(Consigliamo di leggere ascoltando il canto di A.Vivaldi il cui link trovate in coda)
Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,1-10
1 Il primo giorno dei sabati, Maria la Maddalena viene all’alba, mentre era ancora tenebra al sepolcro e guarda la pietra levata dal sepolcro. 2 Corre allora. E viene presso Simon Pietro e presso l’altro discepolo del quale Gesù era amico. E dice loro: “Levarono il Signore dal sepolcro! E non sappiamo dove lo posero. 3 Uscì allora Pietro e l’altro discepolo e vengono al sepolcro. 4 Ora, correvano insieme i due, ma l’altro discepolo corse innanzi più veloce di Pietro 5 e venne per primo al sepolcro, e chinatosi, guarda i lini stesi, tuttavia non entrò. 6 Viene allora anche Simon Pietro, seguendo lui. Ed entrò nel sepolcro. E contempla i lini stesi e 7 il sudario che era sulla sua testa, non con i lini, ma separato, avvolto in un determinato luogo. 8 Allora entrò dunque anche l’altro discepolo che venne per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora capito la Scrittura che bisognava che Lui risorgesse dai morti. 10 Allora se ne andarono di nuovo, ognuno presso di sé, i discepoli.
Lectio di don Alessio De Stefano
Il v. 1a introduce il racconto illustrando la situazione iniziale: il primo giorno della settimana, Maria va al sepolcro per piangere Gesù morto. Arrivata al sepolcro, però, deve fare i conti con un fatto imprevisto: il sepolcro è stato aperto. Quello che nei sinottici è il preludio dell’annunzio pasquale e il segno incipiente della liberazione (cf Mt 28,2; Mc 16,1s; Lc 24,2), in Giovanni appare alla Maddalena come il segno di un’ulteriore tragedia. Il suo «correre» non è motivato dalla gioia grande (cf Mt 28,8) ma dall’angoscia. Il testo del racconto fornisce le indicazioni essenziali riguardo a spazio, tempo e protagonisti. Maria Maddalena, senza altre figure femminili al suo fianco, viene presentata subito quale soggetto d’azione. La sua presenza costituisce un elemento di forte continuità tra il racconto della passione e i racconti pasquali. Essa, infatti, compare per la prima volta «presso la croce di Gesù» (19,25), in quarta ed ultima posizione rispetto alla «madre di Gesù» nominata per prima. Mentre Marco (15,40.47; 16,1) e Matteo (27,55.61; 28,1) riservano alla Maddalena il primo posto nell’elenco delle donne presenti alla crocifissione, alla sepoltura e al sepolcro il primo giorno dopo il sabato (cf Lc 24,10), Giovanni la elenca per ultima nel contesto della passione ma per farne una figura gancio - insieme al discepolo amato presente con lei presso la croce - e lasciare a lei sola, tra le donne, la scena e il protagonismo al sepolcro il giorno dopo il sabato. Maria, dunque, «va verso il sepolcro» senza apparente scopo se non quello di esprimere il lutto, continuando a mantenere con il gesto della visita alla tomba un qualche contatto o continuità con la storia del Maestro che sembra essersi conclusa tragicamente (cf 11,31). L’indicazione temporale è duplice. Si tratta, come nei sinottici (cf Mt 28,1; Mc 16,2; Lc 24,1), del primo giorno della settimana. Letteralmente del «giorno uno dei sabati», espressione che richiama il primo giorno della settimana della creazione («e fu sera e fu mattina, giorno uno», Gen 1,5). Se si considera il computo dell’ultima settimana di Gesù iniziato in 12,1 («sei giorni prima della Pasqua»), questo giorno «uno» coincide in Giovanni con l’ottavo, il primo dopo il settimo (lo shabatpasquale): come ottavo esce dal computo concluso dei sette, dice la pienezza e inaugura la novità (cf anche «dopo otto giorni» in 20,26). Anche il dettaglio relativo all’ora di questo giorno, «di buon mattino, quando ancora c’era tenebra», richiama l’alternanza notte giorno del racconto delle origini e, simultaneamente, la sua rilettura in Gv1,4-5. Quanto Maria e gli altri sperimenteranno in questo giorno ha a che fare con l’inizio della nuova creazione in cui la vita del Verbo-Luce ha vinto la tenebra del mondo. L’assenza del corpo, la fede del discepolo amato e il dramma di Maria (vv. lb-13) - Il fatto che sconvolge Maria è la visione del sepolcro senza la pietra posta a sigillarlo. Davanti alla «pietra tolta», senza nemmeno avvicinarsi per vedere all’interno, essa deduce che altri «hanno tolto» il corpo stesso del Signore. La pietra tolta, dunque, potrebbe significare estrema perdita (persino il cadavere di Gesù è stato sottratto al saluto e al pianto dei suoi cari) o estrema liberazione (il Signore è libero dalla morte). Il segno è ambiguo e l’interpretazione data dalla Maddalena a Pietro e al discepolo amato va nella prima direzione. La reazione dei due discepoli - l’uno scomparso dalla scena dopo il rinnegamento di Gesù fatto prigioniero (cf 18,15-18.25-27), l’altro presente insieme alla Maddalena presso la croce (cf 19,25-27) - ripete il gesto iniziale della donna: «andare al sepolcro». Se la donna aveva corso per riferire della tomba aperta, i due «corrono» per constatare il fatto (cf Lc 24,12.24). Per il momento Pietro «segue» l’amato e «i due insieme» corrono al sepolcro costituendo, insieme, una valida testimonianza al maschile del fatto della tomba vuota (cfDt 17,6; 19,15; Gv 8, 17). All’amato, il narratore lascia il primato temporale nella corsa e nella constatazione della situazione del sepolcro dall’esterno. A Pietro, invece, riserva il primo posto nell’osservazione al dettaglio della situazione all’interno e della precisa disposizione dei teli funerari ormai svuotati del cadavere (vv. 6-7), per poi associare alla sua anche la visione del discepolo amato (v. 8). I teli funerari con i quali il corpo di Gesù era stato legato e avvolto per la sepoltura sono visti poggiati e piatti, come svuotati del loro contenuto, sulla pietra dove era stato deposto il cadavere; il sudario posto sul capo (forse come mentoniera) si trova, invece, avvolto a parte rispetto agli altri panni. L’insistenza accurata sui dettagli esprime l’intenzione del narratore di comunicare come ai discepoli dovesse apparire chiaro, dalla posizione e conformazione dei teli, che il cadavere di Gesù non era stato spogliato e trafugato come temeva Maria. Per questo, del discepolo amato l’evangelista afferma che «vide e credette» (v. 8). A differenza di Maria, nell’ambiguità dei segni fisici l’amato trova l’input che gli basta per dar libero corso alla sua attesa e alla sua speranza. Bende e sudario privi del corpo sono un segno che stimola fiducia e gli fa presentire una vittoria del Maestro che ben si correla all’esperienza della sua presenza amante fatta prima della morte. Il discepolo amato vede indizi che gli fanno presentire un accadimento di vita che stimola fiducia anche se tale accadimento «non» ha «ancora» una configurazione esperienziale e parola adeguata ad esprimerlo (la risurrezione dai morti): «non avevano ancora capito la Scrittura...». Un input, così, è lanciato anche al lettore riguardo al modo in cui può e deve disporsi ad interagire con la testimonianza del narratore sui «segni» di Gesù per vivere, a sua volta, la relazione fluida e piena con lui: al Signore, anche se non ancora visto, egli può ed è invitato a dare il suo credito di fiducia. I segni raccontati potranno fargli da base sufficiente per l’incontro personale con lui vivente e risuscitato dai morti (cfvv. 30-31). Dal punto di vista narrativo, però, il credere del discepolo amato non ha alcuna conseguenza nella storia: i due discepoli se ne tornano indietro e la loro visione del sepolcro non risolve il dramma della Maddalena (v. 10).
(Il dipinto in foto "Resurrezione di Cristo" è dell'artista calabrese Mattia Preti XVII sec.)
(Cliccare quì per il canto corale di Antonio Vivaldi "Et Resurrexit" eseguito da "Alegría Muzikaal Ensemble" di Anversa diretto dal M° Mannu Wuyts)