(Tav 1) Il dipinto che presentiamo ai lettori, raffigurante una Scena di martirio (tav. 1) rappresenta il vertice nella produzione del pittore e compare, come prima figura, nel volume dedicato alla Pittura napoletana del Settecento, dal Rococò al Classicismo, da Nicola Spinosa, pontefice assoluto sull’argomento. La tela in oggetto negli ultimi decenni ha cambiato più volte autore e proprietario, prima di approdare nella celebre collezione della Ragione ed ha trovato in questa gran congerie di ipotesi attribuzionistiche soltanto grazie a Spinosa una definitiva collocazione nella produzione di Lorenzo De Caro. Nel catalogo della mostra sulla Civiltà del Settecento a Napoli, il sommo studioso, nel redigere la biografia dell’autore, segnala il dipinto tra i più significativi del pittore avendo avuto notizia della sua presenza sul mercato antiquario londinese. Il quadro ricompare presso la Koetser Gallery di Zurigo nella vendita di luglio 1969 con un’attribuzione dubbia a Solimena, per riapparire presso Semenzato nell’asta del 16 marzo 1986(n.9) come opera di Giaquinto. Il dipinto dopo una passaggio nella collezione Santulli di Milano, passa poi a Napoli in quella di Angelo Russo, per trovare poi nel 1989 una definitiva collocazione nel superbo salone della villa posillipina del famoso collezionista napoletano.
(Tav 2) Spinosa colloca l’opera nei primi anni dell’attività del pittore, mentre a nostro parere è stata eseguita nel periodo maturo dell’artista e non nella fase giovanile, per le tangibili affinità con la Decollazione di San Gennaro(tav. 2) conservata nella chiesa dei santi Filippo e Giacomo (documentata ad agosto 1758) con la quale condivide l’impaginazione e stringenti analogie tra il guerriero con l’elmo sulla sinistra(tav. 3), l’impeto dinamico del carnefice e l’insieme degli angioletti che guardano la scena dall’alto; tutti elementi che concorrono a determinare un senso di vivace dinamicità e movimento all’episodio, rappresentato su uno sfondo appena dorato con cromie e colori fluidi, timbrici e pieni di luce, posticipandone la datazione.
Nella composizione è presente una palpabile discrepanza temporale tra il martirio da parte di soldati romani, persecuzioni che cessarono con il 312, quando il Cristianesimo divenne religione di Stato e l'immagine di un minareto sullo sfondo(tav. 4), un'architettura che comparve dopo almeno tre secoli.
La tela, una delle opere più significative del pittore, merita di essere prima ammirata e poi studiata nei particolari.
(Tav.3)
(Tav.4)
Bibliografia
Nicola Spinosa – Civiltà del Settecento a Napoli 1734 – 1799 (catalogo), pag. 431 – Napoli 1980
Nicola Spinosa – Pittura napoletana del Settecento – Dal Rococò al Classicismo – pag. 68 – 169 – Napoli 1987
Mario Alberto Pavone – Pittori napoletani del ‘700 – pag. 50 – Napoli 1994
Mario Alberto Pavone – Pittori napoletani del primo Settecento – tav. 31 – Napoli 1997
Achille della Ragione – Collezione della Ragione – pag. 46 – 47 – Napoli 1997
Gustavo De Caro – Mirella Marini – Rosario Pinto – Lorenzo De Caro Pittore del Settecento napoletano – fig. 25 – pag. 95 - 107 – 108 – Napoli 2005
Achille della Ragione