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Difendiamo le donne dagli uomini, e chi difende gli uomini ...?

pro uomini abbandonati mini.jpgLa mia carissima amica Emmanuela ROVITO a Cosenza ha fondato  l'Associazione MissiONlife, nella quale un team di esperti lavora sotto forma di "volontariato" per soccorrere persone soggette a subire la "malasorte" e incapaci di reagire nel modo giusto alle vessazioni ingiuste inflitte loro da altri, siano essi ex-partner o stalker abituali. Discorrendo di questo tipo di difficoltà il pensiero corre subito alle donne vittime di violenza, ma Emmanuela  ha pensato anche agli uomini - tanti, più di quanto si possa immaginare - abbandonati e poi vituperati da mogli cattivissime. Sembra un paradosso nel clima di difesa a oltranza delle donne che molto spesso (purtroppo) vengono violentate, picchiate e talvolta uccise dal maschio fallocrate, brutale e primitivo: è vero sono tanti i casi in cui la vittima è la donna e sicuramente qualunque sia la causa scatenante di certi comportamenti, la violenza fisica non è certo il rimedio giusto e per questo ci sono molte organizzazioni ad hoc per assistere ed aiutare le malcapitate, ma, agli uomini che, per contro,  sono vittime della malvagità femminile, chi ci pensa? Emmanuela si è fatta promotrice all'interno sempre dell'associazione MissiONLife di un'azione denominata "Anti Violenza Uomo", nel contesto più ampio dello "Sportello Osservatorio Sociale" che opera a Cosenza ed in altre realtà, per acquisire dati e creare i presupposti per un'azione mirata appunto a salvaguardare i diritti di padri ed ex-mariti che si trovano di colpo senza famiglia e, talvolta, senza casa. 

Sembra strano che sia stata una Donna a prendere le "difese" degli uomini, quasi una sfida in controtendenza, ma chi conosce Emmanuela sa che è un'attenta osservatrice della realtà in cui viviamo e ha captato il disagio dei tanti uomini che vivono situazioni a limite della sopportazione: talvolta il loro orgoglio, prettamente maschile, gli impedisce di reagire, e vanno avanti con grandi difficoltà continuamente vessati e tiranneggiati da ex-mogli che subdolamente approfittano delle leggi vigenti per infierire sull'ex-marito, instillando sensi di colpa e spesso usando i figli per colpire maggiormente il povero maschio che generosamente e stoicamente sopporta di tutto e di più. Nella locandina che pubblichiamo sono indicati gli orari in cui si può accedere nella sede dell'associazione per comunicare il proprio problema, all'inizio sono stati in pochi ad aderire, poi, a poco a poco, le richieste sono diventate tantissime a dimostrazione di quanto il problema fosse diffuso.

So bene che non è facile ammettere e sviscerare le proprie difficoltà, ma non dimentichiamo che le leggi utilizzate dai legali delle donne oggetto di violenza, sono valide anche per gli uomini, bisogna solo lasciarsi consigliare e vincere il naturale riserbo maschile di parlare delle proprie difficoltà. Anche nella Sibaritide, si potrebbe avere uno sportello "Anti Violenza Uomo"; qualcuno si è già rivolto alla sede di Cosenza, ma la distanza non permette di poter seguire i casi con l'attenzione necessaria e come si vorrebbe, quindi è auspicabile che anche in zona un gruppo di professionisti volontari potesse iniziare questo percorso di raccolta dati, sempre in cooperazione col centro di Cosenza, per sviluppare una strategia utile all'uomo vittima e non carnefice.

La sede di MissiONlife si trova a Cosenza, in via Don Carlo De Cardona, 12; riceve il Lunedì dalle ore 11,00 alle 13,00 e il venerdì dalle ore 10,30 alle 12,30 - tel. e watsapp N° 350 1735519.

(I professionisti (sociologi, psicologi, assistenti sociali) residenti nella sibaritide interessati al progetto possono preliminarmente contattarci tramite e-mail, se vorrano potranno lasciare il loro telefono, saranno ricontattati per un appuntamento. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

 

Una storia vera

Come sono solito fare, mi piace affrontare il discorso con degli esempi vissuti. A me ne é capitato uno in particolare che la dice lunga sulla "non-belligeranza in auto-difesa" di molti uomini. Era il 1987, mi trovavo in Veneto per lavoro in una ridente cittadina di circa 15mila abitanti, dirigevo un'agenzia di viaggi di fresca apertura, i titolari mi avevano "ingaggiato" per lanciare l'attività anche nei paesi viciniori, quindi era mio interesse conoscere  e prendere contatti con più gente possibile e non risparmiai nessuna associazione, banca, azienda, scuola per offrire i nostri servizi. Entrai a far parte di un club tennistico, ero un discreto giocatore, e fra i tanti soci conobbi un giovane professionista locale, col quale entrai subito in sintonia pur essendo io più anziano. Era sposato da poco con una deliziosa ragazza e sembrava che filasse tutto per il meglio. Una mattina, verso le 10, Armando (il nome è di fantasia per ragioni di privacy) piombò trafelato in agenzia, cereo in volto e balbettando mi chiese di parlarmi in privato. Capii che qualcosa non gli andava per il verso giusto, uscii fuori e dopo un po' mi raccontò la brutta storia in cui era, suo malgrado, incappato. Quella mattina era uscito presto per recarsi alla sede provinciale del suo ordine, lasciando la mogliettina ancora a letto. Era partito da circa mezz'ora, quando si accorse di aver dimenticato dei documenti importanti, quindi fece marcia indientro e ritornò in paese. Era trascorsa circa un'ora dalla sua partenza, Cercando di non disturbare la moglie, entrò in casa il più silenziosamente possibile e si recò nel suo studio situato al pianterreno, mentre cercava i documenti sentì dei rumori strani provenire dal primo piano della villetta, dove si trovava la camera da letto, salì piano su per le scale e attraverso lo spiraglio della porta vide che la sua signora si sollazzava con un giovane del paese, suo conoscente. Rimase sconvolto dalla scoperta, ma la sua anima gentile gli impedì di reagire, tornò giù, e sceso in strada, non riuscendo a decidere sul da farsi, venne direttamente da me che stavo a poche centinaia di metri da casa sua. Come già detto, era sconvolto, cercai di capire perché veniva a raccontare proprio a me, mi conosceva da pochi mesi, la sua disavventura. Capii che proprio perché ero "forestiero", pensò che poteva chiedere aiuto senza creare pettegolezzi. Non fu facile riuscire a calmarlo, poi, vinta la sua ritrosia, gli consigliai di ritornare a casa accompagnato da me, far finta di niente e poi ripetere quel che aveva fatto prima da solo, cioé entrare nel suo studio e poi fare un po' di rumore, magari parlando con me di documenti miei (era commercialista), al piano di sopra avrebbero sicuramente sentito. Così fu! L'amante della signora, come talvolta si vede in certi film, uscì di volata dalla camera da letto, giù per le scale, quasi travolgendoci, e infilò la porta d'ingresso ancora socchiusa con le scarpe in mano e i pantaloni infilati alla bell'e meglio. Salimmo su per le scale rapidamente, la signora stava beatamente sotto le lenzuola e con un fare seccato disse ad Armando: "Come mai sei tornato così presto?". La situazione era, almeno per me, quasi comica, e visto che il marito non riusciva a sillabare motto, mi permisi d'intervenire anche per giustificare la mia presenza: "signora siamo saliti su perché abbiamo sentito dei rumori sospetti e pensato che avesse subito violenza, per fortuna non le è capitato nulla di male".  Alla mia battuta estemporanea, mi trattenni a stento dal ridere. Intanto Armando si era ripreso e tirato da un braccio da me chiuse la porta e scendemmo in strada. Gli consigliai di andare subito da un avvocato per creare un riscontro nel caso ce ne fosse stato bisogno in futuro, e così fece, ovviamente mi offrii come testimone se fosse stato necessario. Armando, intanto si era ripreso e non voleva tornare a casa sua, aveva una casetta in campagna a qualche chilometro dal centro abitato e voleva andare lì. Lo sconsigliai e gli suggerii di andare a casa propria (tra l'altro era stata acquistata prima del matrimonio, in separazione dei beni) e di pregare la signora di smammare. La donna pretese di restare perché secondo lei la casa coniugale dopo una eventuale separazione doveva restare nella sua disponibilità. Non avendo figli, da lì a un mese, attivate le procedure necessarie, la signora dovette far fagotto. La storia proseguì poi, con la separazione e il divorzio, in tutt'e due i casi mi toccò fare la mia parte come testimone oculare del "misfatto" e il giudice decise secondo giustizia.  Armando poi si è risposato e oggi ha tre figli meravigliosi che mi chiamano "zio".

Non so come sarebbe andata a finire la faccenda se Armando non avesse avuto il mio sostegno, probabilmente avrebbe fatto finta di niente, per il suo carattere docile, nella speranza che magari la signora avesse potuto cambiare modus-vivendi. Forse sono stato troppo sbrigativo, ma Armando mi è stato sempre riconoscente e lo è tuttora.

E' utilissima un'organizzazione che sostenga, anche moralmente, quegli ex-mariti e padri che non hanno la forza morale di ribellarsi alle angherie femminili. "Solo-Dio-sa" quanto possono essere perfide certe donne nei confronti di uomini che per un innato senso di educazione e di riserbo maschile, non hanno il coraggio di mettere in piazza i loro sentimenti più intimi e sopportano succubi molestie e impertinenze.

Antonio Michele Cavallaro

 

 

 

 

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