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Achille racconta. La laurea in giurisprudenza a Rebibbia

fig. 1 - Achille con Salvatore Cuffaro.JPG(fig. 1 - Achille con Salvatore Cuffaro) Il fiore all'occhiello del carcere di Rebibbia è costituito dal collegamento con l'università di Roma, offrendo così la possibilità ai detenuti in possesso del titolo di scuola media superiore, di iscriversi a Giurisprudenza ed eventualmente laurearsi.

Il gruppo è stato fatto nascere dal nulla da Sergio Boeri, il primo a laurearsi, ed è frequentata da alcune decine di detenuti che studiano sotto la guida di illustri luminari, che forniscono, pagandoli di tasca loro, anche i libri di testo. Fianco a fianco senza problemi siedono famosi politici e medici pluri laureati (fig. 1) con efferati assassini e trafficanti internazionali di droga. Obbligatorio l'uso del tu anche fra professori e studenti ed insieme si trascorrono molte ore del giorno in ambienti estremamente accoglienti, dotati di aria condizionata, computer, stampanti ed una fornitissima biblioteca. Studiare vuol dire libertà ed il gruppo universitario costituisce una sorta di tempio del sapere.

aa fig. 2 - prof. Federico Sorrentino.JPG(fig. 2 - prof. Federico Sorrentino)

La casa circondariale possiede una spettacolare aula magna, adoperata, oltre che per studiare e sostenere gli esami, anche per incontri con ministri, rettori e personalità della cultura, ma soprattutto si giova della collaborazione come volontari di prestigiosi professori, che dedicano il loro tempo prezioso ad insegnare ai galeotti. Faccio solo qualche nome, scusandomi con tanti altri che non cito: Federico Sorrentino(fig. 2), il re dei costituzionalisti, Rodolfo Murra (fig. 3) capo dei servizi legali del comune di Roma, Nuccia Cappuccio(fig. 4), somma docente ed Elio Florio, unico professore di diritto penitenziario d'Italia, che veniva da Perugia per acculturarci.

(fig. 3  prof. Rodolfo Murra in  udienza papale il 18 gennaio 2012)fig. 3  prof. Rodolfo Murra in  udienza papale il 18 gennaio 2012.JPG

Per lo studio facoltativo della lingua inglese vi era come docente una celebre artista contemporanea, Anna Di Fusco(fig. 5), brava ma anche e soprattutto affascinante, come mostrano le due foto che presentiamo ai lettori, nella seconda(fig. 6) in compagnia dell'insigne professore di storia dell'arte Pietro Di Loreto.

 

 

fig. 4  prof. Nuccia Cappuccio.JPG(fig. 4  prof. Nuccia Cappuccio) A questo corpo docente si affiancavano decine di tutor, facendo si che il rapporto docente-discente surclassi celebri università come Cambridge ed Oxford.

Tra queste dottorande che ci aiutavano di pomeriggio nello studio ve ne erano alcune veramente bellissime, appartenenti a blasonate famiglie, le quali cambiavano ogni giorno abito, sempre rigorosamente firmato, adoperavano soltanto calzature con tacco 12 e costosissimi profumi francesi, che si spandevano a distanza.

 

 

 

aa fig. 5  prof. Anna Di Fusco.JPG(fig. 5  prof. Anna Di Fusco)

Più volte, in assenza di testimoni, ho provato a chiedere loro: " Ma invece di passeggiare per strade eleganti o frequentare circoli esclusivi, perché dedicate i pomeriggi ad istruirci?". La risposta era lapidaria ed univoca: " Il fascino di stare a tu per tu con un assassino è irresistibile, una sensazione indescrivibile, che a volte conduce ad un passo dall'orgasmo!".

 
 
 
 
aa fig. 6 - La prof Anna Di Fusco in compagnia del  celebre studioso Pietro Di Loretol.JPG(fig. 6 - La prof Anna Di Fusco in compagnia del  celebre studioso Pietro Di Loretol)
Il terzo episodio riguarda un illustre docente di diritto romano(fig. 11), già senatore ed accanito bibliofilo, il quale appena mi accomodai esordì:" Cominciamo con una domanda a piacere".

"Grazie, così avrò modo di correggere una serie di errori che sono contenuti nei tre blocchi di appunti, scritti da lei, sui quali abbiamo studiato."

Il primo riguarda il rapporto tra Romani e schiavi, che viene indicato con una cifra tre volte diversa, ma sempre vistosamente errata, che se fosse vera ogni cittadino, patrizio o plebeo che fosse, aveva al suo servizio da 100 a 300 schiavi.

Il secondo svarione riguarda la costante posizione sottomessa della donna nella società, quando da tempo sappiamo che, soprattutto nel I secolo d.C. il numero di imprenditrici era quasi pari a quello di oggi.

Il terzo più grave e per correggere il quale è opportuna un'attenta lettura del mio saggio, disponibile in rete: L'usura nelle tre religioni monoteiste, riguarda l'affermazione che nell'antica Roma il denaro veniva prestato senza interesse. I "cravattari" dell'epoca escogitarono un trucco ingegnoso per aggirare la legge. Se io volevo in prestito 100 sesterzi per tre mesi, loro da un lato compilavano un contratto che alla scadenza prevedeva la restituzione della cifra pattuita, ma a parte me ne facevano firmare un altro, che simulava un prestito di 10 sesterzi, che costituivano l'interesse.

Il professore rimase sbalordito e sentenziò:"Inutile continuare 30 e lode"

Nel congedarmi sentenziai:" Professore visto che l'esame è terminato e non posso essere accusato di concussione, posso regalarle un mio libro, una raccolta di saggi, tra cui anche quello che lei deve approfondire?". Acconsentì volentieri e mentre compilavo la dedica mormorò: " Ma lei è una faccia conosciuta, ci siamo già incontrati?".

"Complimenti ha una buona memoria per una persona della sua età, si è ricordato di un evento degli anni Novanta, quando partecipò ad una mia visita guidata al museo di Capodimonte con un gruppo di celebri e facoltosi bibliofili: Umberto Eco, Giulio Andreotti, Marcello Dell'Utri e molti altri".

"Ma lei che è un famoso intellettuale che ci fa qui a Rebibbia?".

"Sto trascorrendo un periodo di vacanza"

Achille della Ragione

Lettera dagli amici, compagni di studio, di Rebibbia

aa fig. 7 - Lettera da Marco Costantini.JPG

 

 

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