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Roccella. Tragedia del mare. Lettera di mons. Savino a mons Oliva

Migranti.jpg(foto dal web: migranti) La lettera che il vescovo di Cassano Jonio ha inviato a mons. Francesco Oliva, suo omologo di Locri, è particolarmente intensa e toccante; riguarda l’ennesima tragedia che ha avuto il suo mortale epilogo nel nostro bel mare Jonio. Leggerla, e condividerla magari, è segno di un alto senso civico a dimostrazione che il presule ha colpito nel segno. Lasciando anche da parte, chi vuole, l’afflato religioso, è semplicemente scandaloso che nel 2024 accadano simili vere e proprie ingiustizie. Sappiamo che vi sono persone che viaggiando in prima classe vanno in giro per il mondo senza alcun problema e, soprattutto, senza rischiare la vita, questa povera gente che ha pagato a caro prezzo un passaggio su una imbarcazione di fortuna dopo mille peripezie deve poi lasciare la vita a poche miglia da una speranza. Ci auto proclamiamo popolo civile, ma non lo siamo se permettiamo a governanti obnubilati da logiche assurde del potere di non intervenire una volta per tutte in queste tragiche realtà. (La redazione)

A Sua Eccellenza Reverendissima

Mons. Francesco Oliva

e alla Comunità Cristiana riunita in preghiera

Carissimi Fratelli e Sorelle,

Vi chiedo subito scusa per non essere personalmente nel coro delle vostre preghiere questa sera ma inderogabili impegni, la conclusione dell’anno pastorale, mi trattengono e per non mancare almeno con il cuore e il  pensiero alla vostra preghiera, vi invio questo mio scritto, mosso da una grande sofferenza, che spero possa accompagnarvi in questo momento di dolore indicibile.

Mentre vi scrivo sto sopportando, insieme a voi, il peso dell’ennesima tragedia che si è consumata nelle acque del Mar Ionio. Il nostro mare che, in questa stagione, si prepara ad accogliere turisti e villeggianti, a regalare emozionanti tramonti e qualche selfie pieno di sorrisi, è ancora una volta teatro della mostruosità umana. Oggi, dopo poco più di un anno dalla strage di Cutro, Roccella è il palcoscenico dell’orrore e, nonostante gli sforzi di questa bella ed ospitale comunità, ci si ritrova a censire morti sulle sue spiagge.

Ancora una volta uomini e donne innocenti che sognavano la libertà, sono rimasti incagliati in un destino beffardo e spietato, un destino che ha deriso perfino i sogni di tanti bambini. Come ve lo immaginate il loro volto? Come il loro sorriso? Come la loro voce? Che tormento il silenzioso richiamo alla responsabilità che la morte di questi piccoli, di queste donne e di questi uomini pretende! Come possiamo tacere? Come possiamo non considerarli anche nostri figli? Sono figli della vita stessa e ci appartengono in quanto custodi del seme della speranza, del germoglio del futuro, del sogno di un mondo migliore. Come possiamo dormire sonni tranquilli pensando ad una manina innocente adagiata per sempre nella dimenticanza?

Ecco il senso del titolo di quel libro di Oriana Fallaci: “Lettera ad un bambino mai nato”, sono questi i bambini che non hanno conosciuto la cura e l’amore, sono loro “i mai venuti alla vita” ed oggi mi sento corresponsabile di questo aborto di dignità che sta diventando sempre più ordinario.

Questo ennesimo naufragio non può che interrogarci come comunità cristiana ma anche come semplici cittadini del mondo, mettendo in luce le nostre responsabilità e le nostre manchevolezze.

Ve lo dico subito: nessuno di noi è innocente!

Dobbiamo ammettere il nostro fallimento. Abbiamo fallito ogni qual volta che ci siamo girati dall’altra parte; quando non siamo riusciti ad essere il “salvagente” di questi esseri umani abbandonati al loro destino; quando ci siamo abituati a questa barbarie.

Lasciatemi anche essere provocatorio: se siamo vinti dall’abitudine di queste morti, le nostre preghiere oggi non servono che a riempire i vuoti dei sagrati ed i silenzi delle cattedrali.

Perché tacere vuol dire ignorare l’imperativo di Dio di cui ci fa memoria San Paolo nella lettera ai Galati: “Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo” (Gal 6,2).

Ecco, la legge di Cristo è la legge del portare che è anche supportare e sopportare per come Dio stesso ci ha mostrato, soccombendo sulla croce e noi, come cristiani, abbiamo il dovere di partecipare a questa legge.

Quella dei migranti non è una emergenza ma una sconfitta e ne siamo complici perché anche tra di noi serpeggia lo spirito divisivo che caratterizza le ormai obsolete politiche migratorie: “aiutiamoli a casa loro” è nascondere il sintomo ma non curare il morbo.

E che dire delle leggi fin qui messe in campo: dalla legge Fini-Bossi al decreto di Cutro per non dimenticare i decreti sicurezza, dispositivi di legge, che, come abbiamo detto in altre occasioni, sono inadeguati e inefficaci.

Cosa ci rimane allora? La coscienza.

Faccio dunque appello alla vostra ed alla mia coscienza: non smarriamo il senso della compassione e della giustizia, lottiamo per garantire la dignità ai bambini mai nati perché ogni morto in mare è una ferita nel costato di Cristo, un atto di disumanità che finirà per distruggerci tutti.

Come Pastore e certo di interpretare anche il sentire del vostro Vescovo e mio amato fratello, don Franco, vi invito a riflettere profondamente su queste tragedie per convertirci a diventare veri operatori di pace e di giustizia.

A Cutro avevamo detto “mai più” e lo ripetiamo anche in questo circostanza “mai più”. La ragione ancora una volta è naufragata con queste vittime come sono naufragate, ancora una volta, le politiche italiane ed europee.

Preghiamo per questi defunti, di quei mai nati, di questa umanità in cammino che è costretta a lasciare sogni e affetti, persecuzione e povertà e che oggi è accolta tra le braccia di Dio e non è più orfana d’amore.

Quello che accade non riguarda solo le frontiere esteriori ma anche le nostre interiori e c’è ormai l’urgenza di una risposta corale e definitiva, come le nostre preghiere.

Cerchiamo di essere dunque voci di coraggio, rosari di ispirazione e lavoriamo concretamente all’accoglienza, alle politiche di integrazione e alla promozione di una cultura della vita che sbaragli per sempre l’aborto della dignità.

Vi sostengo col pensiero e col mio cuore, oggi molto affranto.

Cassano all’Jonio, 22/06/2024

Francesco

Vescovo di Cassano all’Jonio

Vicepresidente CEI

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