Ho sempre pensato che se mi chiedessero se sono a favore della riduzione del numero dei parlamentari a primo acchito forse direi di si, soprattutto quando vedo foto di onorevoli che occupano gli scranni del parlamento e invece di essere propositivi passano il loro tempo a far polemica, a giocare col cellulare o, addirittura a dormire. Però penso anche che se mi chiedessero: «Vorresti ridurre il tuo diritto ad avere una adeguata rappresentanza democratica facendo peggiorare il funzionamento del parlamento?» molto probabilmente, anzi sicuramente la mia risposta sarebbe «No».
Ecco, in queste poche righe c’è tutto quello che c’è da sapere su una proposta referendaria che mina ciò per cui i nostri antenati hanno perso la vita. È vero che questo argomento, specie dopo tutto quello che abbiamo vissuto col sopraggiungere della pandemia, può, comprensibilmente, non essere considerato da molti come una priorità.
Ma in realtà è fondamentale per le conseguenze potenzialmente dannose che potrebbe avere sul nostro sistema istituzionale, politico e anche economico. Se la democrazia, infatti, è un valore condiviso, ne consegue che ridurla, alterarne le regole, comprometterne il funzionamento comporti sempre un rischio, sia quando questo accade in seguito a condizionamenti provenienti da poteri esterni, sia quando origina da atti di autolesionismo interno improntati all’ossessiva ricerca del consenso a tutti i costi o, se si vuole guardare l’altro lato della medaglia, dalla paura dell'impopolarità.
Per questo bisogna battersi affinché ciò non avvenga e voglio dire anche un’altra cosa. Bisogna difendere a tutti i costi la nostra democrazia, con tutte le armi a noi possibili, ma soprattutto con l’arma più potente in mano ad un essere umano, ovvero il voto. Le battaglie giuste, specie quando molti le danno per perse, sono le più belle, le più eroiche da combattere. E sono davvero perse solo se nessuno ha il coraggio di combatterle. Il Parlamento va protetto anche dai suoi inquilini, attuali e passati, perché, altrimenti, di gioco in gioco, viene giù la democrazia.
Giovanni Paolo Tursi