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Un amico, un uomo di stampo antico se n'é andato, un esempio da ricordare

giovanni lizzano.jpegPochi giorni fa a Trebisacce, il signor Giovanni LIZZANO all'età di 93 anni é partito per l'empireo cielo, ha lasciato questa terra dove ha seminato amore, saggezza, onestà, sorretto da una pacatezza di pensiero degna di un grande filosofo.

Lo conobbi nel 1984, quando per una serie di circostanze venni a Trebisacce ad espletare la mia attività di agente di viaggio. Fu una delle prime persone che incontrai nella bella cittadina ionica, perché avevo preso in fitto un locale nei pressi del suo negozio di elettrodomestici che gestiva insieme al figlio Pino, anch’egli mio caro e fraterno amico.

Di primo acchito fui colpito dalla sua cordiale disponibilità nell’accogliermi ed aiutarmi a svolgere le pratiche necessarie per i servizi locali, poi ancor di più quando scoprii che era sarto e che aveva iniziato l’attività di commerciante con le macchine da cucire, lo collegai ad un mio cugino, purtroppo prematuramente scomparso, e quasi suo coetaneo, che si chiamava anch’egli Giovanni, sarto e che aveva fatto il suo stesso percorso professionale in una località molto simile a quella da cui proveniva lui (Albidona) ma distante circa 200 chilometri, nella presila Catanzarese.

Le botteghe degli artigiani nei nostri borghi calabresi sono state da sempre centri di attrazione per la conservazione delle tradizioni locali, non solo per le arti e i mestieri che vi si professavano diligentemente, ma anche per la conservazione di certe peculiarità locali come canti, racconti e leggende popolari. Era abbastanza solito che i “masti” suonassero anche uno strumento, ed anche in questo i due Giovanni erano abbastanza simili, l’uno suonava magistralmente la fisarmonica e l’altro, mio cugino, il flauto traverso e la chitarra.

Lo andavo a trovare spesso nel suo negozio e talvolta, incalzato da me, mi raccontava della sua attività di sarto “ambulante” nelle campagne di Albidona e dei paesi limitrofi, allorquando era chiamato in casa delle future spose per la preparazione del “corredo”. Veniva ospitato fino a quando non completava tutto quanto gli veniva commissionato. Talvolta anche gli indumenti intimi delle ragazze, il loro abito da sposa e quello dei futuri mariti, che tutte le sere andavano a trovare le fidanzate, intrattenuti con l’immancabile bicchiere di vino dai parenti e dalle onnipresenti mamme. Era un piacere stare ad ascoltarlo, specialmente quando raccontava qualche simpatico aneddoto occorsogli durante i suoi spostamenti, delle bicchierate improvvisate nelle abitazioni dei suoi clienti al suono della fisarmonica, apprezzato e stimato moltissimo per il suo riserbo oltre che per le sue capacità professionali. Talvolta veniva interpellato per dirimere qualche piccola diatriba e, quando capiva che si poteva sbilanciare, non disdegnava dare i consigli giusti, secondo coscienza ed esperienza. Pur se non aveva frequentato grandi scuole, ciò non gli impediva di dialogare con persone più acculturate con semplicità esprimendo idee e concetti illuminanti e mai banali.

Lo vidi l’ultima volta nel giugno scorso, anche in quella occasione ebbe modo di farmi ricordare certe situazioni ed argomenti su cui ci eravamo più volte intrattenuti, sorprendendomi per la lucidità del ricordo e la solita chiarezza di linguaggio. Mi ero ripromesso di venirlo a trovare prima dell’incalzare dell’inverno, ma il destino ha deciso altrimenti, mi resta il rammarico di non avergli potuto ancora una volta esternare il mio ringraziamento per avermi concesso la sua amicizia e la sua stima. Resta per me una delle persone più buone e più disponibili tra quelle che ho conosciuto nella mia esistenza, se c’è un aldilà spero di poterlo incontrare e magari “riderci sopra”. Arrivederci signor Giovanni.

Al figlio e carissimo amico Pino, compagno impareggiabile di numerose scorribande musicali, alle sorelle, nipoti e parenti tutti, ma soprattutto alla moglie signora Maria, la mia vicinanza e la mia partecipazione al loro dolore.

Tonino Cavallaro

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