Il fondo del Tirreno di lunedì, “L’anomalia dei 25 partiti” di Alessandro Volpi, interpreta in modo assai distorto il fenomeno dell’esserci oggi in Parlamento molti più gruppi che dopo le elezioni. E non è una disattenzione. Infatti, l’autore indica gli elementi quadro, ma si blocca al momento delle conclusioni. Nel suo richiamo al trasformismo fine ottocento quando si esaurì il progetto cavourriano, scrive che il trasformismo derivava dal notabilato parlamentare e dall’assenza dei partiti di massa. Ed anche venendo ai giorni nostri, rileva che nei paesi europei comparabili all’Italia, la erosione dei partiti più grossi e la moltiplicazione delle sigle si lega all’esigenza di rappresentare territorialità oppure pulsioni populistiche. Fenomeni che hanno molto minor rilievo in Italia, ove neppure le primarie garantiscono una stabile semplificazione. Arriva a porsi la domanda “quali sono le ragioni di questa anomalia italiana?” ma non ha risposta, salvo prendersela con il proporzionalismo, i rigurgiti ideologici, l’autoreferenzialità del ceto politico e la mancanza di maggioranze stabili.
Le ragioni dell’anomalia italiana derivano dall’idea che la politica sia solo organizzarsi per il potere e che la via per riuscirvi sia promettere mirabilia ai cittadini creduloni, non curandosi dei risultati raggiunti. Tale idea non corrisponde alla realtà del mondo e soprattutto non regge al suo cambiare col passar del tempo. Eppure è tipico dell’Italia, che, quale paese storicamente dominato dalla controriforma senza aver mai avuto la riforma protestante, resta legato all’idea del potere immobile sovrastante i sudditi e non usa il potere per far evolvere i rapporti tra i cittadini sovrani.
Di conseguenza, alle elezioni (primarie incluse) e dopo, non si costruiscono le maggioranze su progetti condivisi e limitati tra partiti e gruppi che restano diversi, bensì sui personalismi e sulla ripartizione dei vantaggi del potere ottenuto. E siccome la realtà è di continuo cangiante, restando alle mere questioni di potere senza un progetto politico condiviso da realizzare, è scontato che presto i parlamentari si ricollocheranno in maniera da soddisfare meglio le convenienze delle diversità, personali e degli amici di circostanza.
Le ragioni dell’anomalia italiana stanno nel trascurare l’importanza di presentare ai cittadini progetti di governo definiti e di far valutare di continuo gli atti fatti (linea non rispettata dalla proposta di riforma costituzionale del duo Renzi Boschi). L’anomalia non si risolve con il ricorso all’oligarchia ma neppure con il ricorso al proporzionale puro (che tende a fare del parlamento un club). Il primo passo per risolverla è una nuova legge elettorale coerente per le due camere, rispettosa del principio di rappresentanza cardine della democrazia unito a quello di agevolare il formarsi di coalizioni su progetti di governo definiti e dettagliati.
Raffaello Morellli
(Liberali Italiani)