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IDEOLOGIA, una parola dietro la quale si nascondono in tanti

Mario-Franchino.jpgIeri sera a Sibari nella sala convegni comunale,  messa gentilmente a disposizione dall'amministrazione locale, è avvenuto un incontro-dibattito fra diversi personaggi politici del recente passato (qualcuno anche del presente) del Partito Democratico. Ho saputo dell'evento un po' tardi e sono giunto a lavori iniziati. Mi è sembrato di capire che il tutto sia stato organizzato dall'ex-consigliere regionale ed ex-candidato a segretario regionale del PD, Mario FRANCHINO (nella foto a lato), con la dichiarata intenzione di ricucire le diverse anime piddine dell'area vasta Pollino-Sibaritide-Alto Jonio. Come detto poc'anzi erano presenti molti importanti attori della politica locale di fede sinistrorsa, tra gli altri ricordo il sindaco di Castrovillari, avv. Lo Polito, l'ex on. Giuseppe Aloise, l'ex-sindaco di Amendolara ed ex-consigliere provinciale Mario Melfi, l'ex senatore e sindaco di San Demetrio Corone Cesare Marini ed altri con un passato politico di lungo corso. Tra gli intervenuti ho notato le disamine più concrete di Sergio De Simone militante rossanese del PCI-PD, di Remo Spatola segretario del circolo PD di Trebisacce e di Marco Palopoli, mi pare presidente di un'importante associazione rossanese, unico relativamente "giovane" tra i presenti. A fare gli onori di casa e a dirigere le "operazioni" il vice-sindaco di Cassano, nonché segretario del locale circolo PD,  Antonino Mungo. In quasi tutti gli interventi è stato evidenziato il solenne fiasco patito dal partito nelle ultime elezioni politiche ed ognuno ha tentato di dare una spiegazione personale dell'insuccesso, badando bene a dichiararsi non-colpevole. Dopo circa due ore di "parole" si sono salutati con l'intenzione di ulteriori incontri per poter recuperare in qualche modo l'appeal di un tempo. Per farla breve se ierisera ci fosse stata una platea di giovani (20-40 anni) dopo 10 minuti al massimo la sala si sarebbe svuotata. Alla mia vetusta età di quasi ottantenne mi sentivo fuori dal tempo, mi sembrava di assistere ad un incontro di appassionati della politica di 50 anni fa. Retorica pura senza alcun (o raro) riferimento alla realtà.

Mi sono servito di un avvenimento, tutto sommato "privato" per introdurre una breve, ma credo esaustiva, spiegazione glottologica di un lemma, una parola che ierisera è stata pronunciata da diversi oratori: IDEOLOGIA, termine sentito spessissimo nei comizi e nelle tribule politiche, letto su giornali, pubblicazioni e saggi di vario genere. Ho trovato sul web un'interessante nota di Salvatore Congiu sul sito www.unaparolaalgiorno.it, e ve la propongo. (A.M. Cavallaro)

IDEOLOGIA

SIGNIFICATO Complesso dei principi e delle idee proprie di un’epoca, un gruppo, un movimento, una classe, un autore e simili.
ETIMOLOGIA dal francese idéologie, composto del greco idéa ‘idea’ e -logía ‘studio, discorso’. .
«Mi sembra che tu faccia tanta ideologia...»
Quando una parola ci è familiare, non pensiamo più alla sua forma, per quanto strana sia. E ideologia in effetti ha qualcosa di incoerente, con quel suffisso -logia che di solito vale ‘studio, trattazione’ – come in psicologia e geologia – oppure ‘discorso’, come in tautologia e trilogia. Ma l’ideologia non è né studio né discorso: è un insieme, un sistema di idee circa la vita sociale e politica. Perché, allora, come un insieme di immagini mentali si chiama immaginario, un insieme di idee non dovrebbe chiamarsi ideario?
Perché in origine l’ideologia era una disciplina: il termine idéologie fu coniato nel 1795 dal filosofo francese Destutt de Tracy, che insieme a Cabanis, Condorcet e altri formava un gruppo di illuministi di seconda generazione autodefinitisi ‘ideologi’ (idéologues). La loro ideologia era una «scienza delle idee», uno studio scientifico – alieno da ogni metafisica o spiritualismo – sull’origine e la natura delle idee concepite come dati psichici, sensoriali. Come si concilia un tale approccio fattuale e materialista col senso prevalente di ‘ideologia’ ai nostri giorni, che implica sostanzialmente il contrario del pragmatismo e del realismo? Ebbene, l’origine di quest’accezione peggiorativa ha un nome e un cognome, e non dei più oscuri: Napoleone Bonaparte. Avendo gli idéologues, in un primo tempo, sostenuto l’ascesa politica di Napoleone per poi opporsi al suo autoritarismo, egli li denigrò definendo l’ideologia come una «tenebrosa metafisica» distante dalla realtà e dalla prassi.
Fu in quest’accezione che il termine giunse al tedesco Ideologie e fu adottato da Karl Marx e Friedrich Engels, che gli diedero un senso filosofico peculiare: per loro l’ideologia è slegata non dalla politica concreta, come per Napoleone, ma dalla realtà storica, sociale ed economica dell’umanità. Nel loro materialismo storico, ciò che distingue gli umani dagli animali è innanzitutto il fatto che essi, producendo i propri mezzi di sussistenza, «producono indirettamente la loro stessa vita materiale», e lo fanno secondo differenti rapporti di produzione (modi in cui il lavoro e i suoi proventi sono suddivisi), i quali costituiscono la «struttura economica della società», la «base reale» che «condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita». Pertanto, «non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza».
Le idee, quindi, sono solo un effetto di superficie, il travestimento di precise condizioni materiali, di rapporti di forza sociali ed economici – il dominio di una classe sull’altra – che s’intende giustificare e glorificare. Questo fatto, però, non viene riconosciuto, perché inevitabilmente «ogni classe che prenda il posto di un’altra che ha dominato prima è costretta (…) a rappresentare il suo interesse come interesse comune (…), a dare alle proprie idee la forma dell’universalità, a rappresentarle come le sole razionali e universalmente valide». È la falsa coscienza della realtà, dunque, a caratterizzare ogni epoca, producendo l’ideologia, ovvero un paradigma, una visione del mondo dominante, una prospettiva particolare che però si ritiene oggettiva e atemporale. Insomma, una falsa rappresentazione.
Già all’epoca di Marx, in realtà, si diffondeva un’accezione più neutra di ideologia, che è quella vigente tuttora in campo sociologico e politologico, al di fuori della prospettiva marxista: insieme di principî e valori inerenti alla sfera politica e sociale. Nel linguaggio comune, però, essa cede perlopiù il passo all’accezione spregiativa, così riassunta dal Treccani: «complesso di idee astratte, senza riscontro nella realtà, o mistificatorie e propagandistiche, cui viene opposta una visione obiettiva e pragmatica della realtà politica, economica e sociale». Notevole: una perfetta sintesi tra la concezione di Napoleone e quella di Marx.

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