La bellezza dell’asino. Fa un po’ questo effetto Ebe, nella mitologia greca. Perché è la dea della giovinezza, sì, e uno, quindi, si aspetta che fra i Greci faccia fuoco e fiamme. Sono loro quelli che della giovinezza e della bellezza sono innamorati, con tutta quella storia del kalòs kath’agathòs, il bello che è anche buono, e via duemila anni e passa di gran pipponi sulla filosofia estetica e cattedre a Hegel e Cacciari.
E invece poi, quando vai a vedere le storie che parlano di lei, e i miti, c’è un grande e sconfortate vuoto. Figlia di Era e forse di Zeus, o di un cespo di insalata. Nel senso che nelle fonti, non ridete, Era si siede sul cespo di indivia e si ritrova incinta. Una storia strana, ma che spiegherebbe una delle caratteristiche di Ebe. Che diciamolo, è bella e giovane, ma insipida.
Sull’Olimpo le fanno fare la coppiera degli dei, che a ben guardare non è manco un lavoro, ma al massimo uno di quegli stage che le aziende pretendono tu faccia gratis perché devi accumulare esperienza. E manco riesce al tenerselo, il posto: appena si volta, glielo frega Ganimede, un principino belloccio che Zeus ha rapito, a riprova che pure sull’Olimpo i raccomandati la vincono sempre.
Lei continua, povera Ebe, con le comparsate inutili: sta al fianco di mamma Era seduta di fianco al trono, zitta e muta, o nel corteggio di Afrodite, dietro al carro, con papà Zeus che le regala sue colombe con voce umana, che detto fra noi sono quei regali del ca..spita che fanno i parenti quando non sanno che rifilarti al compleanno.
Infine, siccome non riesce a trovarsi uno straccio di occupazione nemmeno se è dea, la sposano ad Eracle dopo che Eracle è morto. Che è proprio metterci una pezza, povera Ebe, rifilarle un eroe ormai passato a miglior vita che non ha di meglio da fare, per l’eternità, che rivangare le passate glorie mentre prende lo spritz nei Campi Elisi.
E Ebe? Ebe sta lì, per l’eternità, zitta e buona, sempre giovane ma in fondo assai inutile. Non si sa di preciso che ci volessero dire i Greci con questa storia. Forse farci intuire una grande verità: che la giovinezza sì, per carità, è bella e affascinante. Ma se non ci metti altro, persino quando è eterna, è senza sugo.
Foto dal web: La scultura di Antonio Canova.
Mariangela Vaglio, "Il Mondo di Galatea"