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Il PATRIARCA dei libri ci ha lasciato

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Mario Guida ci ha lasciato. Per favorire la conoscenza del suo nome prestigioso tra i giovani, proponiamo ai lettori il capitolo a lui dedicato nel II volume di "Quei napoletani da ricordare" di Achille della Ragione.

Mario Guida, per oltre 60 anni ha rappresentato un raro esempio di diffusione della cultura attraverso la sua casa editrice, la più importante di Napoli, ed attraverso la sua catena di librerie la cui regina è stata per decenni quella di Port’Alba, l’agorà della lettura partenopea. Ha inventato mille modi per accattivarsi i clienti, convincendoli della centralità del libro nella crescita intellettuale e civile dell’individuo.
L'”Alfredo Guida” rappresenta la continuità nel mondo dell'editoria del marchio Guida, già noto nel settore commerciale. In un catalogo di oltre 600 titoli, vanta la pubblicazione di collane prestigiose, che sintetizzano una filosofia imprenditoriale volta a perseguire una costante ricerca del nuovo ed un'attenzione ad aree di mercato generalmente trascurate dai grandi editori, insieme alla volontà di essere presenti con proposte originali e stimolanti nel grande territorio della letteratura e saggistica italiana e straniera. 
Fondata nel 1920 da Alfredo, capostipite della famiglia, la casa editrice vide, nella prima metà del Novecento, accrescersi sempre più il prestigio culturale grazie alla preziosa collaborazione e l’apprezzato consiglio di autori quali Benedetto Croce, Francesco D'Ovidio, Fausto Nicolini. Subito viene pubblicata l'”Opera omnia” di Francesco D'Ovidio che conferisce immediatamente importanza e lustro alla casa editrice tanto che nel 1935, alla Prima Fiera Internazionale del Libro di Bruxelles, le viene assegnata la "Medaglia d'oro" per meriti editoriali.  Alla fine degli anni Sessanta Mario e Giuseppe, figli di Alfredo, riprendono l'attività editoriale con la sigla “Guida Editori” che si afferma sul mercato con un catalogo rivolto principalmente alla varia saggistica, articolato in collane organicamente concepite e funzionalmente distinte, lontano da ogni imposizione industrializzata, al servizio esclusivo della libera editoria, quindi dell'intelligenza dei lettori.
Mario Guida è stato il primo in Italia ad “inventare”  gli incontri culturali in libreria, nella storica Saletta Rossa della Libreria Guida a Port’Alba, cenacolo intellettuale che, tra il 1963 ed il 1978, ha ospitato intellettuali di prestigio internazionale come Argan, Barthes, Eco, Fernandez, Ginsberg, Kerouac, Martinet, Moravia, Pasolini, Sanguineti, Sciascia (per citarne soltanto qualcuno).
Mario Guida, nel periodo in cui ha guidato la crescita del patrimonio culturale del proprio gruppo e della città, ha raccolto riconoscimenti ed onorificenze e, nel novembre del 1983, ha accolto con soddisfazione la notizia che, per decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, la libreria di via Port’Alba è stata messa sotto tutela dello Stato (con la legge 1089 del 1939) e dichiarata “Bene culturale degli italiani” per l’attività di promozione svolta in oltre cinquant’anni di attività.
Nel 1968, riprendendo l’attività paterna (premiata nel 1935 con la medaglia d’oro della sezione editoria del premio “Exposition Universelle et Internationale”  di Bruxelles) comincia la produzione editoriale con due testi emblematici: “La Giustizia” di Garin e “L’Antropologia culturale”  di Grotheuysen. Tra i cavalli di battaglia l’editore segnala “Vocali - Soluzioni felici” di Umberto Eco, “L’altra Europa” di Giuseppe Galasso, “Interpretazioni fenomenologiche” di Martin Heidegger, “Lezioni di filosofia della Religione” di Kant, “Romanzo di Napoli” di Emma Giammattei. E poi “Hegel e Spinoza”  di Biagio De Giovanni, “La Novella di Antonello da Palermo, una Novella che non poté entrare nel Decamerone” di Andrea Camilleri.   il gruppo è presente nel mondo dell’editoria con la sigla Guida e con la collana “Lettere Italiane” dà spazio alle nuove leve della narrativa e poesia.
L’impegno civile e culturale ha portato Mario Guida ad affiancare all’attività di libraio ed a quella di editore  quella di organizzatore di eventi culturali. Nel 1960 nasce l’associazione “Alfredo Guida Amici del Libro Onlus” (senza scopo di lucro, riconosciuta in tutta la Regione) che ha raccolto l’eredità del cenacolo intellettuale della “Saletta rossa”. Nel 1975 arriva la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica. Mario Guida, fondatore della sezione editori presso l’Unione Industriali della Confindustria, è consulente della Camera di Commercio di Napoli oltre che vicepresidente del Collegio dei Probiviri dell’Associazione Librai Italiani e vicepresidente del direttivo nazionale della stessa associazione.Guida a Port'Alba.jpg
Napoli è una città di famiglie di librai ed editori, ramificate e contorte: i Pironti, i Pacifico e, naturalmente, i Guida.
L’impero di carta di questi ultimi è stato, negli anni, inequivocabilmente il più vasto ed attivo, con numerose librerie sparse per la Campania: ben sei solo a Napoli, altre nei capoluoghi di provincia e nei grossi centri. Poi, a poco a poco, ed in modo incalzante con l’espandersi della crisi economica, hanno chiuso tutte. La parte maggiore delle librerie era quella gestita dai figli (Mario e Giuseppe) e dal nipote di Alfredo Guida (Diego): Port’Alba e Merliani su tutte. Ma i discendenti dei due fratelli  hanno guidato per decenni due altre frequentatissime librerie cittadine.
Sergio Guida, negli anni Settanta ed Ottanta, gestiva Guida a Piazza San Domenico Maggiore: ora al suo posto c’è un bar. Luciano Guida era il libraio di Piazza dei Martiri: gli è succeduto il figlio ma l’apertura  del megastore della Feltrinelli l’ha prosciugata ed ora, al suo posto, c’è una boutique.
Il nome di Guida a Port’Alba è indissolubilmente legato a quello della Saletta Rossa, lo spazio dove per un decennio si sono svolti gli incontri e le presentazioni dei libri.   I più giovani identificano lo spazio con l’ammezzato dell’attuale libreria, che durante i giorni convulsi della vendita della scolastica si trasforma nella succursale di una Borsa con studenti e mamme di studenti che gridano il titolo dei libri. Qui, dagli anni Ottanta, si sono tenuti gli appuntamenti culturali che hanno visto passare generazioni di autori e lettori, fino a pochi mesi fa. Ma la vera Saletta Rossa, quella mitica del decennio abbondante che va dalla prima metà degli anni Sessanta alla seconda metà dei Settanta, era altrove, affianco, al civico 24 dove c’è ora la cartoleria Amodio.
Si saliva per una scaletta ripida e si accedeva al primo piano in uno spazio senza scaffali con le pareti non dipinte che mostravano il rosso pompeiano degli interni degli antichi palazzi del centro di Napoli. Quindi la scelta del nome fu del tutto accidentale e, per accentuarne il carattere, in seguito, furono collocate delle sedie rosse. Non c’era nulla di accidentale, invece, nella processione di grandi scrittori che passavano per la saletta. In pratica, tutti gli italiani, con in prima fila i napoletani Domenico Rea (che faceva da direttore degli incontri, insieme a Pellegrino Sarno ed Achille Bonito Oliva, in tempi diversi), Luigi Compagnone, Michele Prisco, che tenevano a battesimo qui i propri testi. Anfitrione era un giovane e rotondetto Mario Guida, anima instancabile degli incontri. E così sfilavano Umberto Eco (anche lui giovane, reduce del Gruppo 63), Indro Montanelli, Giuseppe Ungaretti che affascinava ed un po’ spaventava il piccolissimo Diego Guida che si aggirava come una mascotte tra questi giganti della poesia, della narrativa e del giornalismo. Solo nel primo anno si sono seduti al tavolo Leonardo Sciascia, Alberto Moravia, Edoardo Sanguineti, Pier Paolo Pasolini, Mario Soldati, Cesare Brandi, Salvatore Battaglia: l’elenco sarebbe interminabile. La Saletta Rossa fece scuola ed ebbe subito degli imitatori, a cominciare dalla libreria Croce di Roma. Fino ad allora, in Italia, le librerie erano essenzialmente dei luoghi commerciali. Al massimo, i lettori ed i clienti più assidui, si fermavano a conversare, a farsi consigliare un’opera appena uscita, a ragionare di quelle appena lette. Da allora niente fu più lo stesso. Tutta la storia della saletta è custodita in una trentina di grossi registri che costituiscono un repertorio culturale straordinario di dediche, commenti, semplici firme. Ad arricchire l’elenco sono raccolte anche le pagine di giornali che raccontano gli eventi. Tra questi spiccano quelli memorabili della beat generation con Allen  Ginsberg, il poeta dell’Urlo, ma soprattutto con Jack Kerouac, il mitico autore di “Sulla strada” che era accompagnato da Fernanda Pivano, la sua traduttrice. Fu un appuntamento che fece epoca e che tracimò dalla Saletta Rossa: infatti, fu tanto l’afflusso di pubblico, che l’angusta stanza non ce la fece a contenere tutti e, per non scontentare nessuno, si decise di cambiare location. Così Napoli fa palcoscenico di un insolito corteo perchè si trasferirono tutti a Villa Pignatelli. Una lunghissima passeggiata da Port’Alba, attraverso via Toledo, via Chiaia fino alla Riviera. E non fu solo uno spostamento di persone. Kerouac volle che non mancasse la birra, tanto che sotto il tavolo da conferenziere c’era una cassetta piena di bottiglie che suscitava lo stupore di una giovanissima Dacia Maraini, seduta a terra tra il pubblico, come documenta una foto. Le immagini in bianco e nero di quelle storiche e leggendarie serate tappezzano ancora le mura degli uffici del palazzetto ora in vendita, che ospiterà solo per altre poche settimane Guida a Port’Alba. Negli ultimi anni, dopo una pausa, la libreria era tornata ad essere sede di presentazioni che si svolgevano nell’ammezzato, ormai istituzionalmente legato agli incontri. Di stagione in stagione, da qui sono tornati a passare tutti, scrittori, politici, economisti. Ma ormai, le imitazioni erano tante. La Saletta Rossa aveva fatto scuola ma quegli anni restano ancora inimitabili. Purtroppo, dopo un secolo di storia, la prestigiosa libreria, travolta dalla crisi, chiuderà a breve  e si dissolverà un inestimabile patrimonio di cultura e di aggregazione. Sono stati soprattutto i libri scolastici digitali a dare il colpo di grazia. “Andremo via entro un mese”, mormora con le lacrime agli occhi il Patriarca, “nessuno ci ha aiutato, le banche ci hanno tartassati ed hanno chiesto il fallimento, sancito a marzo dal tribunale. Ho dovuto licenziare l’80% del personale e l’ultima speranza la riponiamo nel Presidente  Napolitano, cui abbiamo chiesto di intervenire. Purtroppo i lettori si dileguano per la crisi economica e non c’è modo di opporsi al declino economico della città”. Ed ora a Port’Alba si teme l’effetto domino: caduta la regina, tutte le librerie sono in allarme rosso, anche se sembra assurdo che un baluardo di civiltà venga messo in ginocchio. Generale è il rammarico dei colleghi da Eddy Colonnese a Tullio Pironti, da Paolo Pisanti a Raimondo Di Maio. Reazioni a catena anche tra gli intellettuali che hanno rilasciato commosse dichiarazioni. Stupore, sgomento, sconcerto: l’intellighenzia cittadina risponde così, a caldo, alla notizia della chiusura della libreria Guida a Port’Alba. “E’ difficile trovare aggettivi adatti per commentare questo evento, - ammette con amarezza il filosofo e politologo Biagio De Giovanni – è un pessimo segno dello stato della città. Guida è molto più di una libreria ed è molto più di un editore: è la sintesi di un insieme di cose di cui la Saletta Rossa era l’emblema”. De Giovanni parla di luoghi d’aggregazione culturale tradizionali che vanno scomparendo, luoghi dove si poteva ancora “sentire l’odore di libro vecchio”. E se è vero che la libreria Guida era uno di questi luoghi, è “un punto di civiltà della cultura napoletana che si perde”. Per lo stesso motivo parla di una “tragedia”, senza mezzi termini, Mauro Giancaspro, direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli: “La nostra generazione ha vissuto una vita intera comprando libri da Guida o frequentando la sua libreria - ricorda -.Già da ragazzi per noi del Vomero, scendere giù a Port’Alba era una consuetudine. Oltre a tutto ciò che ha rappresentato la Saletta Rossa. Chiude perciò una pagina della storia di Napoli che riguarda tutti noi”. Per Marta Herling, segretario generale dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, è “ un presidio della cultura che perdiamo”. Ed è una perdita tanto più seria in quanto avviene, tra l’altro, in un centro storico “sempre più invivibile e meno frequentabile”. La nipote di Benedetto Croce sottolinea che questa chiusura è soprattutto “un indice d’allarme di una crisi profonda della città: crisi di natura economica, legata alle imprese private, su cui dovremmo prima o poi fare una riflessione profonda e nuova”. E’ Napoli, dunque, a perdere un pezzo importante della sua storia. Ma non si tratta solo del passato. “Una citta che vive sempre più drammaticamente i suoi problemi quotidiani - avverte la Herling -  non potrà che vedere ridursi sempre più drammaticamente gli spazi riservati alla cultura”. Anche per il filosofo Roberto Esposito le prospettive sembrano sempre più scoraggianti: “E’ una deriva – denuncia -  ci troviamo di fronte a biblioteche sempre più abbandonate e librerie che chiudono. Siamo entrati in una stagione diversa da quella in cui mi sono formato. Forse dovremmo cominciare a parlare di un salto di civiltà”. Su questo passaggio epocale è d’accordo anche Gabriele Frasca, presidente del Premio Napoli. “La chiusura di Guida è una sciagura per tutto quello che la libreria ha rappresentato - spiega Frasca -  ma è anche un evento ineluttabile. E’ il destino di tutte le librerie, perché è l’oggetto-libro che sta scomparendo. Negli Stati Uniti ormai la diffusione degli ebook è arrivata al 50% rispetto al cartaceo e presto sarà così anche da noi. Di fronte a questo cambiamento epocale o le librerie si attrezzano per diventare luoghi di intermediazione o sono destinate a sparire, così com’è successo con i negozi di dischi, perché non ci sarà più mercato”.
E’ tutto nelle mani del Presidente Napolitano: se non è riuscito con il suo messaggio al Parlamento a salvare i carcerati, che almeno eviti che i cittadini siano prigionieri dell’ignoranza.
Achille della Ragione

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