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Un treno che si chiama putiferio

renzi e treno.jpgIl treno di Renzi, costato al PD circa 500 mila Euro, è passato quasi in tutte le provincie italiane e, mentre i telegiornali mostravano immagini piene di sorrisi, alle varie stazioni si sono viste manifestazioni di protesta abbastanza vibranti con musi duri e invettive irripetibili. Un treno che doveva ascoltare le istanze degli italiani, questo era più o meno il programma del viaggio, non un giro elettorale quindi, ma un viaggio per capire. Beh se bisognava capire, crediamo che il “reuccio” abbia compreso che sta sulle “scatole” ad una stragrande maggioranza di italiani. Carlo Cornaglia, con la sua solita satira tagliente ha stigmatizzato in modo divertente questo viaggio non del tutto riuscito e vi proponiamo di seguito la lettura dei suoi irriverenti versi.

Un treno che si chiama putiferio

Roma, ottobre diciassette,
parte il treno che connette
Matteo Renzi con la ggente:
“Voi parlate, io tengo a mente

e le cose che chiedete,
lo prometto, le otterrete
anche se chiedete molto.
Questo è il treno dell’ascolto.

Poiché il popolo mi ammalia
con Destinazione Italia,
questo tour che oggi comincia,
girerò in ogni provincia

con lo scopo di imparare,
umile nell’ascoltare.
Ben lontan dal chiacchiericcio
quotidiano e dal bisticcio

del politico teatrino,
giuro che questo cammino
non è un viaggio elettorale.
Chi lo dice mi vuol male,

io non sono Beppe Grillo.
Viaggio semplice e tranquillo,
parleranno gli operai
che non ascoltiamo mai,

le realtà con le eccellenze
e le grandi competenze,
i bambini maltrattati,
gli studenti buggerati

dal gran bluff scuola-lavoro
e la Lega Filo d’oro”.


Così dice il fanfarone
al fiii del capostazione

che da Roma Tiburtina
sui binari lo incammina
col suo pieno di panzane.
Passano due settimane

dal promozionale lancio
e si fa un primo bilancio
sugli ascolti e sul consenso.
Il successo è stato immenso!

Umbria, Marche, Abruzzi, Lazio,
al suo arrivo è un vero strazio:
sibili, contestazioni,
strepiti, maledizioni,

anatemi, urla, tumulti,
buh, pernacchie, fischi, insulti.
“Ecco quello che promette!”
“Dove sono le casette

per sfuggire alle intemperie?”
“Quando togli le macerie?”
gridano i terremotati
come sempre infinocchiati.

Nelle Puglie stessa cosa,
“Buffon!” e “Vergogna!” a iosa,
fra i gasdotti e le trivelle,
fra i veleni e le xilelle,

l’Enel, l’Ilva coi tumori
dove se respiri muori.
A Spoleto, a Polignano
ed a Termoli il toscano

viene accolto con furore
fra i “Buffone!” e i “Mentitore!”,
mentre a Brindisi ed a Reggio
sembra andare ancora peggio,

con la Digos sui binari
per salvare lui e compari.
Ecco Paestum, per difesa
corre nientemen che in chiesa

a tenere un’omelia
a De Luca e compagnia.
A evitar questo calvario
da domani il segretario

viaggerà senza una meta
né un orario e ben segreta
terrà ovunque la fermata.
Quando con la sua brigata

in stazion si fermerà
mai nessuno troverà
che gli parli o lo saluti.
Sempre meglio degli sputi

con cui spesso viene accolto.
E la storia dell’ascolto?
Era un trucco ben studiato:
mai nessun Renzi ha ascoltato.

Carlo Cornaglia

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