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Vangelo di Domenica 11 Novembre 2018

Chi+è+fedele.jpgDal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,9-15. - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera?
E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.
Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio».

COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – B

11 novembre 2018

La Liturgia di questa domenica ci addita due vedove come modello da seguire nella capacità di donazione e gratuità.

Due “vedove” cioè due persone “scartate”, “emarginate”, “ultime”!

Le vedove, infatti, insieme agli orfani e agli stranieri, erano tra le persone più povere tra i poveri: avendo perso il marito, venivano sfruttate, erano esposte, senza alcuna protezione!

Il pio Israelita, perciò, il credente era chiamato (ed è chiamato) a farsi carico - quale segno della presenza di Dio, che si prende cura e si fa carico di tutti - dei più fragili.

La Liturgia di questa domenica, però, va oltre l’appello a curarsi, a farsi carico degli ultimi!

La Liturgia di questa domenica ci spinge ad imparare dagli ultimi, a diventare ultimi!

Nella vedova di Sarepta di Sidone e in quella che viene notata e lodata da Gesù possiamo vedere realizzate le beatitudini che abbiamo riascoltato domenica scorsa, solennità di Tutti i Santi.

Dalla vedova di Sarepta di Sidone dobbiamo imparare che, anche per noi, fidandoci della Parola di Dio, la “farina della giara” non verrà meno e “l’orcio dell’olio” non diminuirà, nella misura in cui sapremo condividere e non penseremo prima e solo a noi stessi!

La vedova di Sarepta di Sidone ne aveva e come di motivi per non assecondare la richiesta, apparentemente pretenziosa del profeta Elia! Non solo era vedova, non solo doveva provvedere per lei e per suo figlio, rimasto orfano! Ma doveva far questo in un tempo di particolare crisi, di carestia prolungata: “quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi”!

Il ragionamento che ella fa, perciò, è molto simile a tanti nostri egoistici ragionamenti: “Come posso dare qualcosa ad un altro se poi manca per me? Se poi manca per mio figlio?”. Quante volte anche noi ci lasciamo frenare, bloccare, ripiegare da ragionamenti come questo!

Ma ragionando così precipitiamo verso la morte: “Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo”! La mangeremo e poi moriremo!

Oggi dobbiamo lasciare che la Parola di Dio sia più forte del nostro apparentemente giustificabile egoismo: “Non temere ... prima prepara una piccola focaccia per me e portamela ... così dice il Signore”!

E dalla generosa capacità di condivisione, radicata sulla Parola di Dio, nasce qualcosa di inaspettato: “La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia”.

Dalla vedova, notata e lodata da Gesù mentre getta nel tesoro del tempio due monetine, dobbiamo imparare la capacità di donazione totale: “Tutti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.

L’amore, l’attenzione agli altri, perché sia capace di “saziare il cuore”, di farci sperimentare la “beatitudine”, la “felicità”, non può essere fatto di scarti, di superfluo!

Quante volte mettiamo a disposizione degli altri, dei più poveri, solo il superfluo, ciò che non serve più! E quante volte, dietro la maschera di un gesto di carità, nascondiamo un cuore ancora infelice!

Le due vedove della Liturgia di oggi ci aiutano a comprendere com’è l’Amore di Dio per noi, un Amore che dà e condivide tutto, Misericordioso e Totale, e come dev’essere il nostro amore per essere capace di darci e dare felicità.

Solo condividendo e donando tutto troveremo e riceveremo tutto: aiutaci, Signore, a pensare e a vivere così! Amen.

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