Nel Vangelo di oggi, questa frase di Gesù mi ha colpito particolarmente:
“Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa”.
Gesù parlava dell’acqua viva che zampilla in vita eterna, questo in campo soprannaturale. Tuttavia, nella terra di Gesù, anche solo un bicchiere d’acqua semplice era cosa di gran conto, specialmente nei mesi di siccità.
Anche dalle nostre parti, specialmente negli ultimi tempi, avere acqua a sufficienza è diventato un problema. La Calabria è ricca di acqua, lo dimostrano le tante buonissime acque minerali provenienti dalle nostre sorgenti sparse in diverse aree della nostra regione, eppure in alcuni comuni la fornitura di acqua nelle case dei cittadini diventa, soprattutto d’estate un problema grave. Mi scuso per aver parafrasato il Verbo per giungere alla semplice constatazione che in uno dei comuni dell’area dell’alto Jonio cosentino la mancanza d’acqua nei mesi estivi è un dato di fatto endemico. Mi riferisco a Trebisacce che frequento spesso e dove annovero diversi cari amici. Recentemente, parlando appunto con alcuni di loro, ho appreso che durante l’estate appena conclusa è stata particolarmente sentita la penuria di acqua nelle case dei cittadini. Poiché da parecchi anni, (almeno negli ultimi decenni) si lamenta questo problema, mi sono chiesto se mai le amministrazioni che si sono succedute abbiano affrontato la questione con la dovuta accuratezza, in particolare l’attuale sindaco Franco Mundo, già primo cittadino per 10 anni, abbia mai pensato ad un approvvigionamento idrico alternativo a quello fornito finora, probabilmente, dal consorzio di bonifica (il probabilmente è d’uopo in quanto non sono a conoscenza della provenienza dell’acqua in questo comune). Mi è stato riferito che alle giuste rimostranze di alcuni cittadini è stata data la laconica risposta che la siccità ha causato la mancanza del prezioso liquido. E’ vero che abbiamo avuto problemi di siccità un po’ dappertutto, ma non mi pare che nelle realtà vicine ci sia stata una penuria così allarmante come a Trebisacce. Alcuni dicono che questo sia da addebitare al grande cantiere della nuova SS106 che utilizza molta di quell’acqua destinata alle case dei trebisaccesi, non sono di questo parere, però non sarebbe male se l’amministrazione facesse un’indagine più accurata, non basta dire: “è colpa della siccità” e mettere a tacere il malcontento. A dire il vero, e mi spiace veramente dirlo, sembra che la cittadinanza, ebbra di feste e festicciole costate alcune centinaia di migliaia di Euro, si sia, come dire, assuefatta al “nulla di fatto” che da diversi anni impera in questo lembo di terra calabra. I lavori di miglioramento ed abbellimento del lungomare, pur ottima cosa, hanno portato qualcosa in più all’economia generale della cittadinanza? I “grandi successi” dei concerti e delle feste organizzate, come dicevo prima, con gran dispendio di pubblico danaro, cosa hanno lasciato il giorno dopo? Si è sviluppato un qualsivoglia progetto a medio termine per creare presupposti per investimenti produttivi e dare speranza di lavoro ai giovani che vanno via? L’attuale primo cittadino, del quale non voglio ricordare i suoi già pesanti problemi personali, non ha avuto tentennamenti nel ripresentarsi all’elettorato dopo 10 anni di amministrazione praticamente senza storia, e ancora una volta senza un progetto accettabile per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro in tutto il comune. Il problema dell’acqua è uno dei più importanti da risolvere ora, al più presto, prima che si giunga alla prossima estate, e poi mettere insieme un paio di idee per dare speranza di lavoro ai tanti giovani. Tutto il resto fa parte della “normale amministrazione”, non c’è da vantarsi se si tengono le strade pulite o se la raccolta dei rifiuti funziona e se qualche buca sulle strade viene appianata, chi si rende disponibile e accetta di governare una comunità sa che questi sono gli obblighi primari, sono ovvii, come il lavoro di una casalinga che tiene in ordine la propria casa. Amo Trebisacce, dove vengo quasi quotidianamente dalla vicina Villapiana, dove risiedo, a fare spese e a godere delle sue bellezze e soffro nel vedere che si è adagiata su se stessa in un’apatia che non le è congeniale. Incalzare bisogna chi ha cercato ed ottenuto il governo della città e ricordargli ad ogni pie’ sospinto che quella cadrega che ha chiesto ed ottenuto lo obbliga a servire, non ad essere servito.