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Io e Cassano (Poesia)

cassano_TORRE.JPGIo sono da Cassano,

Ovvero vengo da Cassano,

Perché sono nato in Cassano.

Un paese che sembra strano

Sparso sul fronte di un collina,

Fatto di pietre dure, forti,

Siano esse ciottoli di strada,

O rocce che l’accerchiano.

Case povere in ogni vicolo

Fatte con cose povere.

Case che sembrano reggie

Con pergolati sui frontali,

Archi, cupolini e fumaioli

Lavorati tutti ad arte

Da amanti artigiani, rusticani

Tutta gente di Cassano.

Rustiche all’apparenza sono le chiese

Decorate da pitture, decori fini,

Vetrate colorate di santi e madonne,

Di statue lignee e gessi bianchi colorati.

Di pregio, bella di volto è l’addolorata,

Da tutti pregata, supplicata, cantata, adorata.

Di ogni strada conosco le pietre,

Le svolte, i muri, le case piccole o grandi.

I portoni, le piccole porte, le finestre

Con forma a bifora con vetri e fiori,

Quelle senza vetri su una stanza sola.

Di ogni angolo risento il sapore del vento

Che soffia l’aria che vien dalla piana,

Scende precipitosa dai monti lontani.

Di ogni vicolo vi riconosco gli odori

Che fuoriescono deliziosi ed invitanti

Dalle case antiche in mattoni rossi

D’argilla pigiata a mano nelle forme,

Cotti nelle fornaci ai fianchi dei calanchi.

Ancora oggi,quando vi cammino, vado a naso

Indirizzandomi dai profumi, dagli odori,

Dai muschi, umidi abbarbicati sui muri

Che la coprono verdi nelle zone d’ombra.

Giro come un cane che va a caccia di selvaggina

Che libera il naso all’aria di campagna.

La storia della fanciullezza mia,

Racconta le tappe annuali delle feste,

Dei drammi cassanesi, dei litigi,

Di tutti i fatti agresti e duri giornalieri,

Dei sponsali con ricche code di invitati.

Ricordo i canti delle belle donne, annerite al sole

Dagli occhi neri profondi e dai lucenti capelli corvini,

Dai seni grandi che empivano ballando il petto,

Sparse dal vento, nei tempi delle raccolte,

Per le strade bianche delle campagne.

Quei canti sapevano di grano, uva, olivi, rabbia, amore

dispetti, ingiurie, pungoli vocianti, risa gioiose

se vicino v’era l’uomo amato, sognato, aspettato.

Quando l’età più dolce e libero, ero prigioniero

Del canto che ascoltavo lungo il fianco dell’Eiano

I rumorosi suoni magistrali ascoltati per lunghe ore,

L’acqua li suonava tra uno sciacquettio su una roccia,

Lo sbattere veloce su dei tronchi morti,

Il radere le sponde, calare spruzzando gocce

Da cascate e picchi di rocce a fronte d’acqua,

Trillando armonie indescrivibili,

Remote lontane, remote nel tempo passato,

Ritmi di questo o quel musico-paroliere che guidava

Il coro dei gruppi di cantori nelle sere di luna piena,

Pastori che andavano richiamando a voci,

Zufolando per le montagne, il gregge, dirigendolo

Verso i prati ricchi d’erbe sempre verdi,

I rivi, i ruscelli, i fiumi, le fiumare che precipitose

Scorrono dalle vicine montagne, tra pianori,

Cascate e canyons profondi tortuosi

Con rumori che sembran musiche continue

Nenie di secoli addormentatrici degli Orfei nostrani.

Andai lontano come pellegrino viandante , nudo,

Senza benedizione, senza bordone possente,

Senza bisaccia, né zucca per bere, cappello per le piogge,

Alla ricerca di un lido cortese, di una ragione,

Di una vita apparentemente più giusta meno dura,

con i miei perché, tanti anche per la mia età

per trovare il mio io che sino allora

Era troppo nascosto, troppo rappreso dal caso.

Lasciai in un mattino nebbioso Cassano

Che restò nel mio capo con ricordi precisi,

Memorie di cose scoperte, accertate, accettate.

Memorie di gioie, felicità, libertà, foto ricordi

Negli occhi, stampate nella mente.

Rimembranze che non volatilizzano mai

Prigioniere nelle gabbie della testa mia.

Ora l’Eiano scorre a valle, nella piana

Il suo andare e greve, basse armonie

L’accompagnano verso altre acque.

Raggiungerà senza sforzi,con voce monotòna

Il mare tranquillo largo, dimentico dei tuffi,

Degli scrosci forti con cui spruzzava

Nell’aria dolce di Cassano la sua acqua.

Seguo le sue irriconoscibili gocce ancora per il mare,

Lasciando dappertutto il suo ricordo,

Quello del mio Cassano, cedendo il passo

Lemme, lemme al tempo che veloce

Non si ferma mai.

Io finalmente stanco, solo, sosterò,

Tranquillo senza più voli della fantasia.

Qualche fiore della mia terra mi terrà compagnia.

Vivrò eterno, come il tempo, con Cassano mia,

Sarò per sempre il suo amoroso cantore.

Michele Miani

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