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Vangelo dell'Epifania

adorazione magi, mattia preti.jpg(foto: Adorazione dei Magi, dipinto di Mattia Preti, Chiesa Madre dei SS.Pietro e Paolo in Montescaglioso - Matera) - Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 2,1-12. - Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

COMMENTO

di don Michele Munno

EPIFANIA DEL SIGNORE

6 gennaio 2019

Celebriamo oggi la solennità dell’Epifania, della Manifestazione di Dio, in Gesù, nella nostra natura umana.

Egli desidera essere conosciuto e accolto da tutti gli uomini, di ogni nazione, popolo e lingua perché solo in Lui e solo da Lui la fragilità della nostra condizione umana può essere salvata.

Nella misura in cui noi Lo accogliamo nella nostra vita, nella misura in cui gli permettiamo di prendere forma e di abitare in noi, modellando i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre scelte, le nostre azioni alle sue, noi veniamo “divinizzati”, trasformati in Lui!

La pagina del Vangelo secondo Matteo che ci viene proposta, permettendoci di confrontarci con alcuni personaggi, ci potrebbe rivelare e aiutare a prendere consapevolezza della nostra chiusura, della nostra indifferenza oppure del nostro desiderio di cercare e lasciarci incontrare da Dio, che si manifesta per noi e ci chiede di adorarlo.

Nel Vangelo si parla di Erode, un uomo accecato dal potere e attaccato alla sua poltrona, un uomo egoista ed egocentrico, che uccide, non facendosi scrupoli, per paura di perdere il proprio potere. È bugiardo e ingannatore.

Per Erode, il Re che è nato è un nemico da eliminare. Erode si chiude completamente in sé stesso e, quando cerca di conoscere ciò che le Scritture dicono, lo fa esclusivamente per utilizzarle per un proprio tornaconto personale, per mettere al sicuro il proprio potere.

Quante volte anche in noi, nel nostro modo di fare e di pensare, si insinua la figura di Erode! Diventiamo adoratori ciechi, scontenti e maledicenti del nostro proprio io ... e senza scrupoli uccidiamo, colpendoli a morte con l’arma terribile della lingua, coloro da cui ci sentiamo messi in pericolo, offuscati, spodestati! E così facendo, ci chiudiamo all’incontro con Colui che è venuto a salvarci proprio da noi stessi, dal nostro accecante io, dal nostro amor proprio! E quante volte arriviamo anche a distorcere e manipolare la Parola di Dio pur di mascherare i nostri bassi interessi ... bugiardi e ingannatori, proprio come Erode!

Si parla, poi, dei capi dei sacerdoti e degli scribi del popolo, di coloro, cioè, che esercitavano il potere religioso.

Se il rischio del potere politico, del mondano è quello di chiudersi di fronte a Dio e all’offerta della sua salvezza, quello del potere religioso potrebbe essere quello di lasciare indifferenti.

È paradossale, infatti, come i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo conoscano esattamente le Scritture e, di conseguenza, il “luogo” in cui incontrare il Salvatore, ma non muovano un solo passo per andargli incontro. Essi vivono in una sorta di “mondanità spirituale” che li rende, pur occupandosi delle “cose di Dio”, pur conoscendone bene la Parola, indifferenti a Dio e, di conseguenza, alle necessità dei fratelli.

È facile rendersi conto di come anche noi, spesso, viviamo la nostra vita cristiana come questi capi dei sacerdoti e scribi del popolo, riducendo la religione ad una serie di conoscenze, che forse accarezzano le nostre coscienze, ma non ci scomodano.

Rischiamo di separare la fede dalla vita e, indifferenti verso Dio e verso gli altri, non cerchiamo e non ci lasciamo incontrare dal Salvatore ... e così, diventiamo persone religiose, ma tristi, adoratori di conoscenze più che del Dio vivente, maldicenti e sempre scontenti!

Dovremmo, invece, imparare dai Santi Magi!

Essi ci vengono presentati, innanzitutto, come persone sempre in cammino, in ricerca, osservatori attenti che si lasciano interpellare dai “segni”.

Essi non sono chiusi in sé stessi, non sono indifferenti, ma danno seguito a quell’inquietudine che ogni uomo custodisce nel proprio cuore, inquietudine che tutti dovremmo imparare ad ascoltare e ad assecondare.

L’inquietudine, infatti, ci fa ricercare, ci rimette continuamente in cammino.

La nostra inquietudine, come quella dei Magi, però, deve lasciarsi illuminare e guidare da quella “stella” che è la Parola di Dio perché Essa sola è capace di condurci fino al “luogo” in cui il nostro desiderio sarà finalmente realizzato nell’adorazione e nel dono.

Nell’adorazione del vero Dio e nel dono di noi stessi trova finalmente compimento la nostra vita ... trovare Gesù, che si è “spogliato” della sua divinità e ci ha amati fino al dono completo di sé, deve portarci ad adorarlo, a diventare una sola cosa con Lui, “spogliandoci” di noi stessi e imparando ad amare fino a morire per amore.

Quell’incontro, che ha “divinizzato” i Magi, “divinizzi” anche noi nell’adorazione e nel dono. Amen.

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