Come ogni estate incontro tanti amici e semplici persone che non vedevo da anni e a cui voglio tributare un piccolo pensiero. Ognuno ha un volto e rappresentano la storia dell'emigrazione di numerosi calabresi costretti a cercare fortuna in terre lontane. I sentimenti con cui approdavano in paesi diversi erano contrastanti, se da un lato, c'era la voglia di affermarsi e di "far fortuna", per riscattarsi dalla povertà patita nella terra natia, dall'altra, c'era la nostalgia per tutto ciò che apparteneva alla vita delle proprie origini, i cibi, gli odori, la gente e perfino il lavoro e i sacrifici fatti acquistavano con la lontananza una patina rosea, che faceva la realtà della vita prima dell'emigrazione meno dura. Molte volte, attanagliati dalla nostalgia, gli emigranti rimanevano il tempo necessario per guadagnare un po’ di soldi, in modo da poter rimettere a nuova la casa ereditata dai genitori e poter vivere decorosamente.
Molto spesso però questa scelta, generalmente, non coronava gli sforzi dell’emigrante e per contro, chi sceglieva definitivamente di restare nel paese di emigrazione, rimaneva legato, non tanto al suo paese di origine come in effetti era, ma al ricordo che aveva di esso. Un ricordo i cui contorni erano sfumati dalla nostalgia e dal rimpianto dell’abbandono e che diventava con il passare degli anni sempre più incantevole.
Ora, i sentimenti, prendono il sopravvento sui ricordi e la memoria va alla mia infanzia a quando un tempo erano a prevalere i veri valori della vita e dell'amicizia.
Chapeau ai tanti che si sono fatti onore e si sono affermati in tutti i campi.
Francesco Garofalo