Eh, n'è passato di tempo dai secoli bui in cui il poeta venezuelano Andrés Eloy Blanco (nel cognome c'erano già i prodomi della successiva evoluzione), scandiva nei suoi versi l'accorato appello di un "negro" (oggi nero o coloured), affinché un pittoruncolo da strapazzo, intento a dipingere angioletti bianchi su di un altare, ce ne ficcasse pure uno "negro" (oggi nero o coloured). "Angelitos negros", il titolo del carme, poi ripreso, tradotto e musicato da una pletora di cantanti, prima iberocubani (Antonio Machin) ed italiani: Luciano Tajoli, Fausto Leali (nel profetico album "Il negro bianco") e Don Marino Barreto Junior.
Essendo, a mia insaputa, poeta e cantautore, posso aggiornare il piagnisteo alla situazione attuale.
"ANGELITOS BLANCOS".
Productor ti voglio parlare,
mentre sceneggi una storia,
sul film che devi girare,
cerca di starmi a capireee.
Lì, tra li neri invadenti,
sempre così intelligenti,
metti un attorino bianco,
il pubblico sarà contentooo,
di ve de re un cre ti no biancooo.
Lo so che c'hanno quel coso,
più grosso del nostro piccino,
ma noi ce lo famo bastààà,
ta pi ni se sa mo accontentaaa.
Li neri sò forti e sò belli,
sò pure li mejo presidenti,
ma noi, poveri bianchi,
c'avemo diritto a campààà.
Se tuuu, produci con amooor,
pe e erchééé, disprezzi il mio colooor?
Se metti un attor bia ancooo,
Iddio sorriderààà...
Lo so che noi bianchi parlamo,
sbagliando pur li congiuntivi,
ma tu ce poi sempre doppià,
pé facce istruiti sembrà.
C'avemo la faccia da scemi,
ma cor trucco ce potemo sarvààà.
Insomma potemo sembrà,
quasi degni de stacce a guardààà.
Maurizio Silenzi Viselli