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Perché Gesù è stato ucciso

croce_mini.jpgIl Venerdì Santo per i cattolici é giorno di dolore, di contrizione, si ricorda la morte e passione di Gesù Cristo. Ciò che ha rappresentato per più di duemila anni lo sappiamo, invocando il suo nome migliaia di uomini e donne si sono lasciati trucidare pur di non rinnegarlo, tanti altri, invece, nel suo nome, hanno ucciso e sterminato intere popolazioni. La Chiesa cattolica, così come la conosciamo oggi, da secoli è stata al centro di polemiche che spesso avevavo, ed hanno ancora, poco a che vedere con la Verità ed il Verbo predicato fino al Suo ultimo respiro sulla Croce da Gesù. Per i ferventi credenti Gesù, figlio di Dio, si é lasciato uccidere per redimere i peccati del mondo e si é interpretato il suo gesto come atto di "obbedienza al Padre" che così aveva deciso. Gli apostoli e gli evangelisti hanno indotto dal primo momento a pensare che tutto era già stato deciso. Ma guardiamo alla storia di quell'Uomo che ha cambiato la vita di milioni di persone (anche dei suoi connazionali ebrei) con occhio distaccato e chiediamoci, al netto di tutta la teologia sviluppatasi nei millenni,: perché è stato ucciso ed in modo così crudele?
Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria ne dà un'interpretazione, a parer mio, lineare e corretta.

"Gesù è morto per i nostri peccati. Non solo per i nostri, ma anche per quegli uomini e donne che lo hanno preceduto e quindi non lo hanno conosciuto, e perfino per tutta l’umanità che verrà. Se è così, è inevitabile che guardando il crocefisso, con quel corpo che è stato torturato, piagato, rigato da fiotti e grumi di sangue, quei chiodi che squarciano la carne, quelle spine infilzate nella testa di Gesù, chiunque si senta in colpa… il Figlio di Dio è finito sul patibolo per i nostri peccati! Sensi di colpa che rischiano di infiltrarsi come un tossico nel profondo della psiche umana, diventare irreversibili al punto da condizionare per sempre l’esistenza dell’individuo, come ben sanno psicologi e psichiatri ai quali non manca il lavoro con persone religiose devastate da scrupoli e turbamenti.

Eppure basta leggere i vangeli per vedere che le cose stanno diversamente. Gesù è stato assassinato per gli interessi della casta sacerdotale al potere, terrorizzata dall’idea di perdere il dominio sul popolo, e soprattutto di vedere svanire la ricchezza accumulata a spese della credulità delle persone.

La morte di Gesù non è dovuta soltanto a un problema teologico, ma economico. Il Cristo non era un pericolo per la teologia (nell’ebraismo erano molte le correnti spirituali che competevano tra esse ma che erano tollerate dalle autorità), ma per l’economia. Il delitto per il quale Gesù sarà eliminato è l’aver presentato un Dio completamente diverso da quello imposto dai capi religiosi, un Padre che ai suoi figlioli non chiede, mai, ma che dona, sempre. La florida economia del tempio di Gerusalemme, che ne faceva la banca più sicura di tutto il Medio Oriente, si reggeva sulle imposte, sulle offerte, e soprattutto, sui rituali per ottenere – a pagamento – il perdono di Dio. Era tutto un commercio di animali, di pelli, di offerte in denaro, frutta, grano, tutto per l’onore di Dio e le tasche mai sature dei sacerdoti, “cani avidi, che non sano saziarsi” (Is 56,11)"

Quando gli scribi, le massime autorità teologiche del paese, ritenute il magistero infallibile della Legge, vedono Gesù perdonare i peccati a un paralitico, immediatamente sentenziano: “Costui bestemmia!” (Mt 9,3). E i bestemmiatori dovevano essere subito uccisi (Lv 24,11-14). L’indignazione degli scribi può sembrare una difesa dell’ortodossia, in realtà è volta a salvaguardare l’economia. Per il perdono dei peccati, infatti, il peccatore doveva andare al tempio e offrire quel che il tariffario delle colpe prescriveva, secondo l’entità del peccato, elencando dettagliatamente quante capre, galline, piccioni o altro offrire in riparazione dell’offesa al Signore. E Gesù invece perdona, gratuitamente, senza invitare il perdonato a salire al tempio per portare la sua offerta.

“Perdonate e sarete perdonati” (Lc 6,37) è infatti lo sconvolgente annuncio di Gesù: appena due parole che però rischiano di destabilizzare tutta l’economia di Gerusalemme. Per ottenere il perdono da Dio non c’è più bisogno di andare al tempio, di portare delle offerte, di sottostare a riti di purificazione, nulla di tutto questo. No, basta perdonare e si viene immediatamente perdonati… E l’allarme cresce, i sommi sacerdoti e gli scribi, i farisei e i sadducei sono tutti inquieti, sentono franare il terreno sotto i piedi, finché, in una drammatica riunione del sinedrio, il massimo organo giuridico del paese, il sommo sacerdote Caifa prende la decisione. Gesù va ammazzato, e non solo lui, ma anche tutti i discepoli perché non è pericoloso solo il Nazareno, ma la sua dottrina, e fintanto ci sarà un solo seguace capace di propagarla, le autorità non dormiranno sonni tranquilli (“Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui…”, Gv 11,47). E Caifa per convincere il sinedrio dell’urgenza di eliminare Gesù non si rifà a temi teologici, spirituali, no, il sommo sacerdote conosce bene i suoi, quindi brutalmente tira in ballo quel che sta a loro più a cuore, l’interesse: “Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo…” (Gv 11,50). Gesù non è morto per i nostri peccati e tantomeno perché questa fosse la volontà di Dio, ma per l’avidità dell’istituzione religiosa, capace di eliminare chiunque intralci i suoi interessi, fosse pure il Figlio di Dio: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità” (Mt 21,38). Il vero nemico di Dio non è il peccato, che il Signore nella sua misericordia riesce sempre a cancellare, ma l’interesse, la convenienza, l’avidità, che rendono gli uomini completamente refrattari all’azione divina."
 
«L’uomo viene prima del sabato». Predicava Gesù, cosa significa? Che l’uomo e l’amore vengono prima delle leggi e non il contrario e che tutti gli uomini sono uguali agli occhi di Dio. Questi principi di "eguaglianza, fraternità e libertà" sono stati riconfermati anche in forma laica dalle costituzioni di diversi stati, compreso il nostro, ma sono parole che non fecero piacere, allora ed ancora oggi, a chi ha ottenuto privilegi, ricchezza e denaro e per tale motivo crede di essere migliore degli altri. Ecco perché Gesù venne messo a morte duemila anni fa. Chi difende i sacrosanti principi sopra enunciati viene messo alla berlina e rifiutato perché disturba non solo i potenti, ma anche i poveracci che hanno paura di perdere le briciole che vengono loro promesse. Gesù era una minaccia allo status quo e fu giudicato da Ponzio Pilato che sapeva della sua innocenza, ma non fece nulla, mise al primo posto la propria tranquillità, il proprio tornaconto. Ci vengono in mente certe leggi promulgate da politici che, come Pilato, pensano ai loro interessi personali. Pilato Fece decidere alla folla e la folla gli preferì Barabba, ma la folla di allora non è il popolo di oggi che si lascia incantare, come allora, da suonatori di flauti magici, spesso fiancheggiati da preti, vescovi e prelati della Chiesa, che in nome di Cristo, martire vero, continuano l'opera degli scribi?
"Perché in un mondo di ingiusti, chi parla di giustizia può solo essere osteggiato, perseguitato e, se possibile, ucciso. Gesù avrebbe potuto negare e chiedere clemenza: e allora l’ostilità verso di lui sarebbe cessata. Invece proprio come Socrate scelse di non fuggire e per tale motivo venne condannato al supplizio più crudele di tutti: la morte sulla croce. «Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo»"
Antonio Michele Cavallaro

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