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Cosa sono le Zone Economiche Speciali (ZES)?

zes_napoli.jpgSi parla tanto di creare un'area ZES presso il porto di Corigliano collegata con quella già esistente di Gioia Tauro. Vediamo di cosa si tratta. Abbiamo fatto ricorso al web ed abbiamo trovato un interessante articolo di Mario Angiolillo, Direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA* di The Smart Institute. Esperto di tematiche geopolitiche e di relazioni internazionali, svolge attività di advisory per diverse società con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità offerte da Brexit.

Le Zone Economiche Speciali sono aree all’interno delle quali è possibile beneficiare di incentivi, agevolazioni e semplificazioni amministrative.

Nel mondo lo strumento della Zona Economica Speciale è molto diffuso e se ne stimano oltre 4000 distribuite su oltre 100 Paesi.

Uno dei principali esempi di ZES è quello di Shenzen in Cina, costituita a partire dalla politica della “porta aperta” del 1978. Quello che era solo un villaggio di pescatori conta oggi oltre 12 milioni di abitanti.

Interessante è anche il caso di Dubai, con il Dubai International Financial Centre (DIFC). Si tratta di una zona franca finanziaria con una giurisdizione indipendente su diverse questioni di interesse economico.

In Europa meritano una menzione la ZES di Shannon in Irlanda, istituita nel 1959, all’interno della quale sono garantiti un regime doganale speciale e una serie di vantaggi fiscali. E le ZES della Polonia, aree nelle quali è possibile usufruire di vantaggi fiscali e di adeguate infrastrutture, con il chiaro obiettivo di creare nuovi posti di lavoro. Individuate anche secondo una vocazione produttiva come ad esempio le ZES di Katowice e di Cracovia specializzate nell’automotive.

Come funzionano le ZES in Italia?

In Italia le ZES sono state istituite con il Decreto legge n. 91 del 20 giugno 2017, convertito con modificazioni dalla legge n.123 del 3 agosto 2017, come aree all’interno delle quali è possibile beneficiare di vantaggi fiscali e semplificazioni amministrative.

Con il DPCM 25 gennaio 2018 è stato poi adottato il Regolamento per l’istituzione di Zone Economiche Speciali.

La loro istituzione è stata realizzata nell’ambito delle misure per la crescita economica del Mezzogiorno.

Nell’individuare le aree da destinare all’istituzione di Zone Economiche Speciali è stata considerata la legislazione europea che vieta gli aiuti di Stato, secondo l’art. 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. Ma che concede delle deroghe per le regioni meno sviluppate e con una forte sottoccupazione e senza alterare gli scambi commerciali in maniera contraria al comune interesse.

Dove sono le ZES in Italia

Anche tenendo in conto la normativa europea, le ZES in Italia coincidono con le regioni meno sviluppate e in transizione, in aree geograficamente delimitate e chiaramente identificate, comprendenti almeno un’area portuale inserita nelle reti di trasporto trans-europeo.

Pertanto le ZES istituite in Italia sono le seguenti: Abruzzo; Calabria; Campania; Ionica interregionale Puglia-Basilicata; Adriatica interregionale Puglia-Molise; Sicilia Orientale; Sicilia Occidentale; Sardegna.

Al momento della loro istituzione i benefici previsti per le ZES constavano in procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, accesso alle infrastrutture esistenti e possibilità di sviluppare nuove infrastrutture, possibilità di istituire zone franche doganali, credito d’imposta nel limite massimo di 50 milioni di euro per ciascun progetto di investimento.

L’opportunità di accelerare il PNRR

Un importante impulso allo strumento rappresentato dalle Zone Economiche Speciali è arrivato in occasione della redazione del PNRR e dalle modifiche introdotte con il decreto-legge ‘Governance e Semplificazioni’ (DL n. 77/2021 convertito in legge n. 108/2021), con il decreto-legge ‘Recovery’ (DL n. 152/2021 convertito in legge n. 233/2021) e successivamente perfezionate con il decreto-legge 36/2022 “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.

Gli stanziamenti per le Zone economiche speciali

Il PNRR destina circa 630 milioni di euro agli interventi infrastrutturali finalizzati ai collegamenti delle ZES con la rete nazionale dei trasporti ed in particolare con le reti Trans-Europee (TEN-T).

Ulteriori 1,2 miliardi di euro sono destinati agli interventi di rafforzamento dei principali porti del Mezzogiorno d’Italia.

Lo stesso decreto ha innalzato il tetto del credito di imposta da 50 milioni a 100 milioni di euro, ampliando la tipologia di spese ammissibili.

Ulteriori semplificazioni amministrative, ad esempio, si devono all’introduzione di un procedimento di autorizzazione unica per le attività e la creazione di uno sportello digitale, disponibile anche in lingua inglese, presso il quale presentare i progetti soggetti ad autorizzazione unica. Sono inoltre stati ridotti i tempi per il rilascio dell’autorizzazione.

Composizione del PNRR per missioni – Fonte: MEF

Cosa sono le ZLS?

Se le ZES possono essere istituite solo nelle zone meno sviluppate e in transizione, è possibile istituire un’altra forma di zona economica speciale, le Zone Logistiche Semplificate (ZLS), nelle aree più sviluppate così come individuate dalla normativa europea.

La legge n. 205/2017 e s.m.i. e poi la legge 160/2019 hanno stabilito che, per l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali, le imprese già operative e quelle che si insediano nelle ZLS beneficiano delle procedure semplificate e dei regimi procedimentali speciali operanti per le Zone Economiche Speciali. Nonché, limitatamente alle zone ammissibili agli aiuti a finalità regionale a norma dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera c) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e salvo il regime previsto nei casi di istituzione nella medesima regione di una seconda ZLS, delle misure di agevolazione fiscale previste per le ZES.

Conclusione

L’utilizzo di questi strumenti normativi potrebbe quindi potenzialmente costituire un “acceleratore” per lo sviluppo di alcune delle progettualità da realizzarsi nel quadro di quanto previsto dal PNRR, così come per tutte quelle progettualità che avendone i requisiti ricadessero all’interno delle zone economiche speciali. Ponendo un focus su investimenti di carattere produttivo.

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Alla luce di quanto esposto brillantemente nell'articolo, il notro territorio, o meglio la politica della sibaritide, ha fatto i passi necessari per approfittare di queste opportunità, o siamo in grado di pensare solo a qualche campo di bocce e a piste ciclabili, che sono certo cosette interessanti, ma che non hanno nulla a che vedere con le opportunità per un futuro sviluppo economico?

La domanda è aperta, ci auguriamo che qualcuno tra i nostri lettori sia in grado di rispondere alla domanda in termini comprensibili e professionali.

Tonino Cavallaro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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