Questo sito utilizza cookie per garantire il corretto funzionamento delle procedure e migliorare l'esperienza d'uso delle applicazioni. Se vuoi saperne di più o negare il consenso clicca su info. Continuando a navigare o accettando acconsenti all'utilizzo dei cookie.

Donne nella storia: Lucrezia, la vittima del patriarcato

Tarquinius_and_Lucretia_-_Rubens_-_1610_-_Hermitage.jpgRacconto semiserio di una storia molto triste descritta nel solito stile simpaticamente aggressivo della prof.ssa Mariangela Vaglio. Lucrezia, matrona romana, seria e fedele, si uccise davanti ai propri parenti dopo essere stata violentata dal figlio dell'ultimo re di Roma, tutto ciò per indurli a vendicare il suo onore. Quel che accade dopo è storia: il marito ed i parenti tutti organizzarono una rivolta e fu così che finì la monarchia e nacque a Roma la Repubblica. Le donne amate e vituperate da maschietti pruriginosi e spesso sciocchi hanno pagato a lungo (direi troppo) per colpe di altri; è il tempo della riscossa? Chissà, a condizione che non vogliano vendicarsi di ogni maschio ancora funzionante, ahimé, dei pochi rimasti!  Il dipinto é di Rubens e si trova nell'Ermitage di San Pietroburgo, dove, per il momento, è difficile andare e per colpa di chi? Del solito maschietto megalomane, e di chi sennò. Buona lettura (A.M.Cavallaro)

Lucrezia mia, ogni volta che leggo la tua storia la trovo sbagliata a così tanti livelli che manco li conto più. C’è una città, Roma, che sta a fare guerra con Ardea, e visto che la guerra la fanno gli uomini, le donne se ne stanno a casa. Che devono fa’, porelle? Vivono la loro vita, alla sera vanno a cena le une dalle altre, del resto se sti gnoccoloni dei consorti si divertono a menarsi con i vicini, loro devono stare recluse?

Invece tu, Lucrezia, che già si capisce che t’hanno fatto il lavaggio del cervello fin da piccina a casa tua, no, te ne stai a casa a filare la lana, aiutateme a di’ che du’ palle, signora mia.

Siccome le disgrazie non vengono mai sole, ti hanno pure fatta sposare con un marito, Collantino, che oltre che maschilista non è nemmeno un’aquila. Mentre tutti tornano nottetempo a Roma di nascosto e almeno sollazzano le mogli, lui resta ad Ardea, ottuso come solo i maschi che vogliono diventare eroi sanno essere. E sto genio, per giunta, non tiene manco la bocca chiusa quando serve. Infatti, se sai che il tuo principe e capo, Sesto Tarquinio, ha un debole per le donne, andargli a decantare quanto è bella, buona e fedele la moglie tua, Collantino adorato, non è proprio proprio una mossa intelligente. E invece lui, zacchete, loda a manetta te, Lucrezia, invece di tacere, combattere e farsi i fatti suoi.

Ma tu con gli uomini imbevuti di patriarcato tieni l’abbonamento. E quindi a Sesto, sentendo che sei fedelissima, prende il friccicorino e vuole averti, perché figurati se può esistere una donna che può decidere di non essere a disposizione di un maschio di potere. E allora si presenta a casa tua, con le buone cerca di convincerti, e quando non ci riesce, passa alla e cattive: o ci stai o ti ammazzo e poi ti descrivo come una poco di buono a tuo marito e tuo padre, mettendo accanto al tuo cadavere quello di uno schiavo nudo, perché il revenge porn non l’ha inventato internet, Lucrezia mia.

E qui l’apoteosi del patriarcato e del maschilismo. Perché tu, costretta, devi pure andare a letto con Sesto. Ma appena ha finito di violentarti, povera Lucrezia, non è che poi chiamare le autorità e denunciare. No, tu chiami padre e marito, ma siccome sei donna, e sai già che se dicessi di essere stata violentata e basta i due comunque in una angolino del loro cervello bacato continuerebbero a pensare che un po’ te la sei cercata e ti è pure piaciuto, prendi una spada e ti ammazzi, tanto per essere più credibile. E muori. Certo, dando il via alle rivoluzione che porterà alla Repubblica romana. Che però tu vedrai dalla tomba, mentre consoli diventano Bruto, tuo padre e quello sveglio di tuo marito Collantino, che però dura come un gatto sulla tangenziale, perché si ricordano che è pure cugino dei Tarquini e quindi si becca un impeachment quasi immediato.

In un mondo non patriarcale, Lucrezia mia, tu non saresti finita al cimitero. Avresti preso tu la spada, non per interposta persona, per menare a Sesto Tarquinio in primis, e pure a tuo marito poi.

E te ne saresti andata a festeggiare la repubblica neonata con un bel banchetto, come consola, assieme a tutte le altre donne di Roma. E i mariti a casa, se proprio volevano.

A filare la lana, che di danni ne avevano già fatti a iosa.

 Mariangela Vaglio

da: Ilmondodigalatea

Ultime Notizie

Ho una simpatia particolare per Beltrano, del quale posseggo uno dei suoi capolavori ed a cui ho dedicato una monografia:...
Il flop del referendum a Cosenza sulla Città Unica richiama alla memoria le prime scenografie teatrali nella Grecia antica. Le...
L’associazione Civitas Solis Cosenza APS è lieta di annunciare la prima edizione de: La Biennale d’Arte di Cosenza “TRANSIZIONI”. L’inaugurazione...
Il progetto, diffuso in quattro diversi spazi della città, ripercorre tutta la carriera del maestro. Dagli scatti sul mitico “Funerale...
I tanti extra-comunitari che vivono ormai stabilmente dalle nostre parti, (nel comune di Cassano circa 1500) e l'incidente mortale...

Please publish modules in offcanvas position.