosciuto un titolo nobiliare e contrae matrimonio con un diplomatico di non eccelse origini, ma che le rimane accanto quando tutto crolla. Lo Sforza, la potenza di Milano si sgretolano, e lei con il marito e il figlio si ritirerà a Mantova, dove è signora quella Isabella sorella (insopportabile) della Beatrice moglie del Moro che Cecilia ha ampiamente reso cornuta.
Ma sono passati decenni, la contessa Gallerani è ormai una signora di mezza età che conversa amabilmente in latino, scrive poesie e nel suo palazzo di Cremona tiene un cenacolo di artisti. Alla duchessa, che ricorda il suo ritratto fatto da Leonardo, risponde ridendo che dopo tanti anni non assomiglia più a quella tela. Isabella pensa che non possa mettere più in ombra nessuno, e tantomeno lei, che di Mantova è in pratica regina.
E Cecilia non dice nulla, con la sua suprema eleganza. Sorride, come sorrideva a fior di labbra nel quadro leonardesco, con la sicurezza interiore di chi, al contrario di tante altre dame del Rinascimento, non ha bisogno di sgomitare per occupare la scena. Perché lei al centro della scena ci è sempre stata, da protagonista, e la tiene ancora, come intuì Leonardo, da genio qual era.
Mariangela Vaglio - Galatea
Da “Il nuovo mondo di Galatea”
Bigliografia: M. N. Covini, Donne emozioni e potere alla corte degli Sforza, 2012.