C'era una volta il Gladiatore, figura mitica. Il suo campo di battaglia era l'arena. L'anfiteatro simulava l'abbraccio del pubblico osannante. Lo spettacolo si svolgeva nell'antica Roma. Schiavi o prigionieri, strappati dalle loro terre, diventavano poi bottino di guerra dei conquistatori. Addestrati severamente dai Lanistae (manager delle palestre di oggi), i gladiatori dovevano divertire il senato e il popolo durante la Repubblica, ma anche il re e soprattutto l'imperatore dopo. In ogni caso e sempre, il potere, che col "Panem et Circenses" mirava a guadagnare il favore della folla.
"Combatti e vinci", "Uccidi e vivi", era l'unico significato della loro esistenza. Perfino nelle galee il motto era: "Vi teniamo in vita per servire le navi". Allo schiavismo romano, tra i primi dell'antichità, si ribellò un certo Spartaco, un gladiatore che osò sfidare il potere con un piccolo esercito abbarbicato sulle pendici del Vesuvio, ma fu stroncato. Storico e ineguagliabile è il film di Stanley Kubrick. Un altro eroe del tempo in un film più vicino a noi è "Il Gladiatore" (fig. 1) di Ridley Scott. Entrambi esaltano l'uomo, che si nasconde dietro la maschera del lottatore asservito. Ma questa è la filmografia che rapisce e commuove. Invece la storia quella plurisecolare ha molto ancora da rivelarci. Noi napoletani siamo fortunati perché siamo ricchi di vestigia dell'epoca e soprattutto abbiamo il Mann (Museo Archeologico nazionale Napoli). In questo museo dopo una lunga e operosa gestazione è stata allestita una mostra sui Gladiatori, la cui presentazione in forma digitale è avvenuta il 31 marzo (fig. 2). Si spera quanto prima che sia fruibile da vicino non appena la pandemia lo permetterà. Nella splendida sala della Meridiana, un unicum tra tutti i musei del mondo per ampiezza e sontuosità di esposizione sono esposte in più sezioni 160 reperti che dimostrano il lungo percorso storico delle manifestazioni spettacolari dei gladiatori. Nella prima sezione:"Dal funerale degli eroi al duello per i defunti" troneggia in campo il Vaso di Patroclo (fig. 3) con scene dell'Iliade (IV sec.a.C). Vi si nota la pira che Achille fece preparare per le onoranze funebri di Patroclo.
I reperti provenienti da S. Maria Capua Vetere ci rimandano col pensiero di nuovo a Spartaco (fig. 4), che combatteva nel celebre anfiteatro campano, la cui scuola di gladiatori si distingueva per notorietà. Nella seconda sezione si possono ammirare le armi dei combattenti, rinvenute nella palestra di Pompei. Il reperto più significativo di tutta l'esposizione è l'elmo del Mirmillone. Il massimo grado che potessero raggiungere, riconoscibile appunto dal caratteristico copricapo. Dotato di una visiera a grata, l'esemplare in mostra è impreziosito da rilievi in bronzo e argento di muse e strumenti musicali, situati in alto sulla testa. Altro reperto singolare è lo scudo con la Gorgone centrale circondata da allori disposti a corona(fig. 5).
Il Reziario è un altro tipo di gladiatore. Aveva un'unica protezione, che partiva dalla spalla e arrivava al gomito sinistro. Lottava con una grossa rete a maglie larghe e un tridente contro il suo naturale nemico, il Secutor, dal grande scudo, terza categoria di lottatore.
Il principale prestito dall'estero è il mosaico pavimentale proveniente da Basilea in Svizzera. Faceva parte della domus di Augusta Raurica e presenta riquadri straordinari di lotta tra gladiatori.
L'esposizione offre vari itinerari tecnologici e didattici che coinvolgono bambini e ragazzi con proiezione di film, videogame e comics. Al piano terra c'è la sezione "Gladiatorimania", dove in prosecuzione si incontra la Caffetteria rinnovata, nella quale si potrà assaggiare la Puls, la zuppa di farro e verdura, il piatto tipico dei gladiatori, di preferenza vegetariani.
Infine per contestualizzare i tempi lontani con quelli vicini, lo stesso direttore durante la presentazione ha affermato che anche allora c'erano "le Star" e "I gregari". I primi corrispondono ai nostri calciatori più famosi, idoli delle folle, rispetto ai semplici giocatori.
Aggiungerei tuttavia che prima si uccideva per diventare celebri e le folle applaudivano gli spettacoli più cruenti fino a quelli dei Cristiani in pasto alle belve. Non sembra una differenza trascurabile!
Comunque "La nouvelle Histoire" ci insegna che è sempre un errore giudicare fatti remoti con i criteri di oggi. E' l'errore nel quale cadiamo tutti quando vogliamo fare dei paragoni con il passato.
Tra i vari pittori dediti all'attenzione di un simile soggetto ricordiamo l'opera di Giorgio De Chirico. Sono diversi i quadri che il "Pictor Optimus" eseguì alla fine degli anni Venti, commissionati da Léonce Rosemberg per la sua casa parigina. "Il combattimento dei gladiatori" (fig. 6) oggi a Milano, è uno di essi. Già presente in altri suoi dipinti è l'effetto di accumulo di figure negli spazi angusti di stanze dai bassi soffitti. I lottatori sfiorano con i capelli e con gli arti le pareti, mentre la furia del combattimento sembra placarsi. L'insieme appare quindi rilassante e un pizzico d'ironia derisoria sottende gli scudi giocattolo.
Dello stesso autore è presente in mostra: "Gladiatori e arbitro III". Forse gli amanti delle misteriose suggestioni dechirichiane apprezzeranno. Il prestito è per gentile concessione di casa Cavazzini, Udine.
Allarghiamo il nostro orizzonte e andiamo all'estero. Nella Pannonia romana, una provincia dell'Impero, situata tra l'Austria, l'Ungheria e la Slovenia, c'era una città importante ai tempi antichi: Carnuntum. Oggi costituisce un sito archeologico di grande risalto storico. Sono stati compiuti lavori sofisticati di ricerca, alcuni ancora in fieri, che hanno portato alla luce la memoria della gloriosa Urbe. Hanno ricostruito strade, case, botteghe e terme, utili per la conoscenza delle loro abitudini di vita. All'ingresso del sito ci sono sempre file di scolaresche in visita. A soli 60 km da Vienna le rovine di Carnuntum hanno rivelato attraverso gli scanner nel sottosuolo addirittura l'esistenza della "Città perduta dei gladiatori". Oggi sono ancora visibili in superficie due arene ovali, distanti tra loro qualche km, di cui una dalle dimensioni gigantesche. Quivi secondo gli archeologi c'era illo tempore una imponente scuola di gladiatori. Onnipresenti quei giochi crudeli che dovevano divertire i Romani lontani centinaia di km da casa loro. Forse un giorno grazie alle tecnologie del futuro sarà possibile dissotterrarla.
Consigliamo per concludere in bellezza di ammirare un video sull’argomento, Cliccando quì
Elvira Brunetti