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"Dio nell'incerto" un libro da leggere

dio nell incerto.jpg Vi propongo la lettura di questo libro, 120 Pagine di Roberto Volpi edito da LEG Edizioni. La scommessa proposta da Pascal nel '600  ("Pensieri - Scommessa su Dio", di Blaise Pascal) rivista in chiave moderna alla luce dei "data system", di internet, è ancora affascinante? Io dico di si, nessun scienziato è riuscito fin'ora a dipanare il Mistero dei Misteri, il libro ci fa riflettere sulla "convenienza" o meno di credere in un'Entità superiore che tutto regola, prevede e puo'. (A.M.Cavallaro)

"È che siamo stati educati dal benedetto neodarwinismo che tanti meriti ha (assieme a qualche demerito) a pensarci al ribasso. La nostra galassia? Periferica. La nostra stella, il sole? Anonima. Il nostro pianeta? Piccolo. Il genere Homo? Un ramoscello tra i tanti del cespuglio della vita. La nostra specie, Sapiens? Una fogliolina tra le tante di quel ramoscello di quel cespuglio. Sapiens? Un vivente la cui mente non è che una variazione della mente degli animali. E via e via sempre sminuendo, cosicché si è portati a chiederci come sia possibile che questo modello per così dire di acclarata mediocrità possa risultare ineguagliato nell'universo mondo. Poi succede che passa il tempo, i decenni, che sempre più mostruosi telescopi scrutano lo spazio in ogni anfratto, che le missioni di sonde su questo e quel pianeta ci sommergono di informazioni. Ma di vita, zero. Di artificiosità che provi l'esistenza di un'intelligenza che plasma la natura meglio non parlare neppure". È ancora possibile, in un contesto culturale tanto condizionato, parlare di Dio e caso, di Big Bang e creazione, di scienza e fede, della ratzingeriana "ragionevolezza di Dio" e della visione di Monod compresa tra "caso e necessità" senza essere pregiudizialmente presi a pesci in faccia perché anche a Dio, alla creazione, alla fede, alla ragionevolezza ratzingeriana concediamo una chance, una probabilità, una quotazione nelle scommesse su ciò che neppure la scienza potrà mai arrivare a sapere? Questo piccolo libro parte dalla convinzione che sia prima ancora che possibile necessario non solo concedere ma valutare quelle chance, quelle probabilità, quelle quotazioni nelle scommesse che ciascuno di noi può sempre fare o pensare di fare su Dio, la vita e il destino umano.

ed ecco la recenzione di Armando Torno sul "Sole 24 Ore" di ieri dal titolo  " e i big data riguardano anche l’esistenza di dio"

La scommessa di Blaise Pascal sull’esistenza di Dio ha ancora senso? La domanda la pone Roberto Volpi, uno statistico, nel libro "Dio nell’incerto". Si chiede, in sostanza, com’è cambiato il “pari” del pensatore secentesco nella prospettiva scientifica che ci separa da lui. Consiglia di valutare le probabilità, o le quotazioni nelle scommesse, che ognuno di noi può fare o pensare su Dio, la vita, il destino. Volpi ricorda, tra l’altro, le prediche quaresimali che l’allora cardinale Ratzinger tenne a Monaco nella primavera 1981. Il porporato notò che «i racconti della creazione vengono taciuti; le loro affermazioni non sembrano più proponibili». Esamina poi il Big Bang, le idee evoluzionistiche, il neodarwinismo, le concezioni sulla nascita della vita. E torna a riflettere sul “pari”, che Pascal affidò alle pagine dei Pensieri. Proviamo a ridurlo ai minimi termini: scommettiamo che Dio esista; se c’è, uomo, hai guadagnato il paradiso; se non ci fosse, hai agito bene e nulla hai perso. Chi scrive invita a riflettere partendo dal libro di Volpi. E nota che una simile scommessa si perde nella storia del pensiero. Tentando un percorso inverso, si può cominciare con Ernest Jovy, che tra gli anni 20 e 30 del ’900 pubblicò nove volumi di Études pascaliennes: in essi segnalava che già Platone nel Fedone e Seneca formularono una sorta di scommessa. Tale studioso sapeva che Pierre Bayle nel Dictionnaire - edizione di Rotterdam 1697, tomo 2°, colonna 739 - indicò un testo analogo in Arnobio, apologista morto nel 327 circa, autore dell’opera in sette libri Adversus nationes. Che si pose questioni come questa: «Non è più chiaramente ragionevole, fra due cose incerte e sospese in una dubbia attesa, scegliere di credere a quella che comporta qualche speranza anziché l’altra che non ne prevede nessuna?». Le fonti del “pari” si cercarono senza requie. Tra le molte, Louis Blanchet identificò nel 1919 nella «Revue de métaphysique et de morale» l’ultimo formulatore: fu Antoine Sirmond, gesuita, con l’opera Démonstration de l’immortalité de l’âme (1637). In tal caso Pascal avrebbe trovato suggerimenti in un contemporaneo che, da giansenista, desiderava confutare. Si può continuare sino a stancarsi. È bene aggiungere che “il pari” conserva la sua forza e, nonostante i tentativi, da sempre le prove razionali sull’esistenza di Dio incontrano obiezioni. Francesco Guicciardini nei Ricordi osservò che filosofi, teologi e coloro «che scrivono le cose sopra natura o che non si veggono», proferiscono mille pazzie, «perché in effetto gli uomini sono al bujo delle cose, e questa indagazione ha servito e serve più a esercitare gli ingegni che a trovare la verità»

Il libro lo si può acquistare in qualsiasi libreria o sul web al prezzo di € 15,00

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