Nelle nostre scorribande tra le notizie riguardanti i grandi musicisti del mondo intero non potevamo dimenticare che il 9 maggio del 1567 nasceva a Cremona il compositore Claudio Monteverdi (1567-1643). Figlio d’un medico, s’avviò giovanissimo allo studio della musica sotto la guida del grande polifonista Marc’Antonio Ingegneri, maestro di cappella nella cattedrale di Cremona. Nel 1587 apparve il Primo Libro dei Madrigali, l’avvio di una formidabile serie di opere vocali profane destinate a cambiare radicalmente il linguaggio musicale negli anni fra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento. La moderna tecnica e l’audace concezione drammatica dei suoi madrigali, oltre agli encomi, suscitarono anche aspre critiche: ad esempio celebre quella del canonico Giovanni Maria Artusi che polemizzò circa l’utilizzo di dissonanze da parte del compositore cremonese. La risposta di Monteverdi arrivò con la prefazione al Quinto libro di madrigali (1605) dove veniva annunciata una “seconda prattica ovvero perfettione della moderna musica”. Nel 1607, presso la corte mantovana dei Gonzaga, fu rappresentato il suo primo capolavoro di teatro musicale, La favola d’Orfeo, che segnò il vero inizio dell’opera lirica dopo gli esperimenti della Camerata fiorentina. Monteverdi continuò a comporre fra il 1608 ed il 1630 altre opere, purtroppo andate perdute, ad eccezione del Lamento di Arianna della tragedia musicale L’Arianna (1608) su testo di Rinuccini. Ma a testimonianza del genio versatile e della grande capacità di rinnovamento troviamo nel 1610 la sua più nota composizione sacra di Monteverdi, i Vespri della Beata Vergine,(cliccare per l'ascolto) dove Monteverdi dona nuova vitalità allo stile concertato della scuola veneziana e dei Gabrieli. Grazie alla grande fama procuratagli dall’Orfeo e dai Vespri, nel 1613 venne chiamato a Venezia per assumervi l’incarico di maestro di musica, portando in tal modo le novità del suo stile nella Serenissima creando così le basi per la straordinaria fioritura musicale veneziana dei successivi 150 anni. Dell’attività di Monteverdi a Venezia sopravvivono soltanto Il ritorno d’Ulisse in patria (1640) e L’incoronazione di Poppea (1643). La grande importanza di quest’opera è quella di aver inaugurato l’importantissimo genere di melodramma a soggetto storico (prima i soggetti erano stati tutti di genere mitologico) orientando lo sviluppo del melodramma dei secoli successivi nei quali i soggetti storici domineranno gran parte dei libretti. Una menziona meritano anche i Canti Guerrieri e Canti amorosi dell’Ottavo libro di madrigali che contiene alcune delle più mirabili composizioni di Monteverdi, come Il combattimento di Tancredi e Clorinda che resta l’esempio più brillante di ciò che Monteverdi chiamò “genere concitato” dove vengono utilizzati per la prima volta due accorgimenti degli archi che affiancano il continuo: il tremolo ed il pizzicato. Morì a Venezia il 29 novembre del 1643 dopo breve malattia e fu seppellito nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari. La sua influenza fu determinante sia direttamente nella musica vocale sacra e profana dei compositori fino al volgere del secolo, sia indirettamente nella sperimentazione dei nuovi linguaggi strumentali, ispirati in particolare alla scrittura fortemente teatrale della seconda pratica.
a cura di Luigi Maffeo