«Ave Maria, adesso che sei donna,/ ave alle donne come te, Maria,/ femmine un giorno per un nuovo amore/ povero o ricco, umile o Messia».
La canzone di Fabrizio de André, consegnata all’album La buona novella (1970), è molto bella e utile per riflettere, nel mese di maggio, sulla Vergine Maria - che si è ritrovata improvvisamente madre consapevole, pur non avendo “conosciuto” il suo Giuseppe – e, insieme, sulla donna, su ogni donna, quando viene per lei la stagione di essere madre. Non una condanna, l’essere madre, ma una scelta d’amore in due; non un confinamento sessista nella biologia femminile, ma un’opportunità tipicamente femminile, che nessuno può conculcare o svilire.
Maria, tipo di ogni donna. La giovanissima ragazza ebrea proviene da un piccolo paese della Galilea e, come annunciatole dall’arcangelo Gabriele, diviene la madre di Gesù. Ne parlano, seppur in modo essenziale, non soltanto i quattro Vangeli, ma anche l’insieme degli scritti paolini. Nell’antico inno cristologico della Lettera ai Filippesi (2,7), troviamo un accenno indiretto: il gesto del Figlio di Dio, che assume la condizione umana, avviene mediante la nascita da una donna, che si dichiara «serva» del Signore. Il testo mariano più antico del Nuovo Testamento è quello di Gal 4,4: «Ma quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge».
Non siamo di fronte a una mariologia in germe? I due brani di Mc 3,31-35 e 6,3 sono ricchi di spunti sulla famiglia di Gesù e la domanda «Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?», ci dice che Gesù non respinge, anzi, presenta la sua mamma come colei che ha ascoltato per prima la parola di Dio e l’ha messa in pratica. A loro volta, i primi capitoli di Matteo e i primi due capitoli di Luca sono molto importanti per comprendere la vera identità e la missione di Maria. Solo questi evangelisti, infatti, parlano dell’infanzia di Gesù. Richiamando Is 7,14, Maria viene tratteggiata come una donna obbediente, che tace ed esegue la volontà del Padre del cielo. Al momento dell’adorazione dei magi, ella si presenta come la regina (Mt 2,1).
Una donna “interreligiosa”. Maria è così importante in ottica religiosa da divenire oggetto di culto e devozione senza pari nel corso dei secoli. Dai vangeli canonici agli scritti apocrifi, dai dogmi cristiani al culto delle apparizioni (si pensi, solo per esemplificare a Fatima e a Lourdes), quella di Maria di Nazareth è davvero l’emblema di una donna dalla forte carica esistenziale. Maria attraversa non soltanto la storia del mondo cattolico, ma anche quella ortodossa. La sura XIX del Corano è intitolata Maryam, Maria. Maria, per i musulmani, è la donna tramite la quale l’Altissimo, Onnipotente e Misericordioso ha voluto dare un segno: «In verità o Maria Allah ti ha prescelta; ti ha purificata e prescelta tra tutte le donne del mondo» (III, 42); e il segno è stato Gesù: «…un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra» (XIX, 21). Anche nella letteratura cristiana apocrifa (ovvero non riconosciuta come ispirata dalla Chiesa, ma comunque recante antichissime tradizioni) si ripercorrono vari aspetti della vita di Maria. Il Protovangelo di Giacomo, il Vangelo di Nicodemo, il Vangelo di Gamaliele, il Transito Romano, sono prodighi di dettagli nei periodi più rappresentativi: la nascita, la vita a Nazareth; la Passione e l’Ascensione di Gesù; la morte e la glorificazione. Il Protovangelo di Giacomo raccoglie, in particolare, un’antica tradizione sul concepimento di Anna: «Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: “Che cosa ho partorito?”. Questa rispose: “Una bambina “. “In questo giorno “, disse Anna, “è stata magnificata l'anima mia”, e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria» (5,1).
Ave alle donne povere e sfruttate. Nei testi canonici Maria occupa un posto di rilievo, che ridonda poi nei secoli, particolarmente nel mese di maggio. Ogni invocazione delle Litanie lauretane ne segnala un aspetto: donna bellissima e castissima, vergine immacolata, madre di Cristo e della Chiesa, salute dei malati. Se la canzone di De André rimane una sorta di inno alla dignità della donna e alle sue potenzialità materne, ancor più profonde sono le affermazioni dei pontefici. Papa Francesco a conclusione della Lettera sulla Misericordia, riferendosi a Maria, ha scritto: «Il pensiero… si volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore»[1].
✠ P. Vincenzo Bertolone S.d.P.
Arcivescovo emerito di Catanzaro - Squillace
[1] Franciscus, Litterae apostolicae Misericordiae vultus (11.4.2015), n. 24: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/Papa-francesco_bolla_20150411_misericordiae-vultus.html (lingua ufficiale italiano).