Da 20 anni, a partire dalll'11 settembre del 2001, ogni anno ricordiamo con raccapriccio l'attacco alle Torri gemelle di New York da parte di un gruppo di fedelissimi del Corano, che in occidente furono definiti, allora come ora, terroristi fondamentalisti islamici membri dell'organizzazione politico-terroristico-religiosa denominata Al-Qaida, guidata fino alla sua morte avvenuta il 2 maggio del 2011 dal miliardario saudita Osāma bin Lāden.
Ma questi sono fatti ben conosciuti, il cui ricordo è tornato prepotentemente nella memoria del mondo occidentale dopo gli avvenimenti terroristici di Parigi e le barbare uccisioni di prigionieri da parte della nuova organizzazione di matrice islamica nota come "Stato Islamico dell’Iraq e della Siria" (Isis), che ha avuto come proprio leader Abu Bakr al-Baghdadi, “il califfo dei musulmani”, morto suicida nel 2019. Recentemente con il ritiro dall’Afganistan delle truppe occidentali e con l’occupazione dei Talebani di quel martoriato territorio è probabile che assisteremo ad una ulteriore escalation terroristica. Di quei fatti di sangue, sono state scritte pagine e pagine di giornali, sono stati scritti libri e riempito milioni di siti web, quindi non desidero aggiungere altro a quanto è stato già largamente scritto e detto su questi argomenti, ma studiando e approfondendo alcune grandi battaglie avvenute in occidente nei secoli scorsi, ho colto una relazione tra due avvenimenti distanti tra loro ben 317 anni.
Infatti l'11 e il 12 settembre di 337 anni orsono avveniva la grande battaglia di Vienna, che era stata presa d'assalto dall'esercito ottomano islamico forte di ben 140mila uomini guidato dal Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha, plenipotenziario nominato dal Gran Sultano Mehmet IV. La difesa di Vienna era stata affidata a 20000 soldati agli ordini del comandante Carlo V duca di Lorena, nominato dall'imperatore asburgico Leopoldo II, alla battaglia partecipò un esercito di circa altri 30000 uomini composto da tedeschi e polacchi agli ordini dell'eroico re di Polonia Giovanni III Sobieski, molti furono anche gli italiani uniti ad altri contingenti. Ma i veri artefici della difesa ad oltranza furono il Papa Innocenzo XI (al secolo Benedetto Odescalchi), che aveva intuito il pericolo ottomano ed un monaco cappucino padre Marco D'Aviano consigliere dell'imperatore, inviato alla corte asburgica dallo stesso Papa.Alla battaglia prese parte anche un giovanissimo principe italiano Eugenio di Savoja, che divenuto generale, si distinse più tardi quando inflisse un'altra durissima sconfitta agli ottomani durante la battaglia di Zenta e, in seguito, liberò Sarajevo e riconquistò Belgrado definendo così i confini di quello che sarà poi uno degli stati più importanti dell'occidente: l'impero austro-ungarico.
Leggendo il dettagliatissimo resoconto di quel tremendo scontro scritto dallo storico inglese Andrew Wheatcroft dal titolo "Il nemico alle porte - Quando Vienna fermò l'avanzata ottomana" non ho potuto fare a meno di mettere in relazione le due date: 11 settembre del 1683 e l'11 settembre del 2001. Si trattava di una semplice casualità o l'ideatore del tremendo attentato di New York, scelse quella data quasi a voler segnare l'inizio di una "vendetta" per quella storica sconfitta che determinò inelluttabilmente l'inizio della fine dell'impero ottomano? Ho cercato tra alcune recenti pubblicazioni e anche sul web ed ho notato che molti avevano già messo in relazione le due date e alcuni ritengono che non si sia trattato di una semplice coincidenza. Se così fosse, vuol dire che l'antico odio per gli "infedeli", che covava sotto la cenere da 3 secoli, è uscito prepotentemente alla ribalta e, secondo me, non si tratta solo di revanscismo limitato a quei paesi (Siria, Iraq, Afganistan ecc) dove gli scontri armati avvengono da alcuni decenni, ma si tratta di una sorta di repulsione per l'occidente che cova, sotto sotto, in moltissimi fedeli dell'Islam.
L'Europa, Italia compresa, è piena di gente di fede islamica, si è concesso un po' dappertutto di costruire moschee e luoghi di culto, interpretando coerentemente i principi occidentali di libertà di fede religiosa e politica, ma, a quanto pare, tutto ciò non è servito a convincere della bontà della democrazia molti dei musulmani che vivono in mezzo a noi da anni. Indietro non si può tornare, ma certamente è necessario porre maggiore attenzione nei rapporti con persone che ci ritengono "infedeli", quindi "nemici".
Ritornando alla storica battaglia del 1683, segnaliamo ovviamente il libro di Andrew Wheatcroft citato in precedenza che trovate per l'acquisto cliccando quì e ulteriori notizie redatte in modo semplice su di una pagina del portale "storiaepolitica"che potete facilmente
raggiungere cliccando quì.
Non mi resta che augurarvi BUONA LETTURA.