Sapevamo che da decenni nei magazzini della zona archeologica di Sibari (inizialmente delle semplici baracche di legno) giacevano migliaia di reperti in buona parte da restaurare e nemmeno classificati. Venire a conoscenza che finalmente si comincia a mettere mano ad un'operazione che avevamo auspicato ci rende particolarmente lieti. Il direttore dott. Filippo Demma sta mettendo in essere le attività che per anni non si erano potute neanche ipotizzare per la penuria di fondi (almeno questo ci veniva riferito). Apprendiamo che giovani ricercatori di Lucca e della Campania hanno contribuito alle attività preliminari e successivamente altri eccellenti studiosi provenienti da altre università si occuperanno della sistemazione e del recupero definitivo dei reperti. Purtroppo la nostra università non ha alcun corso di archeologia, né una facoltà specifica. Invece di aprire un doppione di medicina a Cosenza, non sarebbe stato opportuno pensare ad una facoltà, e perché no magari a Sibari, che potesse preparare gli esperti per lavorare su ciò che abbiamo "copiosamente" in ogni dove della nostra regione? Di seguito il comunicato inviatoci dall'ufficio comunicazione del Parco Archeologico di Sibari.(Antonio Michele Cavallaro)
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Circa 20mila cassette, quasi 500mila reperti – per la maggior parte ancora inediti – provenienti dall’area jonica della Calabria del Nord e da tutta la provincia di Cosenza: i magazzini del Parco sono uno scrigno, una “Riserva” di conoscenza, un deposito di storia e bellezza, il vero polmone della ricerca archeologica nella Sibaritide. Dopo quasi un anno di studi preliminari, condotti in collaborazione con i giovani ricercatori dell’IMT Scuola Alti Studi di Lucca e dell’Università della Campania L. Vanvitelli, è entrato nel vivo il progetto di sistemazione dei depositi del Parco di Sibari. Finalmente, quasi sette anni dopo la sua costruzione, il “nuovo” magazzino E14 posto alle spalle del Museo, si sta popolando e il suo ampio laboratorio, dotato di postazioni per la pulizia e la classificazione dei reperti, inizia finalmente a svolgere la sua funzione.
Il progetto, sotto la direzione scientifica del direttore del Parco di Sibari dottor Filippo Demma e dei professori Maria Luisa Catoni (IMT) e Carlo Rescigno (UniCampania), è coordinato da Camilla Brivio, direttrice del Laboratorio di Restauro e responsabile dell’area Valorizzazione del Parco, e Serena Guidone, ricercatrice IMT. Il lavoro di progettazione del database, che rende possibili le movimentazioni, è stato svolto in gran parte col supporto fondamentale della squadra che si occupa di progettare il sistema digitale del Parco.
Una innovazione che è anche collaborazione: circa l’11% dei reperti, infatti, non proviene dalla Sibaritide ed è di pertinenza della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Cosenza, che disporrà nelle riserve sibarite di uno spazio attrezzato e funzionale per lo studio e la catalogazione, e che continuerà a utilizzarne i magazzini come punto di riferimento per i reperti provenienti dagli scavi preventivi e dalle operazioni di tutela di tutta la provincia settentrionale di Cosenza. A disposizione della Soprintendenza di Cosenza ci sarà anche il laboratorio di restauro del Parco e la collaborazione dello staff del Parco di Sibari per tutte le iniziative di valorizzazione che la SABAP intenderà intraprendere.
La chiusura della prima fase delle operazioni vedrà, a breve, l’apertura al pubblico del magazzino E14 oltre a una importante sorpresa per il pubblico che verrà resa nota nei prossimi giorni.
Parco Archeologico di Sibari
Ufficio Comunicazione