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Vangelo di Domenica 9 Dicembre 2018

IMG_1122.jpg(foto: Predicazione di San Giovanni Battista, opera di Mattia Preti) Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3,1-6. - Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

COMMENTO DI DON MICHELE MUNNO

II DOMENICA AVVENTO – C

9 dicembre 2018

Domenica scorsa la Liturgia ci chiedeva di ravvivare nella memoria e nel cuore il desiderio.

Il desiderio di chi dev’essere consapevole di camminare verso una meta.

Il desiderio di chi sa che l’Avvento non è solo il tempo liturgico che ci prepara a celebrare la memoria del Natale, ma soprattutto il tempo che ci ricorda che tutta la nostra vita è un grande tempo d’avvento, un cammino incontro al Signore che viene e verrà ancora per ciascuno di noi!

Oggi, in questa seconda tappa domenicale del nostro cammino, la Parola ci chiede di guardare ancora verso tale meta, pur nella consapevolezza delle nostre cadute, delle nostre sbandate.

Non è su di noi che dobbiamo contare, ma sulla misericordia e sulla fedeltà di Dio!

La parola del profeta Baruc ci aiuta a prendere consapevolezza che anche il tempo della prova, il tempo della sofferenza, provocato dai nostri errori, può diventare una opportunità. Baruc, infatti, consegna al popolo la Parola di Dio proprio mentre il popolo fa esperienza della prova, dell’esilio causato dall’infedeltà, dal peccato.

Se da una parte l’esperienza dell’esilio deve aiutare il popolo a comprendere che tale esperienza è una conseguenza, un effetto del peccato e dell’infedeltà, d’altra parte questa stessa esperienza deve aiutarlo a prendere consapevolezza che il Signore lo ricondurrà verso la terra promessa, perché la fedeltà di Dio non viene mai meno!

Ecco perché il Salmo ci fa ripetere: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”!

Grandi cose ha fatto, grandi cose fa, grandi cose farà il Signore per noi! Dobbiamo ripetere noi!

È necessario, però, diventare “collaboratori” di Dio in quest’opera di misericordia!

Egli vuole fare grandi cose, ma è necessario che noi collaboriamo con lui, non lo ostacoliamo! È necessario “preparare la via del Signore”, “raddrizzare i suoi sentieri”!

È interessante notare che ciò che il profeta Baruc attribuisce all’opera del Signore (“Dio ha deciso di spianare 
ogni alta montagna e le rupi perenni,
di colmare le valli livellando il terreno”) il Vangelo secondo Luca, riprendendo le parole di Isaia, le attribuisca alla nostra opera (“Preparate la via del Signore, 
raddrizzate i suoi sentieri!”) e, in modo impersonale, quasi alludendo ad un “collaborazione” tra Dio e l’uomo, continua: “Ogni burrone sarà riempito, 
ogni monte e ogni colle sarà abbassato; 
le vie tortuose diverranno diritte 
e quelle impervie, spianate”!

Siamo invitati ad essere “collaboratori” di Dio: Egli ci libera se noi ci impegniamo a lasciarci liberare! Egli ci salva se noi desideriamo e ci lasciamo salvare! Egli ci tende la mano ma è necessario che noi la afferriamo!

È il “mistero” della libertà, che si realizza ogni volta che accogliamo le opportunità che il Signore ci offre e, insieme a Lui, le realizziamo!

Si tratta di un’accoglienza/collaborazione che diventa profezia, annuncio, testimonianza: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.

Giovanni, in questa seconda domenica d’Avvento ci viene additato come “modello” di questa “collaborazione”!

La Parola di Dio viene su Giovanni ... ma viene quando Giovanni è nel deserto, cioè in un luogo “interiore” (oltre che “esteriore”) in cui si è disposti ad ascoltare quanto il Signore vuole “dire al cuore”!

Quando progetto/volontà di Dio e libertà umana si incontrano, allora la vita della persona realizza la Parola di Dio e diventa, contemporaneamente, appello per gli altri!

Se molti andavano da Giovanni a farsi battezzare per un battesimo di conversione è perché in Giovanni parola e vita erano conformi! Giovanni era un uomo credibile!

Da qui l’augurio/preghiera di Paolo, che deve diventare per noi impegno in questo cammino incontro al Signore che viene: “la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio”.

Amen. Maranathà!

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