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I romani non erano fascisti, anzi ...

unnamed.jpgI Romani non erano fascisti. Purtroppo ancora oggi c’è gente che li identifica con le patetiche macchiette divulgate dalla storiografia del ventennio, Dio patria e famiglia e via a conquistare il mondo a forza perché siamo una razza superiore. No. Roma era un civiltà complicata, multirazziale e sofisticatissima. Roma era una città fondata fin dall’origine sull’accoglienza delle genti, e i romani erano curiosi verso il nuovo, tanto è vero che accettarono culti, abitudini e persone provenienti da ogni angolo del mondo allora conosciuto, mediando moltissimo su tradizioni e regole. Di gran parte delle sparate ideologiche di Mussolini avrebbero abbondantemente riso, e del resto se lui è durato vent’anni e loro millenni un motivo ci sarà.

I Romani non amavano la guerra. La facevano quando ritenevano che servisse, altimenti non avevano nessun problema a pagare per ottenere la pace e a stringere accordi. Erano duttili, e non necessariamente pensavano che la forza fosse la migliore soluzione. Le legioni erano formate da professionisti, non da violenti che passavano la vita a menare le mani per divertimento. E il cuore dell’esercito romano era il genio militare, che spesso costruiva ponti e insediamenti e serviva in pace.

I romani non erano crudeli, o almeno non più degli altri popoli contemporanei. Gestire un impero non è un lavoro per mammolette e il mondo antico era duro e spietato, ma di norma i violenti e i sadici non erano particolarmente amati o rispettati, e il diritto romano aveva una chiara percezione dei limiti di crudeltà e di arbitrio. Erano gente pratica, e sapevano che alla fine la violenza gratuita è un cattivo affare.

roma-sesso.jpgI Romani non erano “machi” secondo i nostri standard sessuali. Ne avevano semplicemente altri. Alcuni tabù della nostra civiltà occidentale gli erano ignoti e pertanto la sessualità era praticata in modo diverso. Non avrebbero capito lo scandalo che alcune cose provocano in noi, come i rapporti con ragazzini e ragazzine molto giovani. Ma non avrebbero nemmeno capito molta delle nostra omofobia. I rapporti omosessuali non erano stigmatizzati, al massimo il cittadino romano non doveva avere un ruolo passivo nel rapporto. Ma poi, sostanzialmente, erano fatti suoi e rischiava tutt’al più qualche battutaccia. Lesbiche, travestiti e qualsiasi altra scelta erano semplicemente possibili declinazioni del tutto, e nessuno si scandalizzava più di tanto.

I romani erano ipocriti. Quando gli serviva. Soprattutto in politica. Si rimangiavano, come tutti, le parole date e cambiavano termini e condizioni a proprio vantaggio. I grandi ideali di onore e virtù erano slogan comodi da citare alla bisogna, ma poi erano lì per gestire il potere e lo facevano più o meno bene. Non erano miti, erano semplici esseri umani.

I romani erano pratici. Adoravano risolvere problemi e cercare soluzioni. Spesso non capivano le sottigliezze anche se ne erano affascinati. Ma dopo un po’ si scocciavano e tagliavano dritto. Del resto quella roba del nodo di Gordio l’aveva inventata Alessandro ma loro l’hanno applicata benissimo.

I romani non amavano forse l’ordine, ma odiavano le rotture di c0gli0n*. Per gestire una città e un impero un minimo di regole si devono garantire, e i fanatici di ogni tipo non erano amati. Le persecuzioni per i romani non sono religiose, sono semplicemente una questione di ordine pubblico. Venera chi ti pare ma non turbare la pubblica quiete e il mondo come l’ho disposto io.

I romani erano pitignosi. Sono il popolo che ha inventato il diritto, e tendevano a normare tutto con incredibile pignoleria. Chi li dipinge come simpatici scassamondo non ha capito una cippa di loro, del resto sono quelli che definiscono gli Americani di oggi “ingenui”, e non ha mai letto un contratto USA.

I romani erano comunque mediterranei, il che vuol dire che poi il gusto per la battuta, il saper godersi la vita e financo un po’ di sano stic@zzi lo praticavano con sommo piacere.

I romani erano “altro” da noi. Possono essere i nostri fratelli maggiori ma bisogna sempre rendersi conto che fra noi e loro c’è una distanza, alle volte siderale. Ci sarà sempre un leggero scivolamento che ci sfugge, anche se lo intuiamo. Del resto, è difficile capirsi con genitori e nonni, figuriamoci con gente che è vissuta duemila e passa anni fa.

Mariangela VAGLIO

da: Il mondo di Galatea

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