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Foglio Volante di Maggio - Giorgio Bàrberi Squarotti ci ha lasciati

Foglio 2017-5.JPGÈ appena uscito e sta per essere spedito agli abbonati il numero di maggio 2017 del “Foglio volante - La Flugfolio - Mensile letterario e di cultura varia” (anno XXXII - n. 5).

Nel nuovo numero, che ha 12 pagine in luogo delle solite 8, compaiono, oltre alle consuete rubriche, testi di Riccardo Amicuzi, Lucia Barbagallo, Giorgio Bàrberi Squarotti, Bastiano, Fabiano Braccini, Mariano Coreno, Carla D’Alessandro, Francesco De Napoli, Georges Dumoutiers, Monica Fiorentino, Jason Forbus, Amerigo Iannacone, Arjan Kallço, Dun Karm, Tommaso Lisi, Luciano Masolini, Adriana Mondo, Simone Principe, Nadia-Cella Pop, Giuseppina Scotti, Antonio Succi, Gerardo Vacana, Antonio Vanni.

Qui di seguito riportiamo l’articolo di apertura – un ricordo di Giorgio Bàrberi Squarotti, scomparso il 9 aprile scorso –, una sua poesia, e un breve testo dalla rubrica “Appunti e spunti”.

Giorgio Bàrberi Squarotti ci ha lasciati

Un grande uomo e un fine intellettuale

Il 9 aprile scorso è morto a Torino Giorgio Bàrberi Squarotti. Il 14 settembre avrebbe compiuto 88 anni, essendo nato nel 1929.

Critico letterario, poeta, professore universitario, italianista, direttore del “Battaglia”, il Grande Dizionario della Lingua Italiana, la maggiore impresa lessicografica dopo il “Tommaseo”, per la Utet, autore di testi di letteratura su cui si sono formate generazioni di studenti, Squarotti è stato un punto fermo, imprescindibile, per la letteratura italiana. È stato professore all’Università di Torino, dove ha insegnato dal 1967 al 1999, titolare della cattedra di Letteratura Italiana, ereditata dal suo Maestro, Giovanni Getto.

La sua competenza abbracciava praticamente tutta la storia della letteratura italiana dagli esordi ai nostri giorni. Molto spesso i critici letterari, anche i piú bravi, finiscono per specializzarsi su un periodo storico particolare, e cosí abbiamo i novecentisti, gli ottocentisti, i trecentisti, i dantisti e cosí via. Squarotti conosceva in modo approfondito tutta la storia della letteratura dal Placito capuano del X secolo a oggi.

Ecco alcuni autori dei tanti, sui quali ha scritto saggi o monografie: Giosuè Carducci, Carlo Goldoni, Dante Alighieri, Torquato Tasso, Francesco Petrarca, Francesco Berni, il nostro Francesco Jovine, Niccolò Machiavelli, Giuseppe Bonaviri, Guido Gozzano, Igino Ugo Tarchetti, Italo Svevo, Vittorio Alfieri, Giovanni Arpino, Carlo Emilio Gadda, Leonida Rèpaci, Giordano Bruno, sul quale ha curato diverse opere.

Dirò di piú. Conosceva anche tutti i poeti e gli scrittori contemporanei, a tutti i livelli, anche i piú giovani, e conosceva, diciamo cosí, la geografia poetica di tutta l’Italia. Nel senso che, trovandosi a passare per una città, per un paese, sapeva che lí c’era, per esempio, un certo poeta, un certo scrittore.

Quando lo si conosceva di persona, colpiva la sua gentilezza, la sua signorilità, la sua cortesia, il suo garbo. Era una persona dalla gentilezza squisita e sincera che non faceva mai pesare all’interlocutore l’autorevolezza che aveva nel campo delle lettere.

A chi gli mandava un libro – e si può immaginare quanti libri ricevesse – scriveva sempre, ringraziando e, se anche fossero state due sole righe, in quelle due righe c’erano sempre una frase, un paio di aggettivi ben appropriati, che tra l’altro dimostravano che il libro lo aveva letto davvero.

Il suo ultimo libro di poesie, la silloge Le finte allegorie, è uscita nelle nostre Edizioni Eva nell’agosto 2016, con prefazione di Giuseppe Napolitano, ed è stato presentato a Venafro il 3 settembre 2016. La precedente raccolta di poesie era uscita nel 2016, con le edizioni Achille e la Tartaruga, titolo Le domande (e qualche scherzo).

Giorgio Bàrberi Squarotti, un grande uomo e un fine intellettuale, che continuerà a vivere nelle sue innumerevoli opere.

Amerigo Iannacone

 

Lo scoiattolo

Lo scoiattolo fulvo balzò giú
dal pino, quello un po’ malato ormai,
stette un poco diritto in mezzo all’edera:
curiosamente fra le zampe aveva
non la nocciola, ma la sfera lucida
di acciaio. La posò davanti a sé,
la contemplò con dubitosa cura,
poi la sospinse fra le foglie e l’erba
avanti e indietro, come per un gioco
ma accurato e preciso, molto meno
gratuito del piacere del ragazzo
che inventa vento e calma, nubi e sole
per provare le infinite venture
del tempo, della vita, della storia.

                Giorgio Bàrberi Squarotti
                [Da Le domande (e qualche scherzo)]

 

Appunti e spunti

Annotazioni linguistiche

di Amerigo Iannacone

E la cella diventò camera di pernottamento

Tanti i problemi delle carceri italiane. Sta cambiando qualcosa? Sí, cambia (in peggio, ovviamente) la terminologia. Non è uno scherzo, una circolare del Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria - Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento, con assoluto sprezzo del ridicolo impone di non chiamare più celle le celle, ma “camere di pernottamento”. E la domandina diventa “modulo di richiesta”, il portavitto “addetto alla distribuzione pasti”, il piantone “addetto alla persona”, lo spesino “addetto alla spesa detenuti” e cosí via.

Chissà come saranno contenti i detenuti! Vuoi mettere la differenza: dormire in una cella e dormire in una “camera di pernottamento”!

 

 

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