Hanno vinto tutti, tranne i poveri! Con il turno dei ballottaggi si è conclusa la fase della competizione elettorale. Al dato del forte astensionismo si aggiunge la fotografia drammatica che ci presenta la Caritas Italiana, da cui emerge che dai primi otto mesi dell’anno, rispetto al 2020 crescono del 7,6% le persone assistite. Le persone che per la prima volta nel 2020 si erano rivolte ai servizi Caritas si trovano ancora in uno stato di bisogno e rappresentano il 16,1% del totale. Rimane alta la quota di chi vive forme di povertà croniche (27,7%), più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali. Preoccupa anche la situazione dei poveri “intermittenti” (che pesano per 19,2%), che oscillano tra il “dentro- fuori” la condizione di bisogno, collocandosi a volte appena al di sopra della soglia di povertà e che appaiono in qualche modo in balia degli eventi, economici/occupazionali (perdita del lavoro, precariato, lavoratori nell’economia informale) e/o familiari. Sempre secondo il report della Caritas Italiana, la crisi haacuito anche le povertà pre-esistenti: cresce anche la quota di poveri cronici, in carico al circuito delle Caritas da 5 anni e più (anche in modo intermittente) che dal 2019 al 2020 passa dal 25,6% al 27,5%; oltre la metà delle persone che si sono rivolte alla Caritas (il 57,1%) aveva al massimo la licenza di scuola media inferiore, percentuale che tra gli italiani sale al 65,3% e che nel Mezzogiorno arriva addirittura al 77,6%.
Il capitolo su usura e sovra-indebitamento, curato dalla Consulta nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II”, dimostra che già prima della pandemia almeno due milioni di famiglie sopportassero debiti non rifondibili a condizioni ordinarie. La vulnerabilità all’indebitamento patologico e all’usura si proietta sullo sfondo della recessione economica e della povertà assoluta, che hanno conosciuto un netto incremento a causa della pandemia.
Qual è la posizione che deve assumere chi fa politica? Deve saper guardare alle attese della povera gente. Un momento che indica la postura del politico, che voglia essere tale e non semplicemente il piazzista del super ego. Saper guardare lontano, chinandosi sul bisogno reale delle persone, guardandole ad altezza d’uomo e predisponendo tutti gli strumenti di governo. Ogni strumento pacifico e lecito per una lotta organica contro la disoccupazione, la miseria, la povertà. Con un imperativo: i poveri non possono aspettare! E non semplicemente poter dire: ho vinto.
Francesco Garofalo
Presidente Centro Studi “Giorgio La Pira”
Cassano All’Ionio