Si parla ricorrentemente di antiche profezie secondo le quali dovrebbe essere prossima una terza e spaventosa "Terza Guerra Mondiale" che porterebbe alla distruzione quasi totale dell'attuale civiltà. Nostradamus, ma non solo lui, per bocca dei suoi interpreti più accreditati, ci fa sapere tramite le sue "centurie" che ci sarà l'avvento di un "anticristo" e la rovina di intere città per mezzo di una nuova arma più letale della bomba atomica. Il grande veggente la descrive di forma molto strana "una lingua ornata di orecchie raccolte" ; probabilmente si potrebbe trattare di un ordigno dal corpo centrale di forma più o meno conica attorno alla quale vi sarebbero delle specie di altoparlanti o megafoni dai quali, possiamo solo immaginare, si scatenerebbe una fortissima onda magnetica o degli ultrasuoni capaci di disgregare la materia. Siamo nel campo delle ipotesi forse anche un po' assurde. Certo è che queste predizioni sono state fatte 500 anni fa quando la tecnologia era ancora di la da venire o stava appena nascendo, ma tutto ciò mi serviva per presentare una poesia del nostro amico poeta Aurelio Albanese che si chiede come sarà l'umanità dopo il definitivo cataclisma, dirà le stesse bugie, avrà la presunzione della divinità, si porterà sempre dietro i lati scuri dell'anima?
Quando il diluvio
avrà sommerso tutta la terra
e mondato da ogni peccato
la parte più oscura d’ognuno,
chissà se saremo poi
così diversi da come siamo
e chissà se la peritura
parte di noi rivendicherà
la sua primogenitura
che ci delineava della stessa
sostanza del Padre.
Chissà se saremo gli stessi
ricettacoli di Santi,
poeti equivoci e cialtroni,
se avremo gli stessi vizi
e saremo gli stessi
egoisti prepotenti
figli e figlie delle solite
stupide bugie che promettono
amorosi baci come briciole
di una gioia più grande
e infinita.
Chissà se quando il diluvio
avrà spazzato via di me
ogni prova che esisto, la vita
sentirà la mia assenza
e il tempo si volterà indietro
sorridente e mi farà
l’occhiolino come ad un amico
che ha amato.
Io nel mentre, pensandoci
ancora un po’ su, mi preparo
al gran tuffo e comincio
da subito, come chi spaventato
a gridare e già, compero
al supermercato o bancarelle
le pinne e la maschera
per essere pronto almeno
un ora o un attimo prima
che il diluvio arrivi
per mondare da ogni peccato
la parte più oscura d’ognuno.
Aurelio Albanese