Lettere meridiane. Cento libri per conoscere la Calabria (Edizioni Rubbettino) - Questo di Francesco Bevilacqua è l’ultimo di una serie di libri che l’autore ha dedicato alla Calabria: ai suoi paesaggi e al rapporto tra uomini e luoghi. Titolo e sottotitolo richiamano alla memoria Le lettere meridionali di Pasquale Villari e Il pensiero meridiano di Albert Camus e Franco Cassano. Nella prima parte del libro, l’autore propone al lettore una originale interpretazione della Calabria e dei Calabresi, mentre nella seconda offre un catalogo ragionato di cento libri da leggere per capire perché la Calabria e i Calabresi sono come sono.
La prima parte del libro è un tentativo (lungo 60 pagine) come dichiara l’autore nelle pagine introduttive, di rappresentare, in un quadro unitario, le varie sfaccettature dell’anima della Calabria e dei Calabresi. Fa da prologo al saggio, la descrizione di quello che l’autore incontra nelle sue peregrinazioni per le contrade calabresi, non ruderi antichi di valore archeologico o artistico, ma rovine recenti che “ancora trasudano umanità”. Due file di case abbandonate, le porte e le finestre sfondate, gli intonaci danneggiati, tetti spioventi sopravvissuti alle nevicate della Sila e in un’atmosfera di sospensione temporale, attrezzi abbandonati, pezzi di macchinari come se chi vi aveva vissuto se ne fosse andato in tutta fretta. Questo paesaggio ci racconta il sentimento di chi parte con la sua ansia del futuro che lo attende in contrade straniere e che non gli consente di lasciare in ordine tutto quello che si sente costretto a lasciare.
Dopo una veloce disamina delle condizioni delle altre regioni meridionali, l’autore conclude con amarezza, che la Calabria reca su di sé le stimmate di tutti i Sud del mondo cosiddetto civilizzato.
Prima di passare in rassegna i pregiudizi, che lungo tanti secoli si sono cristallizzati sulla Calabria, non si esime dal denunciare i mali che collocano la regione più a sud del Sud: la malavita organizzata come la parte più efficiente del governo della regione capace di condizionare pesantemente l’economia e la politica; il parossismo delle clientele, degli assistenzialismi, dell’inefficienza, della corruttela, della verbosità fumosa, dei ritardi, delle omissioni, tutto quanto i calabresi che vivono in Calabria possono sperimentare nella loro quotidianità.
Si diceva dei pregiudizi: si va dalla leggenda dei Bruzi i soldati della Legio X che torturarono e uccisero Gesù Cristo alla regione paradiso abitata da briganti suffragata dall’antropologia positivista di C. Lombroso e A. Niceforo. Le catastrofi naturali, l’emigrazione, la più generale questione meridionale sono trattate in modo conciso ma efficace e mai scontato. Per spiegare la particolarità del cattolicesimo calabrese popolato di Santi, santoni, e santini fa riferimento a Sud e magia di Ernesto De Martino.
Alla domanda Perché i calabresi non hanno cura della Calabria? Dichiara che non sa trovare una risposta plausibile, ma solo qualche appiglio in autori come Pasolini, Repaci, Berto.
Il libro, nelle intenzioni dell’autore, vuole essere d’aiuto a districarsi nel mare della pubblicistica che riguarda la regione. I cento libri sono proposti sotto forma di commenti, di invito a leggerli perché tutti insieme raccontano la Calabria. Bevilacqua sceglie il punto di vista del “Flaneur” di baudelairiana memoria e immortalato da W. Benjamin, per gettare uno sguardo sulla Calabria, sui frantumi di un’identità che stenta sempre a ricomporsi. I cento libri offrono un filo per districarsi nel labirinto della contemporaneità non tanto per capirla quanto per assimilarla perché siano i calabresi, per parafrasare ciò che dice F. Cassano a proposito del Sud, a “pensarsi” e interrompere una lunga sequenza in cui essa è stata pensata da altri. Il filo conduttore del libro è tenuto dalla narrativa perché meglio della saggistica sa dare un senso al susseguirsi dei fatti e alle vicissitudini umane. Si può iniziare con Alvaro, Pavese, Levi, Strati, e proseguire con La Cava, Perri, Gangemi, Abate. E’ presente D. Maffia con il romanzo di Campanella.
I saggi proposti hanno tutti in comune la passione, la chiarezza, l’essenzialità: da Berard e Braudel a Placanica, Isnardi, Alcaro,Cassano.
A conclusione di questo invito a comprare e a leggere questo bel libro, copio uno dei due pensieri messi ad exergo dall’autore che mi sembra rappresenti bene il desiderio dei calabresi più sensibili e che ogni abitante di questa terra potrebbe farlo diventare impegno personale, perché no, programma politico.
“L’amore per le proprie terre, i propri paesaggi,le acque, le rocce, l’aria, le piante e gli esseri viventi di Calabria deve essere la nuova sfida culturale dei calabresi: la difesa ad oltranza del proprio territorio ne sarà il vero – primo ed ultimo – banco di prova.” (Augusto Placanica)
Giuseppe Costantino
Il Libro lo si può acquistare presso la Sybaris Tour di Sibari tel 098174520 - e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o
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