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Le famiglie italiane (una parte) sempre più povere

futuro disegno.jpgDa una recente indagine svolta dalla Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane nel 2016, risulta che rispetto al 2014 la nostra ricchezza è diminuita del 5%. La banca dice anche che questo è dovuto quasi interamente al calo del prezzo delle case”.

Non è che una delle note allarmanti dell' indagine della Banca d'Italia sui bilanci delle famiglie nel 2016 che mette anche in risalto un fatto ancora più inquietante e cioè che sono aumentate le “fasce più deboli della popolazione”. Sta a significare che circa 15 milioni di italiani (un quarto) è a rischio di povertà e non solo nel Sud, ma anche al Nord.

Unico dato "confortante" è che mentre al sud la percentuale a rischio di povertà è fissa al 39% circa, al Nord è aumentata dall'8% al 15%, che dite adesso ci si deve allarmare sul serio, no?

Molti cittadini risultano avere un reddito di circa € 850,00 che è inferiore del 60% rispetto al reddito medio e la percentuale di costoro è in continua crescita, rispetto al 2006 è aumentata di circa il 6%.

Non c’è da stare allegri. Un’altra notizia che ci da la Banca d’Italia e che ci fa pensare alla storiella dei polli ricordate? uno ne mangia 2, un altro ne mangia 1, il terzo non ne mangia proprio, però alla media risulta che ognuno ne ha mangiato 1, così siamo tutti sazi:

“Nel 2016 il reddito annuo familiare, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è stato in media pari a circa 30.700 euro”, che bellezza se fosse stato veramente così per tutti, che problemi avrebbe avuto il nostro paese? Avete capito che, ovviamente, per giungere a quella cifra qualcuno ha avuto un reddito di qualche milioncino e parecchi manco “il becco di un quattrino”.

Non stiamo adesso a pensare ad eventuali colpe e ladronerie varie se no ci facciamo il sangue amaro, ma invitiamo chi lo desidera, a cliccare sul titolo di seguito indicato per avere sott’occhio “L’Indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie nel 2016”, e … non arrabbiatevi molto quando leggerete.

Antonio M. Cavallaro

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