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Malpica e Lauropoli

libro malpica.jpgIl prossimo 6 Giugno, come già annunciato anche sul nostro sito, sarà presentata l'ultima fatica letteraria del prof. Leonardo Alario, dal titolo “La Calabria di Cesare Malpica”, un “chiacchierato” viaggiatore, scrittore e poeta dell'ottocento, che scrisse il libro "La Toscana, l'Umbria e la Magna Grecia impressioni di Cesare Malpica" nel quale si parla anche di Cassano e di altre località della Sibaritide. Il 28 Dicembre del 2013 sul vecchio sito sibari.info pubblicammo un articolo del dott. Giuseppe Aloise dal titolo “Come i Serra onorarono Cassano” (che ebbe circa 3000 letture) nel quale si faceva riferimento alle ricerche effettuate presso l’archivio dei Serra di Napoli, durante le quali erano state trovate notizie riguardanti la visita del Malpica a Lauropoli che  definì “quel paesetto in miniatura che s’alza, su la spiaggia d’un colle“. Crediamo di far cosa gradita ai nostri affezionati webnauti nel riproporre la nota di 4 anni fa, e, per prepararli alla lettura dell’interessantissima pubblicazione del prof. Alario li invitiamo a consultare il libro del Malpica che si trova sul web cliccando quì, dalla pagina 278 si parla di Cassano che viene definita, sempre dal Malpica,  “la città delle fontane” (fontane, ahimé, in gran parte sparite). (A.M.Cavallaro)

 

 

Come i Serra onorarono Cassano

(di Giuseppe Aloise)

(foto: Cesare Malpica in una stampa d'epoca) "E quel paesetto in miniatura che s’alza, su la spiaggia d’un colle ?

Lauropoli.

Sapreste dirmi la origine di sì dolce e poetico nome?

Il Dottor Biagio Lanza risponde cortese all’invito.

Volgea il 1764 Laura Serra duchessa di Cassano volle nel suo nome fondare un paese. Per questo chiamò una Colonia di Napolitani, le diè terre e denari, le fabbricò dei ricoveri, e – sorse Lauropoli – Ma i Napolitani un bel dì migrarono …tutti: chè troppo loro increscea lo star lungi dalla Capitale – Allora Laura bandì ne’ dintorni: coloro che fossero ricercati dalla giustizia per falli commessi troverebbero asilo, terre, case, e ogni altro mezzo necessario alla vita, nel novello paese. Immaginate se essi sel fecero dir due volte! Corsero a folla, e piantarono colà i loro tabernacoli. Quindi ….Lauropoli ebbe la medesima origine di Roma. Se non che Roma divenne conquistatrice, e Lauropoli è ancora quel paesetto nascente, che ho visitato cogli amici. Pur! Chi può dire qua’ saranno i futuri destini.“

Così si legge a pag. 283 de “La Toscana , L’Umbria e la Magna Grecia” impressioni di Cesare Malpica,  Napoli – dai Tipi di Andrea Festa 1846.

Cesare Malpica , l’autore del libro, è un personaggio controverso non solo per la  vicenda legata alla cospirazione antiborbonica del 1827/28 della setta dei Filadelfi, ma anche per la qualità letteraria  delle impressioni ricavate dai suoi viaggi.

Francesco De Sanctis lo criticò aspramente dicendo che “non sapeva scrivere  e non aveva cultura” mentre Mario Sansone, autore del noto saggio sulla Letteratura a Napoli dal 1800 al 1860,  così lo definì : ”era  una specie di inviato speciale, o un precursore del De Amicis narratore di viaggi, ricco di facili impressioni e di una cultura superficiale e di facile accatto" .

Malpica arrivò a Cassano nella primavera del 1846, due anni prima della sua scomparsa, ed immediatamente appena concluso il viaggio nella Magna Grecia, diede alle stampe le sue “impressioni”.

A Cassano dedica molte pagine davvero  interessanti perché descrive il contesto entro il quale si realizza il suo “reportage” .

A noi interessa la parte dedicata a Lauropoli.  Malpica scorge da Cassano, dove è accolto dall’affettuoso Pietro Camardella e  da Francesco Nola,  un paesetto in miniatura e chiede lumi.

Risponde il Dott. Biagio Lanza e, dunque, Malpica riporta il testo della risposta ricevuta.

Lanza scriverà successivamente nel  1857 la Monografia della Città di Cassano e de’ Rioni Lauropoli e Doria.

La risposta fornita a Malpica anticipa di dieci anni  sostanzialmente quanto poi sarà contenuto nella Monografia.

Il riferimento all’anno 1764, come l’anno della fondazione di Lauropoli, può essere un errore di trascrizione del  viaggiatore-reporter che non ha obiettivi di ricerca storiografica attorno ai luoghi visitati ma ha solo la premura di affidare  le sue fortune letterarie alle sue impressioni di viaggiatore.

Il 1764 può essere anche l’anno durante il quale si realizza l’arrivo della colonia dei “Napolitani” come si trova ben esplicitato nella Monografia.

Nella risposta di Lanza non ci sono riferimenti documentali : essa si risolve in una  narrazione di fatti che sono sicuramente il frutto di una tradizione orale di “vegliardi” che avevano vissuto l’evento e lo avevano tramandato ad altri.

Il resoconto della visita di Malpica contiene un altro riferimento ai Serra quando descrive la Badia di S. Maria della Catena sottolineando che essa “è Badia dell’Eminentissimo Serra”. 

Francesco Augurio  e Silvana Musella volendo illustrare la magnificenza con cui il Cardinale D. Francesco Serra, decimo figlio di Luigi Serra 4° duca di Cassano e di Giulia Carafa, abbelliva le Chiese rendendole “immortali”, si riferiscono esplicitamente alla Chiesa di santa Maria della Catena  e riportano a pag. 436 dell’opera dal titolo  I Serra quanto  scrive il Malpica :

catena.jpg

“Maria della Catena è Badia dell’Eminentissimo Serra. Vi si giunge per  vie romite, e amene, che seguono il corso di una valle che s’apre fra’  monti , su cui cresce rigoglioso l’ulivo, biondeggiano le biade, verdeggia la quercia. Mentre l’uccello colà gorgheggiando tra ramo e ramo, mentre la fragranza della rosa silvestre fa balsamico l’aere che spiri, mentre i venticelli aleggiano temprando i calori del giorno, tu vedi – un fiume che spumeggia in fondo alla valle, e su ritta fra gli ulivi, un grazioso romitorio , e una Chiesa che ha sul davanti un bel porticato. Quel fiume è l’Ejano; quella Chiesa  è Santa Maria della Catena .- Ascolti una soave melodia ripetuta dall’eco del monte! E’ la voce de’ devoti che sposata al suono dell’Organo dice le lodi della Madre di Dio. Entrando tu esclami: oh la bella Chiesetta! Così ne ha cura il buon Sacerdote che la tiene in custodia, così la fece adorna di fregi, di affreschi, e di dipinti il munificente Porporato. Ho pure ammirato le cose d’argento, e di seta da lui donate al suo tempio. Ma ciò che merita l’attenzione di chiunque ami le arti è il bellissimo quadro della Presentazione al Tempio di scuola Napolitana. La figura del piccolo Gesù è divina, bella fuor misura e quella della donna  che reca le colombe votive; piena di maestà e d’unzione è l’altra del vecchio Sacerdote. Oh il mirabile dipinto: L’occhio innamorato non si stanca di contemplarlo.”

Malpica nella descrizione della Badia della Madonna della Catena  si tiene alla larga dalle informazioni che certamente il Lanza gli avrà fornito.  Malpica , infatti, rende merito al “munificente Porporato”  cardinale Francesco Serra  per  gli affreschi, i fregi e le altre opere  presenti nella Chiesa.

Il Lanza è di diverso avviso; anzi, riporta integralmente una parte della relazione di Mons. Fortunato (Nota 1) alle pagg 31 e 32 della sua Monografia evidenziando lo strapotere dei Serra che avrebbero illegittimamente incamerato tutti i beni della Madonna della Catena, una volta aggregata, quanto alle rendite, al Seminario della Diocesi.

Le considerazioni  riportate da Biagio Lanza appaiono subito contrastanti con quanto invece si sottolinea nella Bolla “Pro Sancta Maria de Catena” datata 22 agosto 1748 emanata dalla Curia Romana con il sigillo del Papa Benedetto XIV.  Infatti nel documento pontificio si legge espressamente “giacchè siamo venuti a sapere che detta Chiesa (Madonna della Catena n.d.r.) primeggiando su tutte le altre chiese della Città di Cassano per bellezza, per l’eleganza delle sue strutture, per l’abbondanza delle suppellettili  sacre….. grazie alla vigile e devota cura ed amministrazione del Duca di Cassano … . La  stessa Laura….decide di far dono in perpetuo di beni  e capitali per un valore patrimoniale di 4000 ducati in moneta del regno di Napoli”. Con  la Bolla la chiesa divenne Abbazia  e  sancì per i Serra l’onorifico diritto di patronato.

Dopo l’assenso regio alla Bolla papale, solo il 13 maggio 1759 si registra a Cassano “ la concessione  del diritto di patronato sulla Chiesa di Santa Maria della Catena, fatta da quel Vescovo a favore di Laura Serra”,

L’Archivio Serra a Napoli conserva una lunga serie di documenti  di particolare interesse  per ricostruire le vicende legate all’Abbazia della Madonna della Catena che inevitabilmente si intrecciano con i  rapporti spesso conflittuali tra i Serra e i Vescovi della Diocesi. E’ un capitolo interessante della storia di Cassano  che andrebbe approfondito sulla scorta dei  documenti esistenti a Napoli.

Intanto un intero volume,  il n.  122 dell’Archivio , raccoglie per il  periodo  che va dal  1756 al  1886 “ le scritture relative all’Abbazia della Madonna della Catena : Platea dei beni con piante topografiche; inventario delle scritture dell’Abbazia; inventario delle pecore; bilanci delle rendite; lettere dirette al Duca Luigi Serra in Napoli da Luigi Apostolo cappellano di Santa Maria della Catena” .

gennaro serra.jpg(foto:Una stampa che ritrae Gennaro Serra) Fra i tanti documenti  che andrebbero letti ed approfonditi, vogliamo sottolinearne uno solo :

il “conferimento  del beneficio semplice di S. Maria della Catena a favore del Chierico Gennaro Serra  (Cassano 8 maggio 1786)“ .

Il Chierico altro non era che Gennaro Maria Serra, secondogenito del Duca Luigi, decapitato a Napoli in Piazza Mercato il 20 agosto 1799, a soli 27 anni di età.

Dopo Gennaro Serra, la nomina ad Abate toccò a Francesco Serra, decimo  figlio del Duca Luigi.

Francesco diverrà poi Cardinale.

Nota 1)

Mons Gennaro Fortunato fu vescovo della Diocesi di Cassano dal 1729 al 1751. Luca Covino in “ Governare Il Feudo” a pag. 339 così riferisce : “ Nel 1729 l’ascesa di Mons. Fortunato segnò un nuovo deterioramento delle relazioni tra Vescovo e clero cittadino. Approfittando dello stato di confusione del feudo, il prelato trasferì definitivamente la Curia a Castrovillari, fissando la sua residenza prima a Maratea, poi, nella stessa Castrovillari. La Cattedrale, il seminario, l’archivio furono abbandonati. Indignati da tale comportamento i Serra in accordo con il capitolo della Cattedrale nel 1733 avviarono un giudizio nel Sacro Regio Consiglio e davanti al Delegato della Real Giurisdizione per costringere il vescovo a riportare a Cassano la residenza ed il Tribunale” Su queste vicende  sono  interessanti le notizie riportate nella Storia della Diocesi di Cassano del Canonico Minervini.

Sul tentativo del Vescovo Fortunato di  svuotare Cassano come sede diocesana, è abbastanza illuminante la sua iniziativa di istituire nella Diocesi una “fondazione” dei Redentoristi.  Rivolgendosi a S. Alfonso dei Liguori con una lettera. Mons. Fortunato proponeva ed auspicava che la “fondazione” si facesse a Mormanno ma, rendendosi conto che “Mormanno è in montagna e che l’inverno è rigido” prospettava una soluzione per i mesi estivi indicando Castrovillari come sede di “un ospizio per i padri”. Di Cassano non c’è traccia né per l’inverno , né per l’estate.

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