(fig. 1 - Lorenzo De Caro - Ecce Homo - 37x25 -Napoli collezione privata) Presentiamo in questo articolo uno splendido inedito di Lorenzo De Caro, che va ad incrementare il catalogo dell’artista.
Il quadro Un Ecce Homo (fig.1-2) di proprietà di un celebre collezionista napoletano, che richiama a viva voce una Crocefissione (fig.3) appartenente alla nota collezione Pepe di Acerra, va collocato verso la fine degli anni Cinquanta nel momento migliore della produzione del De Caro, quando, pur partendo dagli esempi del Solimena, ne scompagina la monumentalità attraverso l’uso di macchie cromatiche di spiccata luminosità e, rifacendosi ai raffinati modelli di grazia del De Mura, perviene ad esiti di intensa espressività, anticipando l’eleganza del Rocaille. Gli aspetti qui elencati si possono cogliere nella tela in esame, in cui si coglie la volontà monumentale e classicheggiante del Solimena maturo, ma contaminata da quella immediatezza espressiva che gli fu suggerita, dal Traversi e dal modulato realismo arcadico dei presepi napoletani. Il protagonista sembra voglia manifestare: dolore, sopportazione e volontà di superare ogni prova, anche la più difficile.
(fig.2- Lorenzo De Caro - Ecce Homo - 37x25 - particolare del volto - Napoli collezione privata) Lorenzo De Caro fu insigne pittore del glorioso Settecento napoletano, anche se fino ad oggi conosciuto solo dagli specialisti e dagli appassionati più attenti. Una serie di dipinti presentati sempre più di frequente nelle aste internazionali, una mia recente monografia ed alcune fondamentali scoperte biografiche costituiranno un viatico per una sua più completa conoscenza da parte della critica ed una maggiore notorietà tra antiquari e collezionisti. Verso la fine degli anni Cinquanta si manifesta il momento migliore nella sua produzione, quando, possiamo collocare il dipinto in esame.
Lorenzo De Caro è un pittore a me caro perché posseggo nella mia collezione una Scena di martirio (fig.4) che rappresenta il vertice nella produzione del pittore e compare, come prima figura, nel volume dedicato alla Pittura napoletana del Settecento, dal Rococò al Classicismo, da Nicola Spinosa, pontefice assoluto sull’argomento.
La tela in oggetto negli ultimi decenni ha cambiato più volte autore e proprietario, prima di approdare nella mia raccolta ed ha trovato in questa gran congerie di ipotesi attribuzionistiche soltanto grazie a Spinosa una definitiva collocazione nella produzione di Lorenzo De Caro. Nel catalogo della mostra sulla Civiltà del Settecento a Napoli, il sommo studioso, nel redigere la biografia dell’autore, segnala il dipinto tra i più significativi del pittore avendo avuto notizia della sua presenza sul mercato antiquario londinese. Il quadro ricompare presso la Koetser Gallery di Zurigo nella vendita di luglio 1969 con un’attribuzione dubbia a Solimena, per riapparire presso Semenzato nell’asta del 16 marzo 1986 (n.9) come opera di Giaquinto. Il dipinto dopo una passaggio nella collezione Santulli di Milano, passa poi a Napoli in quella di Angelo Russo, per trovare poi nel 1989 una definitiva collocazione nel superbo salone della mia villa posillipina.
Nella composizione è presente una palpabile discrepanza temporale tra il martirio da parte di soldati romani, persecuzioni che cessarono con il 312, quando il Cristianesimo divenne religione di Stato e l'immagine di un minareto sullo sfondo, un'architettura che comparve dopo almeno tre secoli.
Achille della Ragione
fig. 3 - Lorenzo De Caro - Crocefissione - Acerra, collezione Pepe
fig. 4 - Lorenzo De Caro - Scena di martirio - Napoli collezione della Ragione