Mi é sempre piaciuto "baloccarmi" con le parole ed in particolare metterle insieme in versi di undici sillabe, nel difficilissimo e vano tentativo di emulare grandi poeti della nostra bella lingua italiana. Quasi sempre, però, ho utilizzato questa metrica non per pensieri alati, gentili, aulici, semmai per stigmatizzare qualche atteggiamento non proprio ideale di taluni personaggi che ho incontrato nella mia vita, di cui, purtroppo, il mondo è pieno. Saccenti, prevaricatori e imbecilli che incontriamo ad ogni piè sospinto praticamente ovunque. Gli endecasillabi che vi presento, ispirandomi maldestramente al principe dei dissacratori Cecco Angiolieri, tratteggiano le caratteristiche di un esemplare di umanoide che possiamo incontrare soprattutto nella bassa ed alta politica, ma non soltanto ovviamente. Ognuno ci può riconoscere il suo prevaricatore, infingardo, scialacquatore di risorse pubbliche, crapulone o affamatore "preferito". Buon divertimento. (Tonino Cavallaro)
SENZA TIMORI REVERENZIALI
Se maramaldeggiar volessimo
t’avremmo rotto capo e carotide,
figlio di buonadonna furbettino
che da tanto stai a rompere i maroni;
non sai tu o vile e turpe burattino
che neanche i lobi ci fai tremare
Con le tue spavalde e inutili cazzate?
Bello ti fai con l’uman letame
che plaudente sta in un cantuccio
ad ubbidire ad ogni tuo dettame.
Ma noi non servi siam d’ogni barone
e siamo pronti a fronteggiarti, illuso,
scenderemo in strada alla tenzone
ti picchierem senz’uso di randelli
prima che ci rubi l’ultimo boccone.
Di te ne abbiam fin sopra i capelli,
stanchi siamo di sciocca tua favella
degno non sei di questa terra bella
altrove vai a spartir merende
e porta via caproni e pecorelle,
dell’umana razza non sei degno
tra belati e coccodé sta il tuo regno.