Il mondo del turismo italiano reagisce al fallimento del colosso britannico e prende posizione sull'impatto che in futuro si registrerà sul nostro mercato
Numeri record
Lo stop del colosso del tour operating e della compagnia aerea omonima è destinato a coinvolgere oltre un milione di passeggeri.
Il totale dei clienti del tour operator in viaggio sarebbe prossimo a quota 600mila e il fallimento di Thomas Cook sarà probabilmente ricordato come il più imponente della storia del turismo
La debacle del gruppo britannico avrà forti contraccolpi sull'intero mercato turistico mondiale
La fine ingloriosa di Thomas Cook ha scatenato i commentatori della domenica. Come succede in questi casi, il turismo organizzato è diventato debole e sottomesso a qualsiasi cosa, asfaltato dagli operatori tuttoweb.
I quotidiani, che da sempre seguono con scarsa attenzione il nostro mercato, hanno tirato in ballo la triste vicenda di alcuni tour operator, a partire da Ventaglio in avanti. In alcuni casi citando anche operatori che sono ancora attivi. A parte questo il tracollo di Thomas Cook porterà sicuramente una lunga scia di problemi a tutto il comparto europeo. La società inglese ha infatti lasciato debiti sparsi in mezzo mondo e la grande campagna organizzata per il rimpatrio dei turisti resterà nella storia. Sembra infatti che il Governo inglese dovrà pagare una cifra vicina ai 100 milioni di sterline per riportare a casa i connazionali che si stavano godendo le vacanze. Probabilmente un prezzo infinitamente più basso rispetto all'ipotetica operazione di salvataggio finanziario che sarebbe costata tre volte tanto.
In una fase in cui vengono alla luce nuovi esperti e profeti di mercato si stanno mettendo in discussione (giusto in questo caso) anche i modelli di business.
La tematica finanziaria
Tema sicuramente vero e delicato, perché se per Thomas Cook le cause sembrano molteplici, quando si entra nel settore delle piccole e medie imprese emerge chiara la problematica legata alla finanza. Parola che può non piacere a tanti, ma deve essere temuta e ben gestita. I flussi di cassa e la gestione sono da sempre il tallone di Achille di tante aziende che traballano di fronte alla crisi di una singola destinazione in catalogo.
Ma la fine di Thomas Cook avrà un impatto pesante anche per le aziende italiane? Secondo Nardo Filippetti, presidente di Astoi, la debacle britannica punirà anche il comparto di casa nostra. "Un danno enorme per tutta la filiera, una vicenda che porterà alla rivisitazione totale del mondo del turismo intermediato - attacca Filippetti -. Per i tour operator meno strutturati sarà molto difficile trattare con i fornitori di servizi, che pretenderanno pagamenti anticipati".
Di conseguenza anche le agenzie di viaggi avranno meno spazio per fare cassa. Procedure destinate a cambiare in un periodo già complesso. È noto che nell'autunno i t.o. lamentano scarse vendite, in attesa del picco di fine anno. La situazione preoccupa anche Gabriele Burgio, presidente di Alpitour, che il giorno dopo il default britannico ha rimarcato: "Temo che il sistema inizierà a percepire che il nostro è un business a rischio e quindi le banche chiederanno maggiori garanzie, così come gli hotel. È un problema che coinvolge tutto il settore". Il rapporto tra banche e turismo non è mai stato splendido perché gli istituti di credito hanno sempre pensato che nel turismo ci fosse troppo artigianato e poca industria.
Alle radici del problema
Sulla vicenda Thomas Cook Burgio ha invece rimarcato: "Tanti fattori negativi hanno portato alla crisi. Da una parte l'aumento dei prezzi degli hotel in Spagna, che è da sempre un mercato fortissimo per il bacino britannico e che ha ridotto i margini del t.o.; dall'altra, la perdita di valore della sterlina, che ha molto rallentato il mercato dei viaggi in Gran Bretagna. E ancora una serie di fallimenti, come quello di Monarch, che ha contribuito a ridurre le frequenze del volato. Senza parlare di Condor, che non è mai riuscita a uscire dalla sua inefficienza e ha danneggiato il business complessivo di Thomas Cook. Ultimo, ma non ultimo, la forza del mercato online in Gran Bretagna che potrebbe essere stata sottovalutata e un azionariato con troppi interessi differenti, che hanno fatto saltare il tavolo nel momento di difficoltà".
Servono professionisti
Detto questo, però, non bisogna dimenticare che in Italia e nel resto d'Europa sono presenti t.o. e agenzie che nelle ultime stagioni hanno visto aumentare il loro giro d'affari e la redditività. Questo malgrado i colossi del web e i prezzi low fare.
A supportare il pensiero è arrivato anche un tweet di Michele Serra, presidente di Quality Group: "Su tutti i giornali 'de profundis' per il turismo organizzato sulla scia di Thomas Cook. Ma il turismo organizzato è in salute e il bisogno di professionalità non è mai stato sentito come oggi. Al diavolo le cassandre. Rimbocchiamoci le maniche: c'è bisogno di noi".
fonte TTG Italia