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I vecchioni e la casta Susanna. Una storia che si ripete

Artemisia-Gentileschi-la casta Susanna e i vecchi1.jpgDa sempre, chi detiene anche un minimo di potere (non tutti per fortuna) ha tentato di approfittare della sua posizione per ottenere vantaggi personali e, talvolta, favori di tipo sessuale che altrimenti non avrebbe mai ottenuto. Anche da noi si sentono spesso storie poco edificati riguardanti uomini della fattispecie che insidiano donne giovani e meno giovani, con promesse di avanzamento di posizione, o addirittura di assunzione, per avere in cambio "favori" di natura molto intima. Se ne sentono e se ne vedono di tutti i colori, poche sono le categorie che si salvano: presidi, titolari d'azienda, sindaci, direttori, giudici, finanche preti e chi più ne ha più ne metta; talvolta sono coinvolte anche donne sposate, magari col consenso di mariti sornioni che, giusto per parafrasare un termine frutto della pandemia, potremmo considerare "cornuti asintomatici". La cosa interessante é che spesso questi personaggi squallidi si permettono anche di calunniare, sempre per tornaconto personale o semplicemente per vendetta, qualcuno/a che non si è piegato ai loro voleri. Si tratta di storie vecchie quanto il mondo, una in particolare addirittura presente nella Bibbia (Daniele XIII, 1-64). Di seguito vi invito a leggerla, ciò facendo riflettete su questo o quel bastardo che ha irretito la non tanto poi "casta" di turno, che paragonare a quelle oneste ragazze che si offrono sulla ss106 è offensivo per queste ultime. Il dipinto nella foto è della pittrice del '600 Artemisia Gentileschi, in coda lo potete ammirare in formato più grande. Buona Lettura e riflettete sugli sporcaccioni che non meriterebbero i posti che hanno ottenuto di sicuro immeritatamente e davanti ai quali molti piegano le terga. (Antonio M. Cavallaro)

«Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui.

In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di quelli di cui il Signore ha detto: “L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo”.

Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro.

Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito.

I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.

Eran colpiti tutt’e due dalla passione per lei, ma l’uno nascondeva all’altro la sua pena, perché si vergognavano di rivelare la brama che avevano di unirsi a lei.

Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno disse all’altro:
“Andiamo pure a casa: è l’ora di desinare” e usciti se ne andarono. Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il momento opportuno di poterla sorprendere sola.

Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo.

Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla.

Susanna disse alle ancelle: “Portatemi l’unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno”.

Esse fecero come aveva ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani poiché si erano nascosti.

Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: “Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle”.

Susanna, piangendo, esclamò: “Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!”.

Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.

I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava accadendo.

Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna. Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse intenzioni per condannare a morte Susanna.

Rivolti al popolo dissero: “Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm”.

Mandarono a chiamarla ed essa venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti.

Susanna era assai delicata d’aspetto e molto bella di forme; aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere almeno così della sua bellezza. Tutti i suoi familiari e amici piangevano. I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore.

Gli anziani dissero: “Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei. Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme. Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni”.

La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo e la condannò a morte.

Allora Susanna ad alta voce esclamò: “Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me”.

E il Signore ascoltò la sua voce.

Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: “Io sono innocente del sangue di lei!”.

Tutti si voltarono verso di lui dicendo: “Che vuoi dire con le tue parole?”.

Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: “Siete così stolti, Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei”. 

Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: “Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha dato il dono dell’anzianità”.

Daniele esclamò: “Separateli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò”.

Separati che furono, Daniele disse al primo: “O invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?”.

Rispose: “Sotto un lentisco”.

Disse Daniele: “In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due”.

Allontanato questo, fece venire l’altro e gli disse: “Razza di Cànaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?”.

Rispose: “Sotto un leccio”.

Disse Daniele: “In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e così farti morire”.

Allora tutta l’assemblea diede in grida di gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui. Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo e applicando la legge di Mosè li fece morire.

In quel giorno fu salvato il sangue innocente. Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di men che onesto. Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo».

 

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