L’ossimoro (accostamento di due termini di senso contrario) del miele amaro di corbezzolo, ben rappresenta l’attuale drastico cambiamento di quella che in genere è sempre stata la fine di agosto: l’ultima languida e già nostalgica parte della vacanza estiva, e che già contiene in sé un vago profumo di panettone.
Situazioni in contrasto tra di loro si sono ferocemente succedute dalla metà del mese in poi. Giovani che erano felicemente diretti al mare, si sono trovati precipitati nell’inferno di un baratro, apertosi, per futili motivi di risparmio economico, davanti a loro, uccidendoli insieme ad altre decine di innocenti.
Ed il primo pilone, nero di rinforzi d’acciaio già messi a suo tempo, è rimasto lì, puntato su quelli non rinforzati, caduti o pericolanti, come una pistola fumante nelle mani dell’assassino.
Poi, già dopo qualche giorno, col senso del “musica, musica! Non è successo niente”, si sono riaperte le danze scacciapensieri sui litorali, compresi i nuovi ossimori delle “Notti bianche”, con le loro appiccicose bancarelle, e gli sfoggi di modernizzazione rappresentati da deprimenti ancheggiamenti di sedicenti brasiliane da Cacao Meravigliao. Ed i fuochi artificiali, manco a dirlo, costosamente sparati per la vacua felicità dei gonzi.
E quello che poteva sembrare il balletto della vita che deve andare avanti, si è trasformato nelle orchestre che precedono i funerali nella folcloristica New Orleans: ancora, giovani che si divertivano a scendere le gole del Raganello, sono stati travolti da un’onda di piena ed uccisi.
Anche qui, pur sapendo che guide esperte sconsigliavano l’escursione per la pericolosità del luogo, nel quale basta una capra selvatica che pascola a monte, per poter lanciare una pietra da cinquecento metri di altezza, nessuno si è premurato di mettere un cartello indicante i pericoli, o, almeno organizzare un’alza bandiera rossa in caso di allerta meteo della Protezione Civile. O molto più semplicemente vietare, sic et simpliciter, l’accesso alle gole.
Troppo presi ad organizzare sagre di salcicce, od altre sontuose merende infrastrutturali, per il rilancio, a chiacchiere, di un già devastato territorio lasciato a se stesso, e, nei fatti, dei loro già pingui conti in banca.
E l’informazione? Ecco il monumentale TG1 che interrompe sgarbatamente una diretta sul disastro del Raganello, con dieci morti, per informarci, con trepida urgenza, sul quesito se una certa Asia Argento si sia strombazzata o meno, a suo tempo, non so quale amichetto del cuore.
E, in questo continuo rincorrersi di contrari, fatti di manutenzioni non eseguite, attenzioni non applicate, informazioni non informanti, politiche degli affari propri, suona, come in un vecchio Jukebox scalcinato, la canzoncina: “…l’estate sta finendo, lo sai che non mi va, io sono ancora solo, non è una novità…( e variante)…a dir le stesse cose, invano lo si sa…”.
Maurizio Silenzi Viselli