Quando hanno chiuso i manicomi, descritti come luoghi di inumana tortura, abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo. Da una parte; dall'altra ci siamo sentiti privati di una certezza: quella di sapere che i matti stavano in maggioranza chiusi da qualche parte.
Oggi ci troviamo, ad esempio, a dipendere dalle valutazioni psichiche delle gendarmerie del pianeta, le quali, quando un soggetto si getta tra la folla mietendola con un furgone, senza gridare Allah Akbar, viene classificato tra i fuori di testa. Mentre, ovviamente, così deliberando, vengono inseriti tra i "normali" di zucca tutti quelli che, imbottiti con cinture di tritolo, armati di Kalashnikov, con mezzo metro di lingua di fuori ed occhi roteanti rivolti al loro Dio, falciano a mitraglia gente tranquillamente seduta al bar e si fanno poi saltare per aria. Opinioni.
Anche i popoli hanno subito, ora, diverse classificazioni.
Quando votano, o pensano, in modo difforme dai governanti di turno, se in regimi dittatoriali vengono, come pericolosi esaltati, rinchiusi nei lager, se si permettono tale lussuoso atteggiamento in quelli democratici, vengono schifiltosamente definiti "picchiatelli populisti del cazzo".
Del resto, anche se in forme diverse, la follia delle masse populiste ci perseguita senza soluzione di continuità.
Basti pensare a quando, nel Referendum del 1946, ci hanno rifiutato la possibile permanenza della guida monarchica, che avrebbe determinato, come saggiamente sostenuto da Eugenio Scalfari, la luminosa presenza reale, ancora oggi, della schiatta dei Savoia.
O quando, cronaca recente, hanno cancellato le possibili varianti costituzionali scritte, sì da una svampita semianalfabeta ed un cascherino di pizzicagnolo, ma che, con innegabile alta visione democratica, immaginavano un Senato, erede di quello Romano, formato da paesanotti corrotti ben rappresentativi, a loro parere, del tessuto sociale della nazione.
E che dire dell'ultima pazzia che ha visto maggioranze populiste consistenti, alle ultime elezioni, rinunciare a personaggi di alto profilo istituzionale che proponevano di abbracciare i nuovi livelli di civiltà di cui erano portatori e risorsa gli immigrati del centro Africa?
Per commentare questa recente perduta occasione basterà evidenziare come, per la difficile selezione degli altissimi corazzieri al Quirinale, avremmo potuto utilizzare la vasta presenza in casa dei Watussi, i quali, notoriamente, ogni tre passi fanno sei metri, alle giraffe guardan negli occhi, agli elefanti parlan nelle orecchie e, last but not least (sfoggio in inglese di: ultimo ma non ultimo), hanno inventato tanti balli, e il più famoso è l'Hully Gully.
Così stando le cose, ai pochi sani di mente resta soltanto di camminare smarriti nelle città dolenti, nell'eterno dolore, tra la perduta gente, lasciando ogni speranza di un inferno migliore.
Maurizio Silenzi Viselli