Pare che in Italia ci siano circa tre milioni di poeti che pubblicano ogni anno migliaia di libri di poesie che, purtroppo, nessuno o quasi legge. Un autentico spreco di creatività, potrebbe pensare qualcuno, dimenticando che lo scrivere, poesie o altro, soddisfa innanzitutto la voglia intima e personale di esteriorizzare i propri sentimenti. Altrettanto si può dire di chi oltre a scrivere bei testi, si diletta a rivestirli di musica, quella categoria di artisti che negli anni ’60 si cominciarono a chiamare “cantautori”. In fondo basta poco per poter dare sfogo alla propria voglia di creare: una chitarra, la conoscenza di qualche accordo, un testo discreto e il gioco è fatto. Certo sembra facile e infatti i risultati non sono sempre così eclatanti, ma tant’è, finché lo si fa per un proprio bisogno interiore, che male c’è?
I guai cominciano quando si pretende che le proprie elucubrazioni poetiche e musicali debbano piacere anche ad un pubblico più vasto della propria cerchia di parenti ed amici. Purtroppo, però, accade spesso che in un bailamme di testi e melodie si perdano autentici gioielli figli di vere ispirazioni artistiche.
Tutto questo pistolotto iniziale per raccontarvi che recentemente un carissimo amico, del quale conoscevo la sua passione per la chitarra e la sua valentìa nel suonarla, mi ha regalato con una certa timidezza un CD contenente dieci sue canzoni che aveva deciso di incidere dopo una cernita lunga e laboriosa. Non fui certo sorpreso, perché spesso l’avevo ascoltato quando, tra una pizza e l’altra, dilettava sé stesso e gli amici, presenti nel suo locale, eseguendo sue invenzioni musicali accompagnandosi appunto con il suo strumento preferito.
Lo ringraziai e corsi a casa per ascoltare le sue canzoni, indossai le cuffie e già dalle prime note, dai primi accordi, dalle prime parole fui trasportato indietro nel tempo, nei mitici anni ’60 e ’70. Si sentiva chiaro e forte il “sapore” di un periodo irripetibile quando il “cantautorato” esplose in tutta la sua giovanile irruenza figlio di una musicalità melodica tipicamente italiana e di ritmi rock che arrivavano prevalentemente dall’America e dall’Inghilterra. Cosmo Algieri è figlio di quel tempo straordinario, come me del resto, e l’influenza che ha avuto sulla sua bella vena creativa è presente in ogni suo brano.
Ma attenzione, anche se l’ambientazione musicale è quella del primitivo “pop rock”, non c’è nulla di scontato nelle sue canzoni, le melodie scorrono leggere e orecchiabilissime, gli arrangiamenti particolarmente curati, dove predomina il suono della chitarra, accompagnano con discrezione la voce ben impostata e modulata a cui, di tanto in tanto, un vago accento arberesch dà una connotazione quasi esotica che rende l’ascolto ancora più interessante e piacevole.
Insomma un disco che ho ascoltato più volte e, ad ogni ascolto, ho scoperto sonorità diverse, intuizioni cromatiche interessanti e piacevoli, che esaltano in modo garbato i testi, anche questi molto curati, mai banali o scontati.
Ti ringrazio caro amico per il bel regalo, ti auguro di tutto cuore che la tua creatività possa essere apprezzata da molti altri amanti delle belle canzoni perché la genialità non ha età, e, in attesa di tuoi ulteriori parti artistici, riascolto queste tue prime dieci canzoni, consigliandole a tutti i webnauti che seguono il nostro portale.
Il CD è stato registrato, mixato e masterizzato presso ROKA Produzioni di Corigliano. I titoli dei brani: Quando avrò, Tu che sei me, La mia attesa, Autore, Ferro nero, E se lei, Vai vai, Ritorno, Nuova luce, Figlio che verrà.
Hanno suonato: Roberto Cannizzaro: tastiere, chitarre e Synth; Cosmo Algieri: Chitarra acustica; Percussioni: Gianfranco Varani.
Testi, musiche e voce di Cosmo Algieri.
Antonio Michele Cavallaro
(Il CD dal titolo “io autore” di Cosmo ALGIERI, lo potete richiedere direttamente dal sito o trovarlo presso la pizzeria SNOOPY a Marina di Sibari, per info: 3928777333)