Il Rinascimento fu quel magnifico periodo delle storia in cui l’Italia era divisa in una serie di staterelli litigiosi governati da principi in gran parte egocentrici, narcisisti e completamente amorali che finanziavano l’arte per questioni di facciata e per sciacquare la loro coscienza da eccidi e tradimenti. Riducevano l’agire politico ad una serie di beghe personalistiche, spesso e volentieri tradendo alleati ed amici per pura convenienza.
Erano completamente disinteressati al benessere del loro popolo, che del resto non contava nulla perché aveva perso anche quella poca influenza che esercitava nella precedente età comunale. La religione era usata come paravento per affari poco leciti e come forma di pressione da parte di un clero corrotto e senza scrupoli, privo di valori morali oppure occasionalmente formato da fanatici oltranzisti che imponevano la rinuncia forzata a tutto ciò che rende bella la vita, cioè la musica e le arti.
Arti che peraltro prendevano spunto dalla tradizione pagana, con gran presenza di nudi maschili e femminili nelle raffigurazioni, mentre la filosofia iniziava a interrogarsi e a mettere in dubbio tutto ciò in cui la fede religiosa imponeva di credere.
Ecco, questa potrebbe essere una buona descrizione del Rinascimento.
Ora Renzi avrà sicuramente ragione a dire che il prossimo Rinascimento sarà in Arabia, anzi, è già iniziato.
Dubito però, a naso dubito, che un emiro saudita sarebbe tanto entusiasta nello scoprire che i governanti del Rinascimento erano tipi così. Ma magari mi sbaglio io.
Mariangela VAGLIO
da: Il nuovo mondo di Galatea