Siamo particolarmente lieti di poter comunicare ai nostri lettori che l'olio E.V.O. prodotto da un'azienda del nostro territorio sia stato riconosciuto come prodotto d'eccellenza. Il seguitissimo sito web www.slowfood.it indica due aziende olivicole del sud, una in Sicilia e l'altra in Calabria, precisamente a Cerchiara, come produttrici "eroiche" per le difficoltà di coltivare l'ulivo in territori pedemontani con forti pendenze dove fino a qualche decennio fa solo attraverso il terrazzamento si riusciva ad ottenere un prodotto di qualità. Si tratta dei fratelli Giuseppe e Giovanni GIAIMO di San Mauro Castelverde, in Sicilia, nelle Madonie, e di Maria Grazia BARONE (foto a lato) in Calabria alle pendici del Pollino a Cerchiara con la sua azienda Arcaverde.
Così viene motivata l'assegnazione dell'ambito premio:
"Sono due delle aziende agricole premiate dalla Guida agli Extravergini, in collaborazione con BioDea, e rappresentano perfettamente quelle realtà che ogni giorno si impegnano per raggiungere la massima qualità tutelando quello che è l’unicum di questa produzione in Italia, il connubio tra biodiversità e paesaggio. Due produttori che non si conoscono, con una storia e provenienza diversa che esprimono lo stesso attaccamento alla terra, che hanno le stesse ambizioni e che sentono le stesse necessità. Entrambi accomunati da parole come cultivar autoctone e azioni come fare rete e turismo esperienziale"
Le dichiarazioni della signora BARONE, trasferitasi a Milano, evidentemente senza dimenticare le sue origini sono estremamente esplicite:
«Poter ritornare tra gli olivi è una gioia. L’olivo è centrale per la mia vita. È il simbolo del mio amore per la natura, che va oltre l’aver ripreso i terreni di famiglia. Camminando tra gli oliveti i miei compaesani mi riferivano di varietà non elencate nei libri che studiavo per imparare a coltivare l’olivo, ho scoperto che in quel territorio c’era una biodiversità olivicola straordinaria: Spezzanese, Olivella di Cerchiara, Grossa di Cassano, Corniola e Tondina. Cultivar che non trovavo dai vivaisti che mi consigliavano varietà standard. Per fortuna ne incontrai uno che partendo dal selvatico mi ha permesso di recuperare le cultivar antiche di Cerchiara. Non è stato semplice. Passione per la ricerca e la voglia di salvare qualcosa che poteva sparire: questa è stata la spinta della nostra scelta. Custodire la biodiversità per noi è stato un atto istintivo, una spinta interiore che ci diceva che avremmo fatto bene a riprendere le varietà locali».
«Per noi – aggiunge Maria Grazia Barone – è una grande soddisfazione avere un oliveto di piante autoctone. Ma abbiamo fatto attenzione anche ad altre piante. Abbiamo, volutamente, sacrificato parti dei terreni all’olivicoltura per mantenere alberi storici e belli, come la Quercia del brigante chiamata così per un vistoso rigonfiamento che la leggenda popolare fa risalire al tesoro sotterrato dai briganti, o gli aceri montani che qui crescono come querce, sono molto rari. Biodiversità a 360°: anche per questo ci chiamiamo Arcaverde, per salvare la biodiversità dal diluvio della monocultura. Questa scelta ci permette una migliore gestione in biologico e contribuisce in modo importante nel ridurre le emissioni di CO₂»
Non abbiamo altro da aggiungere se non augurare alla signora Barone di continuare nella sua opera virtuosa per raggiungere sempre più alti risultati. Ad Majora alla sua azienda ARCAVERDE.