Sono sicuro che in pochissimi (anche tra coloro che si reputano grandi musicofili) conoscono questo sfortunato musicista calabrese nato a Palmi nel 1791 e morto come oggi, il 9 luglio del 1813 a soli 22 anni, mi riferisco al compositore Nicola Antonio Manfroce (1791-1813). Allievo di G. Tritto a Napoli e N. Zingarelli a Roma, rivelò giovanissimo doti non comuni di compositore teatrale e, nonostante l'esiguità della produzione dovuta alla sua morte precoce, è annoverabile tra le personalità musicali più originali ed interessanti del periodo pre-rossiniano. Il principe degli impresari dell'epoca, il Barbaja, gli commissionò una tragedia in tre atti, l'Ecuba. Il compositore, già minato nella salute, si mise al lavoro con grandissima lena e accanimento, tali che ne provarono fortemente il fisico; l'Ecuba venne rappresentata il 13 dicembre 1812 al teatro San Carlo di Napoli riscuotendo un successo strepitoso.
L'opera, piena di novità, colpì infatti il pubblico partenopeo e Manfroce venne salutato come uno dei maggiori talenti della propria epoca. Certa scuola musicologica che fa capo a Francesco Florimo (1800-1888), anche lui reggino, storico e critico musicale di S. Giorgio Morgeto, tende ad attribuire a Manfroce l'origine del crescendo rossiniano. La sua prima opera, Alzira, era stata rappresentata a Roma nel 1810, l'altra, Manfredi, fu rappresentata postuma a Milano nel 1816. Celebre è il ricordo affettuoso e commosso che Florimo stesso lasciò del giovane conterraneo Manfroce, scomparso appena ventiduenne: “tra i primi a studiare e a meditare accuratamente le opere dello Haydn e del Mozart che in quel tempo comparivano in Napoli sicché sarebbe stato più fortunato nel congiungere le soavi melodie della Scuola Italiana a quelle della Scuola Alemanna di quello che non furono il Mayr, il Paër, il Generali”. Dunque, un anello di congiunzione tra i modelli stilistici partenopei e quelli di tradizione europea riprodotti in una sintesi di originalità melodica ed estro innovativo che guarda alla Francia dell'Opéra e della tragédie lyrique. Proprio in tal senso Florimo individuò nella ricerca strumentale di Manfroce il cammino che porta direttamente a Rossini: “un anello di congiunzione fra Paisiello e Cimarosa per giungere a Rossini di cui deve essere ritenuto precursore”. Nonostante venisse curato da illustri medici per ordine della regina, il giovane musicista cessò di vivere il 9 luglio 1813 a soli ventidue anni. Era nato a Palmi (Reggio Calabria) il 21 febbraio 1791.
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Antonio Michele Cavallaro
Info di Luigi Maffeo